domenica 25 maggio 2008

TUTTA LA STORIA DAL 3 FEBBRAIO AL 25 MAGGIO 2008 - :-)


















Se potessi mordere la terra intera
e sentirne il sapore
sarei per un momento più felice...
ma io non sempre voglio essere felice.
Ogni tanto è necessario essere infelici
per poter essere naturali...
Non tutti sono giorni di sole,
e la pioggia, quando manca,
la si invoca.
Perciò prendo l'infelicità e la felicità
naturalmente, come chi non si sorprende
che esistano monti e pianure,
che esistano rocce ed erba...
l'importante è essere naturali e tranquilli

nella felicità e nell'infelicità,
sentire come chi guarda,
pensare come chi cammina
e in punto di morte,
ricordare che il giorno muore,
che il tramonto è bello,
e bella è la notte che resta...
cosi è e cosi sia...

Fernando Pessoa
Il Guardiano di Greggi


________________________________o0o__________________________




3 febbraio

Chi può dire di non aver fatto almeno una volta il pensiero: “E se mi dicessero che ho un cancro? Come reagirei?”. Probabilmente nessuno – fra quelli colpiti davvero – ha reagito come si aspettava. Così è stato per me. Le domande immaginate, sentite, viste nei film: “E’ grave? Che probabilità ho di cavarmela? Quanto tempo mi resta?” sono rimaste in gola. E’ come se il cervello si scollegasse immediatamente, un interruttore che spegne la luce. Passa una manciata di secondi dall’annuncio ed è come risvegliarsi dopo un trauma cranico: tutto è ovattato, le percezioni alterate, la gola chiusa. La presenza del corpo diventa fortissima, come se ogni cellula fosse all’erta, traumatizzata, stressata, soprattutto smemorata. Le successive parole del medico (che ti parla di analisi, appuntamenti, ecc.) arrivano, ma si fermano alla membrana del timpano. Il cervello è come un motore a basso regime: gli riesce difficile organizzare il fatto di alzarsi dalla sedia, arrivare alla porta, soprattutto trovare l’uscita dall’ospedale.
Io ho sempre reagito in un modo particolare ai lutti: un immediato bisogno di camminare a lungo e velocemente, quasi un voler mettere la maggiore distanza fra me e la morte. Ho sentito lo stesso impulso quando ho saputo di avere il cancro.
Poi arriva il doloroso momento di comunicare il fatto alla famiglia e agli amici. La piccola porzione di cervello che ancora funziona si impegna totalmente nell’autocontrollo: piangere, urlare, ripetere “non è giusto, perché proprio a me”, è del tutto inutile, così come sentire parole di incoraggiamento. Alla fin fine ci sei solo tu, tu e il Mostro.
Un Mostro di cui hai tanto sentito parlare e a causa del quale hai anche perso persone care… ma, incredibilmente, ti accorgi di non sapere nulla. A partire dal nome: carcinoma duttale infiltrante a medio grado di differenziazione, nel mio caso. L’unica cosa che ti è chiara è come quella mattina ti sei svegliata con un seno duro e infiammato. La lezione successiva è apprendere che la demolizione di quel duro guscio di tartaruga che ricopre quasi totalmente una parte così cara del tuo corpo inizia con un ciclo di chemioterapia. L’opera sarà in seguito completata dal bisturi.
Ci vuole tempo per elaborare un lutto, un cancro ti priva anche di quel tempo. In pochi giorni, fra lo stordimento assoluto, capisci che per molte ragioni la tua non sarà più la vita di prima. Prima la lotta e la sofferenza fisica di mesi e mesi per domare il Mostro, in cui vedi mutare anche il corpo; poi la “libertà vigilata” per almeno cinque anni… sempre che il Mostro non si ripresenta prima; infine il resto della vita con l’ombra del dubbio di un altro possibile agguato.

Uscita dai “giorni bui”, mi è tornato prezioso un motto che mi è sempre stato utile quando mi sono trovata di fronte a situazioni di una certa entità. “Come si mangia un elefante? A morsi, come un panino”. Cioè non si può pretendere che la propria bocca diventi più grande, solo perché la preda è più grossa. Ci vuole solo tenacia e un po’ più di tempo. Quindi il primo cambiamento per me è stato non guardare al futuro, ma vivere giorno per giorno – nel modo più piacevole consentito – focalizzando l’attenzione sulle piccole mete immediate. E conoscere quanto più possibile del cammino che si ha davanti, in modo da contare anche sulle frecce del proprio arco oltre che sulle cannonate degli alleati.
Primo passo: uscire dalla tana e ricontattare gli amici, rendendoli partecipi della propria “avventura”.

________________________________o0o__________________________




8 marzo

Carissimi,
oggi si celebra il centenario dell'8 marzo, ovvero la Festa della Donna. Per obiettività, riporto entrambe le versioni sull'origine di questo evento.


VERSIONE NON CRUENTA
La Giornata Internazionale della Donna, comunemente però definita Festa della Donna è un giorno di celebrazione per le conquiste sociali, politiche ed economiche delle donne ed è una festività internazionale celebrata in diversi paesi del mondo occidentale l'8 marzo. L'usanza di regalare mimose in occasione della festa non è invece diffusa ovunque. L'8 marzo era originariamente una giornata di lotta, specialmente nell'ambito delle associazioni femministe: il simbolo delle vessazioni che la donna ha dovuto subire nel corso dei secoli. Tuttavia nel corso degli anni il vero significato di questa ricorrenza è andato un po' sfumando, lasciando il posto ad una ricorrenza caratterizzata anche - se non soprattutto - da connotati di carattere commerciale e politico.
Preceduta da una marcia di 15.000 donne nel 1908 per il miglioramento delle condizioni di lavoro e l'ottenimento del diritto al voto, la prima festa della donna si è svolta il 28 febbraio 1909 negli Stati Uniti d'America.
La sua istituzione internazionale risale al 1910 nel corso della seconda Conferenza dell'Internazionale Socialista svoltasi a Copenaghen nella Folkets Hus (Casa del Popolo) chiamata poi "Ungdomshuset". Qui più di 100 donne rappresentanti di 17 paesi scelsero di istituire una festa per onorare la lotta femminile per l'ottenimento dell'uguaglianza sociale.
Dal 1912 la festa vuole ricordare anche un grave incendio avvenuto nel 1911 a New York, nella Triangle Shirtwaist Company dove morirono 140 donne in prevalenza italiane ed ebree.
Nel febbraio del 1913 anche le donne russe parteciparono alla loro prima festa con l'intento di dichiarare la loro posizione contro la guerra, ma si ritrovarono a manifestare il 23 febbraio 1917 (l'8 marzo del calendario giuliano) per la morte di circa 2 milioni di soldati russi morti in guerra. Le proteste continuarono per vari giorni fintanto che lo Zar fu costretto ad abdicare ed il governo dovette concedere il diritto al voto anche alle donne. Da quell'anno la festa viene celebrata in una data fissa, mentre precedentemente era festeggiata l'ultima domenica di febbraio.
In Italia, nel secondo dopoguerra,la giornata internazionale della donna fu ripresa e rilanciata dall'UDI (Unione Donne Italiane) associando nel contempo alla data dell'8 marzo l'ormai tradizionale fiore della mimosa.
----------------------------
VERSIONE CRUENTA
In Italia è molto diffusa una storia che fa risalire l'origine della festa ad un grave incidente avvenuto negli Stati uniti, l'incendio dell'industria tessile Cotton. Questa storia è un falso storico accertato che fu elaborato dalla stampa comunista ai tempi della guerra fredda[1] ma in Italia recentemente è stata riportata come la vera origine della festa della donna dai telegiornali[citazione necessaria] creando così una "leggenda".
Secondo questa storia nel 1908 a New York, alcuni giorni prima dell'8 marzo, le operaie dell'industria tessile Cotton iniziarono a scioperare per protestare contro le condizioni in cui erano costrette a lavorare. Lo sciopero proseguì per diversi giorni finché l'8 marzo Mr. Johnson, il proprietario della fabbrica, bloccò tutte le vie di uscita. Poi allo stabilimento venne appiccato il fuoco (alcune fonti parlano di un incendio accidentale). Le 129 operaie prigioniere all'interno non ebbero scampo.
Effettivamente non esiste alcun tipo di prova e documento che affermi l'esistenza di un fatto storico che confermi l'episodio delle oltre 129 donne bruciate vive in un incendio di una fabbrica dal proprietario perché le donne erano scese in sciopero.
Questa storia prende spunto da un reale fatto di cronaca, un incendio avvenuto nel 1911 (quindi dopo, e non prima della tradizionale data di nascita della festa, il 1910), a New York, nella Triangle Shirtwaist Company. Le lavoratrici non erano in sciopero, ma erano state protagoniste di una importante mobilitazione, durata quattro mesi, nel 1909. L'incendio, per quanto le condizioni di sicurezza del luogo di lavoro abbiano contribuito non poco al disastro, non fu doloso. Le vittime furono oltre 140, ma non furono tutte donne, anche se per il tipo di fabbrica erano la maggior parte. I proprietari della fabbrica si chiamavano Max Blanck e Isaac Harris, vennero prosciolti nel processo penale ma persero una causa civile. Ma soprattutto l'8 Marzo non ha nulla a che fare né con lo sciopero (iniziò il 22 Novembre) né con l'incendio (avvenne il 25 Marzo).
La versione comunista fu riportata in Italia nel 1952 da "La lotta", settimanale edito dalla sezione bolognese del Partito Comunista Italiano. L'Unione Donne Italiane distribuì nello stesso anno alle iscritte libretti con un resoconto dell'incendio di New York. Nel 1954 Il Lavoro, settimanale della Cgil aggiunse un fotomontaggio di Mr. Johnson con la bombetta che si fa largo tra la massa di donne tenute dalla polizia.[2]
---------------------------------------------
E ora che abbiamo rinfrescato la memoria sull'origine dell'8 marzo, vorrei portare l'attenzione su una "strage" che colpisce le donne nei nostri giorni.
Per mia incuria, superficialità, soprattutto disinformazione, ho trascurato per anni di farmi la mammografia. Così il cancro, quando finalmente si è degnato di annunciarsi si è rivelato già in forma grave.
Sicuramente sarei stata più accorta se, invece di generiche informazioni sulla prevenzione, mi avessero sbattuto in faccia - magari su cartelloni pubblicitari pari a quelli su seducenti reggiseni - i seguenti dati (fonte attendibile!), di cui solo ora sono venuta a conoscenza:
1) Il cancro al seno ha segnato un avanzamento in tutta Italia, ma la fascia più colpita è il Settentrione, né pare sia statisticamente imputabile al fatto che le donne del Nord abbiano maggiore attenzione al problema rispetto al Sud.
2) A livello "medio" nazionale, è colpita una donna su 10.
3) Nel Veneto abbiamo attualmente 3000 casi.
Non so cosa accade nelle altre Regioni, ma vedo - sulla mia pelle - cosa accade qui. Il 2 febbraio mi sono accorta di un'infiammazione al seno (la mia ginecologa era in ferie) e, solo grazie all'interessamento di un amico medico, sono riuscita ad avere un appuntamento con una senologa che, da quel momento, ha decretato l'URGENZA. Ho cominciato solo il primo, brevissimo tratto di percorso di quello (medio, lungo e a lunghissimo termine) che mi attende. Oggi è l'8 marzo, cioè sono passati 36 giorni, dal mio primo segnale d'allarme lanciato e ancora - fra i tempi delle visite e i risultati degli esami - sono in attesa perché mi venga dato l'appuntamento per la prima seduta del ciclo chemioterapico prescrittomi in vista dell'intervento chirurgico, benché su ogni impegnativa venisse specificata l'URGENZA.
PREVENZIONE: se le strutture sanitarie non sono in grado di fronteggiare in tempi rapidi le URGENZE, come si pensa di poter gestire la prevenzione? Fissando l'appuntamento per la mammografia un anno dopo (l'ho visto fare io in una struttura pubblica) alle donne che si ritengono sane? O forse si sta scendendo a questo compromesso: fare un po' di spazio alle sane (che magari nel frattempo si ammalano), un altro po' ai casi non gravi o sospetti (che magari nel frattempo si aggravano) e un'altro po' ai casi conclamati ai quali potrebbe nuocere drammaticamente anche l'attesa di "solo" un paio di mesi.
In questi giorni sto subendo il balletto delle rassicurazioni: di cancro al seno ormai "quasi" non si muore più. "Solo" il 20 per cento si conclude con il decesso. E lo vengono a ripetere a me che sono "solo" una di quelle donne su 10 che se l'è beccato? Con una simile diagnosi si piomba nell'angoscia e nello sconforto di un tunnel pieno di dubbi. E solo una preghiera dentro: "Fate quello che dovete fare, ma fatelo presto e bene", perché ogni giorno e ogni paralizzante week end che passa ci si sente più minati nel coraggio e nel fisico.
Questo è l'appello che lancio per la Festa della Donna: diffondetelo a quanta più gente potete, non solo alle donne, perché la donna è il perno centrale di una comunità e quando lei soffre o muore è tutta la comunità a patire con lei.
Adriana Reginato




________________________________o0o__________________________




10 marzo

Carissimi, grazie per chi mi manda saluti, parole di incoraggiamento, o anche bonarie critiche (sia con mail o messaggini) per il mio autoisolamento, di cui ora cercherò di spiegare i motivi.
Tanto per rassicurarvi, non sono depressa, ma, ovviamente molto preoccupata e tesa.
Avete presente un atleta alla sua prima importantissima gara? Mettiamo le Olimpiadi? Cerca di concentrarsi e di allenarsi al massimo e qualcuno va in ritiro.
Ecco, considerate il mio un ritiro.
1) Il mio telefono è attivo solo in orari in cui posso aspettarmi chiamate dall'ospedale, in quanto - nonostante l'urgenza e le mie telefonate - ancora non mi è stata fissata la seconda visita con l'oncologo.

2) Voi siete tutti nel mio cuore e sento il vostro sostegno, ma non voglio essere distratta nella mia concentrazione (non ossessione) in vista della "gara"... soprattutto contro il tempo.

3) Sto provvedendo anche al mio "allenamento": conoscere, tramite Internet, ciò a cui vado incontro, le alternative, le novità. Nonché trascorrere lunghe ore davanti alla tv per vedere le serie precedenti del Dottor House (che ho conosciuto solo di recente);. Vi stupisce? Non è per morbosità, ma perché così il mio cervello si abitua a certe immagini ed esperienze che magari dovrà affrontare e l'impatto sarà meno emotivo.

4) Altrettante lunghe ore le dedico alla lettura, così evito che il mio cervello si masturbi con ciò che vede su Internet e sul Dottor House.

5) Mi dedico anche alla cucina, visto che ha un riscontro rasserenante sia su di me che sui miei figli. Ho inoltre intrapreso una dieta disintossicamente e antiossidante in vista della chemio.

6) Ammetto che dovrei fare un po' di moto all'esterno... ma il tempo è ancora infido e mi basterebbe beccarmi un raffreddoraccio per rischiare di saltare l'appuntamento con la chemio. E' anche uno dei motivi per cui preferisco non avere gente per casa finché i malanni invernali non si saranno estinti.

7) Cerco comunque di arrivare a letto ben cotta, in modo che per dormire mi basta una tisana e non uno psicofarmaco o un coadiuvante.

Vi abbraccio tutti affettuosamente e non macherò di tenervi al corrente come ho sempre fatto.
Adriana



________________________________o0o__________________________







12 marzo




Carissimi,
il mio training da atleta continua. Stamattina sono stata all'istituto di bellezza per farmi il pedicure, ma soprattutto, un peeling a tutto il corpo, seguito da massaggio con crema idratante. Cominciamo a buttare via le cellule vecchie e secche, visto che tra gli effetti della chemio trovati su Internet c'è anche quello di inaridire parecchio la pelle e non voglio ritrovarmi guarita, ma con la pelle grinzosa come quella di una tartaruga.
Ieri ho anche telefonato al mio dentista, perché - sempre su Internet - ho scoperto che denti e gengive diventano molto vulnerabili. Mi sono stati consigliati i prodotti adatti: spazzolino molto morbido, dentifricio antibatterico, colluttorio e il "waterpik", un aggeggio che permette di aumentare l'igiene infradentale lanciando uno schizzetto molto potente fra gli interstizi dei denti. La farmacista, a cui ho esposto il problema, mi ha anche dato una crema per il corpo molto idratante e calmante (raccomandandomi anche l'uso dell'olio di mandorle per i punti che più si inarideranno) e un doccia schiuma oleoso, più numerosi campioncini di altre creme che potrò testare. Ma non voglio pensare alla chemio come ad un nemico o a un veleno che fa a braccio di ferro con me. Oggi pomeriggio mi sono dedicata a pensieri positivi nei suoi confronti: è qualcosa che mi darà una bella ripulita all'organismo. A tutte le nefandezze che ho dentro da domani potrò gridare: "Arrivano i nostri!". Certo, come in ogni battaglia, ci saranno delle perdite... speriamo si limitino ai capelli, perché altrimenti potrei subire anche "l'effetto Barbie"... patata pelata. Vediamo chi oserà chiedermelo ;-)
Un abbraccio a tutti
Adriana

p.s. Penso che non me la caverò prima del tardo pomeriggio. Se mi sentirò troppo stanca vi scriverò dopodomani.

________________________________o0o__________________________


14 marzo

Carissimi, scusate se sarò un po' lunga, ma ne vale la pena. Leggetevela, se volete, nel vostro tempo libero.
Innanzitutto sto bene, nessun effetto collaterale per ora, ma è sarà anche perché mi hanno fatto un basso dosaggio per prova.

IERI, giorno della chemio:

1) Vi ricordo che l'infermiera mi aveva detto di presentarmi, alle 11.30, a stomaco pieno ma di cibo leggero e asciutto, magari mangiando una pasta e senza bere. Ho capito da sola che sarebbe stato impossibile, visti i tempi biblici d'attesa all'ospedale, quindi mi sono portata via un pacchetto di grissini da sgranocchiare in "tempi utili".

2) Sono arrivata puntuale e mi sono presentata alla reception di oncologia. "Ah, tu sei quella con cui ho parlato ieri al telefono", mi dice l'addetta. TUUUUU? Già mi indigno quando sento che alla cassa dei supermercati danno SEMPRE del tu agli extracomunitari. E questa (molto più giovane di me, anche se non conta) come si permette di tenere tutta la conversazione dandomi del Tu, mentre io le dò del Lei? Ha forse ereditato quella superata (o no?) spocchia di certi medici e infermieri che danno del Tu ai pazienti? Capisco che si possa usare il nome comune. Es. "Ah, Lei è Adriana, che mi ha telefonato ieri", una formula pseudo confidenziale, ma che può essere rassicurante. A questo punto decido di mettere in difficoltà la maleducata. "Sì, sono io, mi dice a che ora farò la chemio?". "Credo che l'attesa sarà lunga, anche perché prima AVRAI la visita con l'oncologo che è molto occupato". "Lei mi ha detto di presentarmi a stomaco pieno, non vedo come sia possibile...". "Ma, non saprei...". "Mi sono portata un pacchetto di grissini...". "Mi sembra un po' poco". "Perché, non è sufficiente?". "Sììììì, per la chemio sì, ma penso che Ti verrà fame". "Mi bastano". "Bene, allora VAI nella sala di aspetto. Il tuo numero è 8 rosso". (Chiamano per numero e non per nome per questione di privacy). "Mi scusi, un'altra cosa. Sono stata accompagnata da mio figlio. So che sarò impegnata per diverse ore e lui ha un lavoro urgente da portare a termine sul suo portatile. C'è una spina a cui collegarsi?". "Si, ce ne sono diverse in sala aspetto". "Ma non c'è un tavolino? Rischio di spaccarmi la schiena a stare su una sedia col computer sulle ginocchio". Naturalmente non c'è e Filippo si rifugia al bar, dove trova un barista cortese. Mi chiedo: ma non sanno che chi è sottoposto a chemio viene accompagnato da qualcuno che dovrà aspettare per ore e ore?". Possibile che non si possa mettere a disposizione di questi "sfigati" una saletta a parte con sedie, qualche poltrona, un tavolo dove consumare uno spuntino, lavorare, schiacciare un pisolino, guardare la tv?
Scopro occasionalmente dopo che in un angolo quasi invisibile del bancone ci sono dei volantini molto striminziti: uno parla della dieta in chemio, l'altro del del trattamento. Perché non mi sono stati consegnati, visto che ero alla prima seduta?
Nota: c'è il menù tipo per una settimana. Resto strabiliata: se già uno non ha problemi di fegato, di colesterolo, di gastrite, cardiaci e quant'altro sicuramente gli verranno, tanto è abbondante di panna, besciamella, burro, dolci, uova, maionese, ecc. E anche se uno è perfettamente sano, sicuramente stramazza. Ho letto su Internet che la chemio può portare ad un aumento di peso. Ma sarà la chemio in sé (che forse fa trattenere i liquidi, altre spiegazioni non me ne vengono, o la dieta sconsiderata che consigliano e di cui non ho trovato traccia di somiglianza in quelle che ho consultato in Internet?)

3) Dalle 11.30, il mio 8 rosso viene chiamato alle 14 (e ormai la gestione dei miei grissini mi è completamente sfuggita). L'oncologo non mi trattiene più di dieci minuti, durante i quali continua a riempire moduli (dovrei chiedere per la mia dieta da diverticoli che non sempre si concilia con la chemio, dovrei chiedere delle mie vene), ma non mi permetto di interrompere lo "scrivano". Sono anche innervosita dalla presenza della capo-sala. Sempre a proposito di privacy, non mi pare che una capo-sala sia tenuta al segreto professionale e ne ho avuto ampia prova in miei passati ricoveri. Alla fine mi vengono date alcune carte, la prescrizione di due esami e inviata alla chemio.
Mi accoglie un'infermiera che mi porta in uno stanzino dove mi fa un'iniezione (non ricordo più per cosa) e mi consegna tre pastiglie antivomito (questa almeno non mi dà del TU). Si trattiene invece la scatoletta monodose con relative foglietto di indicazioni. "Possono avere controindicazioni?" chiedo. "Sì, provocano stitichezza, ma contrastano oltre a nausea e vomito, anche la diarrea". "Ma sono da prendere in via preventiva o all'occorrenza?". "All'occorrenza". Meno male, penso io, preferisco sopportare finché posso nausea, vomito e diarrea piuttosto di stitichezza che mi provocherebbe molto probabilmente un'infezione ai diverticoli, nonché le emorroidi.
Entro nella sala indicata e resto allibita. Io mi pensavo in una stanzettina privata, sdraiata su un lettino, o almeno separata da un paravento. Invece mi trovo in una sala comune (adiacente un'altra di analoga) con sette poltroncine già occupate (alla faccia della privacy!). C'è anche un tv, che fa impazzire l'infermiera perché naturalmente ognuno vorrebbe vedere qualcosa di diverso e nascono le discussioni. Scopro anche che c'è un certo fai da te per quanto riguarda le flebo: "ChiamaMI quando sei a metà...". "Infermieraaa, sono alla fine". "Chiudi il beccuccio". "Infermieraaa, la mia flebo suona". "Perché è una di quelle che avverte quando è finita, passo dopo a togliertela". Insomma, fanno di tutto per tenerti all'erta.
Arriva il mio turno: primo flacone con una miscela preventiva antinausea, antiacidità, lavaggio vena, ecc.; secondo flacome la chemio vera e propria, terzo flacone lavaggio della vena. "Ma ci vorranno ore" commento io, memore di precedenti esperienze. "No, no... mandiamo giù molto in fretta". Non mi sento affatto rassicurata, visto che ho vene di "cacca". La avverto, mi guarda come se fossero fisime.
"Dove hai il cancro?". "Al seno". "A quale? Devo saperlo perché..." e si inerpica in un'acrobatica speigazione di cui non capisco poco o niente, secondo cui l'ultima flebo dovrà essere eseguita sul braccio opposto oppure contiguo al seno interessato dall'intervento. "Il cancro è su tutti e due" spiego. Resta perplessa per questa "anomalia" e conlude con un generico. "Vabbe' vedremo". Non indago ulteriormente, sono già abbastanza preoccupata per la piega che stanno prendendo le cose.
"Guardi che anche i prelievi di sangue devolo farmeli con la farfallina (ago cortissimo con due alette). "Noi usiamo gli aghi plastica, da neonati". Mi scopro il braccio, lega il laccio, aspetta, sbatacchia, di vene nemmeno l'ombra. "Nei prelivi le hanno indicato un posto preciso?". "No, ma alla Data Medica ci azzeccano sempre al primo colpo". Ci prova anche lei, non vicino all'incavo del gomito, come prassi, ma viene colta da ispirazione a metà strada fra il gomito e la mano. Infila l'ago da neonato che sento non posizionato bene in vena. Glielo dico: "Sento l'ago in vena". "E' normale, tutti lo sentono". "Ma no, guardi che quando è a posto non si sente affatto". Mi ignora, apre la flebo e cinque secondi dopo la pelle comincia a sollevarsi. "Guardi che la vena si è rotta" l'avverto e le indico il leggero rigonfiamento. "Non toccarti, non è vero". Mi accorgo imbarazzata che tutti gli ospiti mi stanno guardando come se fossi una bimba capricciosa. Nel giro di altri cinque secondi il bozzo è diventato una collinetta che l'infermiera non può ignorare e toglie l'ago. Cerco di venirle in soccorso. "Erano in difficoltà anche quando mi hanno iniettato il liquido di contrasto per fare la risonanza magnetica. Guardi qui sul polso dove c'è un piccolo livido, forse è una vena più robusta". "Non mi fido dove c'è un livido. Proviamo sul dorso della mano". Fa ben più male, ma pazienza. Infila l'ago da "neonato" (voglio la farfallinaaaaa!), apre la flebo e niente, non scende una goccia. "Ma come è possibile?" si chiede e chiama una collega. Questa prende una normale siringa di soluzione fisiologica, tolta la cannuccia della flebo, la infila direttamente nell'ago che ho in vena. Spinge e niente: è come spruzzare contro un muro. "Si è immediatamente coagulata. - dichiara - vediamo l'altro braccio". Questa mi sembra più competente. Infatti, dopo un altro tentativo, trova la vena giusta. "E se fra un po' si straccia?" chiedo? "Non fa niente, questa soluzione non è pericolosa. E' quella della chemio che è pericolosa. Comunque tieni il braccio ben fermo". "Tre flebo sono un bel po' di liquido, e se mi scappa la pipì?". "Lì c'è il bagno e la flebo ha le ruote, puoi andarci tranquillamente". Non si offre di accompagnarmi e di aiutarmi, ha già scordato che devo stare ferma e che la vena che si straccia. "Chiamami quando il flacone arriva a metà", non prima di mettermi una cuffia ghiacciata che previene la caduta dei capelli (perché il tuo tipo di flebo è quello che fa cadere i capelli, mi dice e ne avevo trovato notizia su Internet circa questo surgelamento) e se ne va.
Faccio appena in tempo ad aprire il libro che mi ero portata, che subito ne arriva un'altra (in realtà l'avevo vista guardarmi con insistenza dalla postazione della mia vicina "ospite" (persona lagnosissima). "Allora c'è assistenza" penso e infatti quella si prende anche una sedia. Per prima cosa le chiedo una pomata da mettere sul bozzone del braccio "infortunato", onde evitare che il versamento si estenda. Accontentata. Poi le chiedo del "port" di cui avevo sentito parlare. Si tratta di una specie di valvoletta che viene infilata con un piccolo intervento chirurgico in anestesia locale e si collega direttamente con una grossa vena appena sotto la clavicola. Lo si può tenere anche per anni ed è la "porta" per tutte le flebo. Quindi, visto che ne avrò per mesi, mi sembra la cosa migliore. La mia "sorvegliante" va a parlarne ad un'altra infermiera e quella alla caposala, che a sua volta torna con il responso: "Ho parlato con l'oncologo e ha detto che è opportuno. Vuole fare l'intervento qui o a Padova?". "Ma, visto che ci sono lo farei qui, perché magari a Padova i tempi sono più lunghi" rispondo, sperando ardentemente di avere il port fra 15 giorni, quando farò la seconda chemio. "Benissimo, la chiamerà Chirurgia".
Ritorno a prestare attenzione alla mia "sorvegliante", che finalmente si presenta: "Sa, io non sono un'infermiera, ma una psicologa, lei mi è sembrata una persona interessante fin dal primo momento". Affascinata dalle mie vene a brandelli? Mi piglia comunque un colpo, non perché io abbia qualcosa contro una psicologa nella sala chemio, ma mi sembra onestamente fuori luogo in una sala così affollata, dove le uniche dispute sono in merito alla tv e dove se anche lei volesse fare il proprio mestiere ci sarebbero 7 paia d'orecchi ad ascoltare. E così non mi ha "sorvegliata" come io credevo... Infatti arriva l'infermiera e mi dice: "Ma non ti sei accorta che ti sei fatta tutta la flebo e non metà?". "Farà male?". Fa le spallucce e me la sostituisce con quella della chemio, arancione. Dal fondo della sala un' "ospite" arguta sbotta: "Ma guarda, non avevo mai fatto caso che le flebo fossero di tanti colori diversi". Io ho altro per la testa, ovvero se si straccia la vene e mi disperde la chemio fuori. "Lei mi sorveglierà, vero?" chiedo all'infermiera. "Certamente" dice e se ne va. O meglio, sparisce. Per chiamarla bisogna farlo a pieni polmoni, come scopro quando in tre finiscono la flebo contemporaneamente. Ma un cazzo di campanello per ognuno di quelle maledette poltroncine che mi stanno saccagnando la schiena non si può mettere? Mi rassegno, un occhio sul libro e uno all'ago. Anche la psicologa se n'è andata, perché ha finito il turno, non senza lasciarmi il suo biglietto da visita, l'invito a telefonarle in caso di bisogno e l'assicurazione che ci vedremo per tutta la durata del mio ciclo - che sarà sempre di giovedì - in quanto lei è presente proprio il martedì e il giovedì. Mio Dio, noooooo. Vorrei solo essere lasciata in pace!
Invece no! Entra uno, anzianotto, sempre col camice, a cui di tanto in tanto l'infermiera si rivolge per avere un po'di cotone, un cerotto, un cambio di cuffia. Devo cambiarla già anch'io perché mi sento la testa surriscaldata. Mi appello all'anzianotto: "Senta, sono nuovamente una testa calda". Non capisce la battuta, ma mi porge premurosamente una nuova cuffia. Ma chi sarà questo? In prima battuta avevo pensato ad un prete "mascherato" e avevo cacciato ancora più a fondo il naso del libro. Avevo scartato l'idea dell'infermiere, perché non avendo l'aspetto di un novizio non avrebbe servito l'infermiera. Ideona: è un volontario! Sììììì, anche il camice è diverso dagli altri. Nonno basta che te ne stai buono e non mi vieni a seccare con chiacchiere e pacchette sulle spalle!
Chiudo gli occhi sfinita, tentando di rilassarmi. Neanche cinque minuti. "Ti senti bene?" si materializza l'infermiera e se ne va. Decido di tenere gli occhi imbambolati, ma aperti, oltre evitare altre inutili incursioni.
Mi è risparmiato l'urlo per chiamare l'infermiera, in quanto passando vede che la chemio è quasi finita. Per fortuna la mia vena ha tenuto. Mi collega al terzo e ultimo bottiglione e io posso tornare a leggere con la relativa tranquillità della sala che si è in parte vuotata. Suona una flebo "tecnologica" e l'infermiera accorre, vedendo che anche la mia è agli sgoccioli, mentre la vescica invece mi trabocca. "Torno subito" mi dice. Sììììì, dopo un quarto d'ora e io ormai ho paura che alzandomi in piedi me la farò in braghe. Sono arrivata alle 11.30 e per fare una seduta di chemio da un'ora e mezzo, me ne vado alle 16.30. Visto che non scherzavo parlando di tempi biblici?
Quando esco dalla toilette noto sulla porta un cartello paradossale: "Non usare la toilette se non in caso di necessità". Non indago, mi precipito fuori, recupero mio figlio. Voglio andare a casa. "Come ti senti?" mi chiede e so che teme che gli possa vomitare nell'auto nuova. "Bene, ho perfino fame?". "Ma non doveva venirti la nausea?". "Booooh, la prima flebo dovrebbe prevenire anche la nausea". "Ah sì? E per quanto?" risponde giustamente preoccupato (Piove di Sacco-Padova circa mezz'ora). "Da un'ora a tre giorni, mi ha detto l'infermiera. Spero di essere fortunata". Mio figlio mi guarda allibito per la strana prognosi.

OGGI, sono un po' stanca, ma continuo a stare bene. Peccato che ho finito tutti i telefilm del dottor House... ma nella situazione di ieri hanno già avuto un influsso terapeutico, almeno mentre mi infilzavano.
Mi sveglio e vedo di assolvere subito ai miei doveri sanitari.

1) Sul foglio che la caposala mi ha dato per la prossima chemio c'è scritto giovedì 27, ma non l'ora. Telefono all'ospedale. "Ma qui noi non abbiamo la Tua prenotazione per la chemio". "Bene, ora l'avete, può dirmi a che ora". "Beh, alle 11.30, naturalmente!". Sono colta da scoramento: quindi qui l'orario non è per appuntamento, come dalla parrucchiera. Tutti, indistinatamente, ci si presenta alla stessa ora del giorno x e si aspetta il proprio fantomatico turno, a seconda di quante e quanto lunghe sono le visite dell'oncologo che deve vederti prima della chemio. Quindi giovedì 27 sarà la stessa trafila. "Senta, visto che ci sono, io devo mettere il port, vorrei sapere quando è l'appuntamento". "Aspetta che parlo con la caposala"..... "Mi ha detto che ti telefonerà direttamente Chirurgia quando avranno un posto libero". "Ma io lo vorrei mettere prima della prossima chemio". "Entro soli 15 giorni? Non credo, siamo molto affollati". Se qualcuno ha un suggerimento da darmi è ben accolto, o se ha un compiacente amico chirurgo che mi accelera i tempi me lo dica.

2) Altro scoglio. "Dovrà fare un emocromo il giorno prima di ogni chemio" mi aveva detto l'oncologo. "Proprio il giorno prima? Ma mi daranno i risultati nello stesso giorno? Devono, ho scritto URGENZA". Vatti a fidare... Ma perché non mi fanno loro l'emocromo prima della chemio? Forse lo fanno, ma probabilmente mi farebbero andare a digiuno alle otto di mattina, per finire l'iter alle 16.30. Meglio lasciar perdere... già stare in promiscuità con tutta quella gente mi ha fatto venire il raffreddore. Mica voglio altre malattie contagiose.

3) Telefono alla Data Medica e mi confermano che avrò prelievo e risultati nello stesso giorno. Ma io, entro il 27, devo anche fare una radiografia ai torace. "Lei è esente da ticket?". "Certo, ho il cancro" rispondo con il tono di quelli che mostrano il tesserino "Combattenti e reduci". "Non abbiamo posto prima della metà di aprile". Mi cadono le braccia. "E a pagamento?". "Allora può venire ogni giorno dalle 8 alle 18". "Ma a che ora?". "Non c'è ora, venga e aspetti il suo turno". "Il momento migliore?". "Alle 14". Affare fatto, fortunatamente le analisi mi hanno detto che il sistema biliare è in ottime condizioni. Ma resisterà?

Spero di non avervi annoiato con questo "stralcio" da "im-paziente". So che faccio parte di uno smisurato esercito, ma dopo tutti raccontano per sommi capi. Preferisco conservare memoria di quanto mi sta accadendo.
Con affetto
Adriana

________________________________o0o__________________________




19 marzo

Carissimi, innanzitutto mi scuso per non avervi risposto prima e di avervi fatto trovare i telefoni staccati. Non sono tornata nella mia "tana". Domenica, mi sentivo un po' stanca, ma niente di che. Tanto che lunedì mattina, pur non sentendomi troppo bene, sono uscita per una passeggiata di un'ora con Daniela, e poi ho perfino fatto un salto per un saluto a Pierina. Ma nel primo pomeriggio - e soprattutto verso sera - è un po' tutto precipitato: la chemio ha preteso un primo "saldo". Martedì l'ho passato a letto, nella speranza che sarei stata in forma per stamattina, giorno dell'impianto per il sospirato "porter" (ho scoperto che Inglese significa facchino, ovvero sarà lui a portare le flebo direttamente in una grossa vena sotto situata sotto la clavicola). E' andato tutto bene. Ora avrò una visita di controllo sabato e, se tutto va bene, la chemio di giovedì prossimo dovrebbe procedere senza intoppi. Ma incrociamo comunque le dita. Per ora mi fa soo male la spalla, ma trovo sollievo con un foulard legato al collo. Quindi sto digitando con una mano e mezzo.

Ma veniamo alla giornata di oggi, che comunque non manca di qualche "chicca", nonostante l'intervento sia stato eseguito stavolta con reale Urgenza, grazie all'intervento del mio amico Stefano, da me chiamato Baby, data la sua giovane età.

1) L'appuntamento mi è stato fissato per le 7 di mattina alla Morgagni (clinica privata, lo specifico per gli amici maltesi). Con sole tre ore di sonno e senza che mi fosse concesso di prendere almeno un té, ho trovato la determinazione di alzarmi per tempo, onde farmi la doccia, lavarmi i capelli (almeno finché ci sono) e truccarmi.
2) Sono salita in taxi e mi sono resa conto di aver dimenticato due beni primari: le sigarette (almeno una me la sarei potuta pippare appena dimessa) e l'amico libro per superare i tempi morti della "tenuta in osservazione" fino a tarda mattinata. E ho fatto una scoperta non male: fra le due cose, avrei preferito non aver dimenticato il libro. Significa che la mia dipendenza è maggiormente sviluppata nei confronti dei libri rispetto alle sigarette ;-)
3) Arrivo alla clinica e vengo accolta... non ci crederete... dal Dottor House! Camicione verde e berrettino da sala operatoria, vistosamente zoppo. Ok, non aveva il bastone e il torbido fascino del famoso "bastardo", ma era comunque più che piacevole con i suoi capelli corvini e gli occhi verdi. Ed era "solo" un infermire infinitamente gentile. Mi ha subito "adottata" ed è stato il mio angelo custode per quasi tutti i momenti della mattinata (lo chiamavano continuamente). Insomma, aveva più vicino alla psicologia dell'amico oncologo di House. Tentenno nella battuta solo per dieci minuti, temendo che gliela abbiano già fatta: "Felice di conoscerla Dottor House". Mi ha portato in una stanzetta-ambulatorio, dove ha atteso che mi spogliassi, girandomi le spalle. "Mi infilo il piagiama?" gli ho chiesto. "No, abbiamo tutto". Mi ha fornito camicione aperto davanti e scarpine, tutto sterile e di carta.
NB. Lunedì, avevo chiesto al medico che mi ha fissato l'appuntamento cosa mi dovevo portare: mi ha detto pigiama aperto sul davanti. Io dormo in camicia da notte, quindi pensavo di andarlo a comperare insieme ad un paio di ciabattine da camera. Ma poi, appunto, le cose sono precipitate e chiesto aiuto a Laura. Poi spunta l'intero corredo in carta per la serie: non sappia la mano destra, ciò che fa la sinistra.
4) Alle 7.15 ero già in sala operatoria e scopro che l'anestesista era cinese, ma parlava perfettamente italiano. Data un'occhiata alle mie vene, ha subito optato per la mano, ma non senza commentare malignamente: "Ma lei è sicura di aver a che fare con persone poco competenti?". Ho alzato le sopraciglia, per dire che il dubbio ce l'avevo, visto che al laboratorio privato Data Medica, quando devo fare un prelievo di sangue, beccano la vena sempre al posto giusto e al primo colpo e poi fanno il prelivo molto lentamente onde non farla collassare.
5) Finito l'intervento (in anestesia locale e con un'attimo di preoccupazione perché mi erano diventati insensibili anche il mignolo e l'alluce), fatto addirittura dal primario (per così poco?) sono stata piazzata fuori dalla sala operatoria e, pensavo, che mi avrebbero spostata in una stanzina tutta per me, prima di andare al reparto radiologico per verificare il corretto posizionamento dell'oggetto.
6) "Come si sente, SIGNORA?" (non come TI senti) mi chiede un'infermiera. "Bene, ma sono intontita dal Valium e vorre fare un pisolino" rispondo, sperando che capisca l'antifona. "Mi dispiace, ma non abbiamo nessuna stanza libera". Intanto la porta scorrevole di alluminio della sala operatoria strideva, ogni tre, quattro secondi, come grossi cardini arrugginiti, contornata di una miriade di medici e infermieri ancora più chiassosi. Ma ho cercato comunque di rilassarmi tentando un pisolo. Errore! Questo l'ho capito fin dai miei primi interventi chururgici di anni fa e, soprattutto, dalla prima chemio. Niente è cambiato: prova a tentare di appisolarti in queste situazioni o anche solo di chiudere gli occhi e si materializza immeditamente un'infermiera che ti chiede come stai riportandoti nel mondo dei "vivi" e senza neppure controllarti il polso.
7) Dopo un'ora - senza più rimpiangere il libro, perché stordita non sarei stata in condizioni di leggere (né di fumare) - sono andata in Radiologia. Tutto liscio. Rispunta immediatamente il Dottor House che mi porta difilato nella stanzetta-ambulatorio dove mi aveva fatto spogliare e avevo lasciato anche la mia borsa e che lui aveva provveduto a chiudere a chiave. Mi ha spento la luce lasciandomi in penombra e finalmente ho potuto schiacciare l'amato pisolino per circa un'ora. Quando è tornato, perchè aveva avuto conferma che il referto radiologico era stato fatto, mi ha invitato a rivestirmi ma stavolta tenendomi d'occhio perché temeva che potessi sentirmi mancare. Mi ha anche raccomandato di evitare la doccia fino alla prossima medicazione, perché una qualunque protezione in plastica rischia far passare qualche goccia e di compromettere la ferita (mica poteva dirmelo un medico?). Poi mi ha accompagnata all'uffico ritiro referti, con annessa cassa. "Solo 5 minuti" mi ha assicurato l'impiegata. Dopo mezz'ora ero ancora nella saletta d'aspetto, agognando il mio letto e un té con fette biscottate. L'arrivo del Dottor House ha sbloccato immediatamente la situazione.
8) Passaggio alla cassa: se non fossi stata stordita, sarei svenuta. Quasi 3.500 euro. Ho fatto scrivere sull'assegno la cifra così lunga - precisa anche dei centesimi - alla cassiera, dicendo che non mi sentivo lucida (agli amici maltesi preciso che tale cifra in Italia equivale a due mensilità di stipendio medio. 1.700 sono la parcella fra primario e anestesista per 20 minuti di lavoro! A questo punto, mi sento quasi di assolvere anche i ricchissimi stipendi dei nostri parlamentari, di cui tanto si sta parlando in questi giorni.
9) Cassiera: "Le chiamo un taxi?". "Faccio da me, almeno il cellulare mi è rimasto".
10) Per dare a tutti ciò che spetta: fra taxi d'andata e quello di ritorno, 20 euro, per un totale complessivo di 20 minuti di corsa.
Un abbraccio affettuoso
Adriana
ps. Alle mail che si sono accumulate risponderò domani, quando la spalla starà un po' meglio.

________________________________o0o__________________________

22 marzo

Oggi sono andata a farmi il controllo dopo l'inserimento del Port.
1) I dolori alla scapola (ovvero al punto opposto rispetto alla ferita) sono dovuti al fatto che mi hanno toccato un nervo. Ecco perché in sala operatoria avevo avuto improvvisamente mignolo e anulare insensibili.
2) Fastidiosissimo prurito: la colla della garza mi ha scatenato una locale allergia, fenomeno peraltro noto, ma di cui non sono stata preventivamente avvertita. Rimedio? La stessa garza, perché non ne avevano di altro tipo.
3) Appena giunta a casa, me la sono levata. Ho messo una normale garza sterile fissata con cerotto e tutto è passato. Tanto ci voleva? GRRRRR....
Quindi neppure i soldi (nel mio caso 3500 euro) salvano dalle cazzate che riescono a fare!
Auguri a tutti e a me stessa.
Adriana




24 marzo

Carissimi,
onde non mandarvi in overdose di cattive notizie, voglio comunicarvi che per me si è stata davvero una Pasqua di Resurrezione. Mi sono svegliata ieri mattina, dopo finalmente 5 ore di sonno filate, e mi sentivo benissimo. Un trascurabile strascico alla spalla, ma per il resto serena, ottimista, piena di energia, di voglia di fare e di riaprire le porte agli amici. Avrei anche gradito una passeggiata (mio massimo desiderio sarebbe in riva al mare), ma questo tempaccio mi ha costretto a rinunciare, perché anche un raffreddoraccio potrebbe complicarmi la chemio di giovedì prossimo. Ma intanto, fino a giovedì, voglio godermi questo ritrovato benessere. Anzi, ho deciso che per la prossima seduta mi farò anche il maquillage, visto che mi è passata la paura di scoppiare a piangere o di vomitare e quindi di trasformare il trucco in una maschera da panda. Vi assicuro che mi accontenterei di stare bene 8-10 giorni sui 15 di intervallo fra una chemio e l'altra.
Intanto sto anche imparando ad ascoltare più sottilmente il mio corpo e ad assecondare le sue mutevoli esigenze, anche assecondando il riposo, ma non la pigrizia. Inventarmi una dieta che concili chemio, fegato, stomaco, intestino e inappetenza è stato acrobatico, ma vedo che funziona e con qualche trucco in cucina i miei ragazzi mangiano volentieri anche le pietanze leggere che preparo per me. Del resto è primavera: una cura disintossicante fa bene anche a loro ;-)
Buona Pasquetta a tutti

________________________________o0o__________________________


27 marzo








COLPO DI SCENA! Dopo quasi due ore e mezzo di attesa, ho goduto di una visita di dieci minuti da parte dell'oncologo. Ma oggi niente chemio: l'hanno decretato i miei globuli bianchi che sono diventati "border line", cio' appena sotto il livello di norma. Quindi l'oncologo mi ha messo a riposo per un'altra settimana. "Grazie - ho detto io - perché dal momento che mi sento benissimo, la prendo come un'inaspettata vacanza". Lui ha sorriso compiaciuto e io me la sono data a gambe, ansiosa di placare con una sigaretta un mattone che avevo nello stomaco. Infatti, obbediente all'imperativo di presentarsi a stomaco pieno, ho continuato a mangiucchiare per tutta la mattinata... mettendo giù le cose a strati, sperando che così avrei prolungato la digestione fino al momento della chemio. L'ultimo strato l'ho deposto mentre ero in auto diretta all'ospedale, mangiando uno yoguth di soia e una banana, che hanno foderato le mie mucose gastriche come uno strato di cemento, sicuramente a prova di vomito... salvo che mi davano una leggera nausea e tutta una serie di ruttini che mascheravo dietro il mio immancabile libro-paravento contro gli scocciatori.
Il flop dei miei globuli bianchi mi ha comunque dato una certa soddisfazione, perché, in aggiunta all'improvvisa e anticipata caduta di capelli, significa che la chemio - seppure a basso dosaggio - ha iniziato a fare il suo dovere alla grande.
Il nuovo appuntamento è per mercoledì prossimo. Altro dato positivo: la psicologa che mi aveva definito un "caso interessante" durante la mia prima chemio resterà delusa, perché il suo turno di scocciatrice è il martedì e il mercoledì.

Curiosità a proposito di chemio: tramite Internet ho scoperto che uno dei due farmaci chemioterapici che mi vengono iniettati, quello più specifico per l'apparato ghiandolare,
è tratto dalle foglie del "tasso barabasso" (nome comune) di un albero simile all'abete che produce bacche rosse, mollicce, molto vischiose in bocca. Nel nostro l'albero veniva chiamato "albero della pessa" (pessa = muco del naso) E per fortuna i frutti sono così ripugnanti, perché da bambina, insieme ad altre amichette, le abbiamo assaggiate, senza sapere che sono velenosissime. La stessa Agatha Christie impernia un suo giallo (non ricordo il titolo) su queste bacche, che l'assassina riduce in marmellata e la mette come primo strato nel vasetto di confettura fatta in casa con il ribes rosso. Lei sa che a colazione è sempre la sua vittima a servirsi per prima, che mangia appunto quel primo strato (e muore), mentre tutti gli altri - pur attingendo allo stesso vasetto - non accusano disturbi. L'omicidio passa quindi per attacco cardiaco, ma... infine il mistero viene risolto.
Ma gli aghi del tasso, evidentemente, contengono un principio attivo ancora più potente. Che sia stato il "tasso barabasso" a fulminarmi i capelli? Tze, tze, proprio lui che non ha foglie caduche. Che sleale!
I miei biondi riccioli si sono abbandonati al loro destino, così come foglie d'autunno, ieri e senza alcun preavviso.
Il giorno prima mi ero spazzolata i capelli senza notare niente di particolare, ieri mattina due colpi di spazzola mi hanno annunciato il disastro. Incredula (perché in genere la cosa non avviene prima della seconda chemio) ho dato altri due colpi di spazzola e giù un'altra matassa. A quel punto, dovendo andare al laboratorio analisi, ho preferito non infierire e mettermi due "fermacapelli".... ahahhaha, questo è umorismo involontario.

Ma adesso sentite cosa mi va a capitare, sempre ieri mattina. Esco dal laboratorio e mi siedo nella mia vecchia Mini per leggere i risultati delle analisi. Ed ecco che sul vicino marciapiede passano due donne: una piuttosto anziana, l'altra di circa la mia età. O forse più giovane, ma con anni portati da bestie e chiaramente di estrazione molto, ma molto proletaria. Questa si ferma di botto e mi grida in dialetto (ma io non lo so scrivere): "La guida lei quella macchina?". Be', visto che sono seduta al posto di guida? Ma io sono sensibile ai complimenti che vengono rivolti alla mia Mini, così rispondo: "Sì, le piace?". "Magnifica" e subito si accosta al finestrino, che io per cortesia tiro giù.
"Ma che razza di sigarette fuma?"
"... sono leggere"
"Dovrebbe fumare quelle pesanti, altrimenti ne fuma di più"
"Guardi, dovrei star sveglia la notte per fumarne di più"
"Come mai è posteggiata qui? E' stata al laboratorio analisi?"
"Sì"
"Problemi di salute?"
"Ho un cancro al seno"
"Embé? Io anni fa l'ho avuto all'utero ed è tutto passato. Del suo seno non le chiedo niente perché sono una persona discreta, ma guardi qua..." e zac! Si tira su la maglietta e mi mette sotto il naso due tette a pera senza reggiseno. "Che le pare? Manco mi sono servite per allattare i figli". Io resto basita. "Be' saranno state belle..." farfuglio. "E allora? A niente mi sono servite! Quindi lei non si preoccupi anche se gliele tagliano, tanto sono inutili". Ma che eccezionale psicoterapeuta da marciapiede, penso. "Be' la saluto. - conclude - Volevo fare due chiacchiere, sa è così noioso andare avanti e indietro per questa strada". Ingrano la marcia e me la batto, ma mi sento esilarata... mi piace immensamente quando storie inaspettate scelgono proprio me per essere raccontate.

Tornata a casa, ho tolto i due "fermacapelli" e con loro sono venute giù le due ciocche a cui erano puntati. Molte altre solo a passarmi i capelli tra le dita. Ho telefonato alla mia provvida parucchiera Lucia che mi ha subito accolto nel suo negozio. "Ecco una cosa che non vorrei mai fare..." ha commentato. E infatti ci andava piano con le forbici, perché cercava ancora di arginare il danno. Da parte mia volevo solo che la questione finisse in fretta, quindi le ho chiesto di mettere mano al rasoio. Siamo giunte al compromesso di lasciare i capelli di circa un centimetro. Poi lei stessa mi ha accompagnata nell'unico negozio cittadino che vende parrucche... erano spaventose: sono passata in versione liscio dal look prof. di matematica a quello della signora famiglia bene. I ricci invece mi facevano sembrare una badante moldava dall'attività equivoca. Ho lasciato perdere e sono rimasta con la mia zazzeretta spennacchiata, che tutto sommato non mi dispiace neanche tanto, peccato che non durerà più di qualche giorno. Quindi mi urge una parrucca decente. Qualcuno ha una rivendita da suggerirmi, anche fuori città?
Un abbraccio a tutti
Adriana


________________________________o0o__________________________


28 marzo





















Vi ringrazio tutti per i complimenti circa il mio nuovo taglio cortissimo. Ma è durato solo due giorni. Stamattina la caduta è ripresa molto copiosa e mi sono dovuta rasare completamente. Ora sono molto naziskin, nonché Barbie ;-)
Domani vado ad una grande rivendita di parrucche a Silea: vedremo cosa mi "invento". In fondo sto prendendo gusto alla "trasgressione". Chi fra noi donne, se non nelle mie condizioni, avrebbe il coraggio di raparsi a zero? Lo sto trasformando in un momento giocoso e creativo :-))))))))))))))))))
Eccovi alcune proposte di look con vecchie parrucche (anche carnevalesche) che mi girano per casa.
Un abbraccio
Adriana





________________________________o0o__________________________

29 marzo


Questa è la parrucca che ho scelto… simpatica, ma dopo la caduta dei miei ricci selvaggi, ora mi vedo un po’… casalinga di Voghera!





30 marzo








Ma guarda che mi ha combinato Giuseppe! Dice che mi ha beccata – da infiltrata – insieme al Dalai Lama!


________________________________o0o__________________________

1 aprile

Giornata all'insegna di un doppio evviva!
Ho finalmente avuto i risultati per il seno destro: è un fibroadenoma, ovvero una formazione benigna :-)))))))))))) Sarebbe del tutto innocuo - ho letto su Internet - e da tenere al massimo sotto osservazione, se non fosse che c'è già un "fratellino" maligno che può influenzarlo con i suoi cattivi consigli. Quindi probabilmente l'intervento anche al seno destro non lo evito, ma è già un sollievo sapere che ho dimezzato le possibilità di una metastasi.
E un secondo evviva, a cui aggiungerei un brindisi se non fossi in dieta stretta, va ai mie globuli bianchi che, in una sola settimana, sono passati da 3 e qualcosa a 8 e qualcosa (il massimo è 10), superando addirittura i valori che avevo a febbraio, prima di aver iniziato la chemio. Michele ha ribadito che sono una mamma bionica ;-)))))))))))
A fronte di questi dati davvero incoraggianti, resta il fatto che per avere il risultato del seno destro ho avuto attendere circa un mese e mezzo, dopo che la diagnosi era stata anche in questo caso di cancro!
Comunque quando sono uscita dall'ospedale, forse perché ero su di giri, ne ho combinata una delle mie. Ho telefonato a Filippo che l'avrei aspettato dove mi aveva fatto scendere e mi sono avviata al luogo stabilito, dove in mezzo ai taxi vedo intrappolata un'auto rosso scuro (ribadisco che per me tutte le auto sono uguali ed è per questo che mi sono comperata un'inconfondibile Mini). Spalanco di botto la portiera e sedendomi dico: "E adesso come te la cavi?" riferendomi ai taxi. Neanche il tempo di girarmi verso il sedile del guidatore che lo stesso mi risponde: "Io me la cavo benissimo". Era un vecchietto alquanto sbalordito per la mia fulminea invasione.
Del resto non è la prima volta che mi capita: una volta sottocasa - e di sera mi - sono infilata in un'auto con i fanalini accesi, sacramentando e sbattendo la porta perché l'amico era arrivato in ritardo. Be', l'ignaro guidatore ha fatto un balzo fino a toccare con la testa il tettuccio.
E i carrelli del supermercato? Un incubo, perché trovo più pratico lasciarlo all'inizio della corsia e poi servirmi dagli scaffali. Solo che spesso, e mi è ricapitato stamattina, butto quello che prendo in un carrello altrui che è incustodito nei pressi del mio. Mi è anche successo che una signora ha dovuto cercare fra tutti i clienti, quello che gli aveva fregato il carrello con la SUA spesa, cioè IO.
Questo per dire che non è poi tutta colpa della chemio se dò i numeri... lo facevo già bene prima.
Un abbraccio
Adriana

________________________________o0o__________________________



2 aprile

Alberta! Ti sembra il modo di infierire sulla mia calvizie?????????


________________________________o0o______________________



3 aprile

Carissimi, sono quasi le 3 e mezzo del mattino. Poiché non riesco a dormire, tanto vale che vi scriva, anche se ho un diffuso malessere e una tremenda spossatezza, tanto che ho staccato i telefoni perché faccio fatica anche a seguire una banale conversazione.
Stamattina sul lato chemio è filato tutto liscio, ma sono comunque successe cose sgradevolissime.
1) Arrivata all'ospedale mi sono sentita dire che l'oncologo consueto era impegnato in visite avrei dovuto aspettarlo fino a sera se l'avessi voluto vedere. Ma come, io non sono una delle sue pazienti? Ne prende di nuove e scarica le vecchie?
2) Sono stata dirottata ad una dottoressa - potrei da subito sopranominare Miss Antipatia - con il "vantaggio" che sarei stata ricevuta quasi subito. Così è stato, ma....
Ha ricopiato i risultati delle mie analisi, mi ha ascoltato la respirazione senza nemmeno uno stetoscopio, mi ha palpeggiato collo e ascelle, nonchè i seni senza mai proferire una domanda. Magari del tipo: ha avuto qualche inconveniente con la prima chemio? Anzi, manco mi ha chiesto a quale seduta di chemio ero e mi ha direttamente prescritto la terza.
Ora riporto il dialogo - secondo me allucinante - che è seguito.

IO: Sarà anche questa a dosaggio ridotto?
LEI: Non facciamo mai chemio a dosaggio ridotto
IO: La mia prima e finora unica è stata a dosaggio ridotto
LEI: Impossibile!
IO: Ho qui copia della lettera inviata dall'oncologo al mio medico di base dove si specificano i componenti della chemio e l'avvio a dosaggio ridotto in quanto avevo un'alterazione dei valori epatici.
LEI: Allora faremo anche questa chemio a dosaggio ridotto.
IO: Ma i miei valori epatici si sono perfettamente regolarizzati, così come i glubuli bianchi
LEI: Le transaminasi sono ancora un po' altine...
IO: Ma di poco superiore alla media, gli altri valori sono perfetti!
LEI: Non importa, procederemo col dosaggio ridotto

Ammetto che sono stata presa dallo scoramento. L' illogicità delle sue affermazioni mi ha suggerito di demordere, perché con gli scemi si finisce sempre muro contro muro.
Ma almeno una frecciatina... tanto per alleggerire l'atmosfera

IO: Ha notato che sulla mia cartella clinica in luogo del mio stato civile (e mi chiedo che cazzo gliene importi all'ospedale, sempre in tema di privacy) c'è scritto "giornalista"?
LEI: Ah sì, già altre volte ho visto che chi compila non capisce la differenza fra "stato civile" e "professione".

E IO dovrei fidarmi di questa gente, personale e dottoressa compresa?

Un abbraccio
Adriana


________________________________o0o__________________________

6 aprile


Carissimi,
mi stupisco sempre più di me stessa. Questa seconda chemio non mi ha provocato alcun malessere se si escludono intontimento, stanchezza e un gran freddo. Ma che male c'è a fare il "lumacotto" tra letto e divano per qualche giorno? Se anche la prossima volta andrà così, penso che scriverò un "protocollo Reginato" per consigliare dieta e integratori onde fronteggiare gli effetti collaterali della chemio ;-)
Ora, incrociando le dita, spero di tornare rapidamente in forma e di restarci fino alla prossima seduta.
Insomma, si torna a vivere. Vi terrò aggiornati.
Un abbraccio a tutti e grazie per le mail.
Adriana

________________________________o0o__________________________

7 aprile



Carissimi
oggi è stata proprio una "giornata sì" con l'unica coda post-chemio con rischio di svenire se mi chino troppo rapidamente in avanti per raccattare qualcosa... sarà la pressione bassa, immagino. Comunque stamattina sono uscita a fare la spesa e nel pomeriggio sono andata in serra a prendere l'occorrente per sistemare le due fiorire dell'ingresso (nella foto, insieme ad una mia vicina). E il moto all'aria aperta mi ha fatto venire una gran fame, così ho "cenato" alle 17.30. Semplicemente perché avevo una fame da "cena" e non da merendina. Mi sono mangiata una bella porzione di carne cruda macinata, condita con olio, limone e noce moscata. Contorno di carote, anch'esse olio e limone. Prugne e mele cotte. Un bel té nero per tirarmi su.
A proposito di menù: in una delle prime mail avevo accennato alla demenziale fotocopia che dispensa il reparto chemio dell'ospedale in cui vado. Siccome la sua lettura ha suscitato fra amici grandi risate, vi allego il testo integrale riferito alla "giornata tipo", ma tralascio le diete "assassine" che vengono suggerite, sempre nel medesimo opuscolo, per chi ha problemi di inappetenza, dimagrimento, nausea, ecc.
La dieta chemioterapica "per tutti" è la seguente.

Titolo: LE BUONE ABITUDINI, QUALCHE SUGGERIMENTO PER IL MENU'

Colazione:

"Un buon caffè e una tazza di latte intero con cereali e biscotti, oppure pane tostato con burro e marmellata, un frutto o un bel bicchiere di succo di frutta".
--------------------------------
Mio commento: mettere subito insieme ad inizio giornata latte intero e burro - e considerando che l'età media per chi necessità di chemio è dagli "anta" in su, anzi molto in su - mi sembra già un passo falso per la salute delle arterie. Ma, ancora più curioso, è quello che uno dovrebbe papparsi a metà mattina. Nel testo viene definito "snack", ma a me sembra più adatto ad un muratore che è sull'impalcatura da quattro ore e che sicuramente non ha fatto l'abbondante colazione descritta in precedenza.
------------------------------
Snack:

Uno stuzzicante panino all'olio con burro e prosciutto, una centrifuga di mele e carote, frutta secca oppure frutta fresca di stagione.
------------------------------
Mio commento: non facciamoci mancare niente! Pure il panino all'olio con imbottitura di colesterolo puro. Non resta che sperare in un pranzo leggero, anche perché a parte specificano di non concedersi la siesta, onde non soffrire di insonnia la notte. Invece arriva un'altra mazzata allo stomaco (per ora sano) di un ammalato su altri fronti.
-----------------------------
Pranzo:

Pasta con prosciutto, pancetta e uova. Trancio di pesce o bistecca ai ferri, contorno di verdure saltate in padella con parmigiano.
-----------------------------
Mio commento: secondo me manca solo uno stinco di maiale con crauti e lenticchie! Ma devono essersi resi conto che il pranzo da loro suggerito richiederà una digestione piuttosto elaborata, tanto che viene saltata la merenda, così da potersi abboffare a cena e "smaltire" il tutto davanti alla tv.
----------------------------
Cena:

Involtini di carne con formaggio, affettati e besciamella; contorno puré di patate. Oppure omelette di prosciutto e formaggio, insaporita con formaggio grana; contorno di verdura saltata in padella. Un dessert o frutta cotta.
----------------------------
Mio commento: mi commuove l'affacciarsi dell'ospedaliera mela cotta, quasi un mite ripensamento dopo aver trascorso la giornata a mangiarsi un quarto di maiale sotto forma di salumi!

Questi sono criminali! Ti guariscono (forse!) il cancro, ma se arrivi "felicemente" alla fine dell'avventura dovrai fare i conti con: dieci chili di troppo, la gastrite se non l'ulcera, un tasso di colesterolo alle stesse, il famoso fegato grasso, l'intestino in putrefazione e un inizio di diabete. Così si ricomincia a curarsi, perché si è scampati dal cancro, ma ora si profila l'infarto!

Vi allego una massima greca di cui mi ha fatto dono mio figlio Michele che dimostra di conoscermi molto bene.

LE SOFFERENZE PER LA PERSONA SAGGIA DIVENTANO UN MEZZO DI CONOSCENZA

________________________________o0o__________________________

10 aprile




Carissimi,
ieri sera ho iniziato un corso di yoga, perché ho letto che è utile in corso di chemio. E' seguita una "pizzata" fra una decina di amici, a cui ho idealmente aggiunto tutti gli altri che non potevano esserci.
Domani farò la scintigrafia ossea e, nei prossimi giorni, spero che oncologo e chirurgo giungano a farmi la "stadiazione", orrendo termine medico non esistente nella lingua italiana per indicare il "punto della situazione", o più precisamente a quale stadio è giunto il cancro.

Qualche riflessione.

La morte

1) Sono incappata in un libro veramente mediocre, anche se pubblicato dall'ottimo Neri Pozza, di una scrittrice spagnola, Imma Monsò. Il titolo è: Un uomo di parola. La formula è buona e originale: la scrittrice parla a capitoli alterni del "prima" e del "dopo" la morte istantanea per infarto dell'uomo della sua vita. Ma di buono, dicevo, c'è solo la formula perché il contenuto - senza un filo di trama - è tutta un'accozzaglia di devozione e di rimpianto, che cade nei luoghi comuni, proprio per la consapevole volontà di evitarli. In un passo lei si incazza perché dopo il decesso dell'amato c'è gente che gli chiede: "Ha fatto una buona morte?", come - commenta l'autrice - se esistessero morti buone o cattive. Che egotismo! Certo che magari chi vive non vede la differenza, se non in funzione del dolore causato dalla perdita. Ma a chi tocca, la differenza non è irrilevante, non vi pare? Possono esserci condizioni soggettive e oggettive nell'affrontare la propria morte, ma va sempre tenuto conto che essa è certa, a differenza di un banale appuntamento con il parrucchiere. Io credo che garantirsi una fine rapida (o inconsapevole) e indolore sia desiderio di tutti, anche dei propri cari.

2) Le diete

Non solo massaggio sì o massaggio no durante la chemio, come ho avuto modo di discutere in questi giorni con il mio amico Giuseppe, ora vedo spaccature anche sul fronte delle diete. Avete presente quella demenziale dell'abboffata suggerita dal centro oncologico in cui vado? Bene, Micaela che mi tiene aggiornata sulle ultime notività in tema di cancro, chemio, annessi e commessi, mi ha inviato i risultati di uno studio condotto dall'Università di California secondo cui è il digiuno ad essere la carta vincente durante la chemio. Ve lo dico, tanto per esemplificare in che mare di "insidie" è costretto a muoversi chi vuol fare il "paziente consapevole". Ma non per questo mi arrenderò al "ruolo passivo", più delegante che fiduciario, che si richiede all'ammalato. Sapere che mi succede e se esistano vie alternative è un mio diritto.

3) Anniversari

Ricorre quest'anno il trentennale del primo trapianto cardiaco ad opera di Barnard. Curiosità che ho tratto da un libro recentemente letto, ma di cui non posso darvi gli estremi - per ora - perché l'ho prestato: nell'équipe operativa c'era anche un nero (di cui non ricordo il nome). Laureato in medicina, ma con titolo di studio non fruibile in epoca di apartheid, faceva il giardiniere, nonché assisteva un veterinario (bianco) che si occupava di fauna selvaggia, non disdegnando di condurre trapianti (i più significativi tra le giraffe). In breve il nero acquisì una tale esperienza che fu inserito "clandestinamente" nell'équipe medica di Barnard (è vero, perché era presente anche se defilato alla conferenza stampa sull'evento). Ma dopo l'intervento, il nero dovette tornare al suo mestiere di giardiniere. Sono passati 30 anni, l'apartheid sembra lontana, ma la storia di quel nero ancora non viene tirata fuori.

4) Crudeltà

Dani e Roberto mi hanno segnalato questo sito http://www.animalieanimali.it/ con una petizione.

5) Ecologia

E' di questi giorni che in Veneto è in corso una grande morìa di api. Negli ultimi mesi, mentre facevo ricerche per il mio libro sul culto della Dea Madre a Malta (da Melita, isola del miele), mi sono imbattuta in un'antica "avvertenza" che non ricordo di quale origine: "Quando le api cominceranno a morire, sarà segno per l'uomo di una grande catastrofe". Inquietante, no?

A questo punto, siccome non vi ho fatto ridere con le mie solite spiritosaggini, penserete che sto passando un brutto momento. Per niente. Non ho mai goduta in vita mia il presente così come faccio ora, seppure ho ogni tanto uno scivolone nel passato. Che bello non essere pressata dai progetti per il futuro! Sto diventando proprio zen ;-)
Un abbraccio
Adriana

________________________________o0o__________________________

10 aprile




“Amore e magia nella cucina di mamma” si attaglia perfettamente alla mia cucina. E’ il locale preferito dai miei figli e dai nostri amici. E’ anche un posto che mi aiuta a pensare quando ho un problema. Fare la torta di mele è perfetto quando devo sbrogliare qualche guaio. Il suo profumo è consolatorio. Oggi non ho niente di particolarmente preoccupante per la testa, ma credo che una teglia di muffin al cioccolato (che io non posso mangiare) serviranno comunque alla serenità dei miei figli.

________________________________o0o__________________________

14 aprile

Carissimi,
alcuni di voi mi hanno scritto allarmati perché hanno trovato il telefono muto per tutto il week end. Tranquilli, solo un certo malumore, seguito da malassere e un po' d'ansia.

MALUMORE: non voglio sembrare il "Savonarola" della Sanità pubblica, ma accidenti! ho avuto l'ennesima dimostrazione di mancanza di rispetto nei confronti del paziente. Quando ho prenotato la scintigrafia (un paio di settimane fa, sempre alla faccia dell'urgenza) mi è stato detto di presentarmi alle 8 di mattina. NIENTE circa i tempi dell'esame.

Sequenza su Internet: iniezione di liquido radioattivo, DUE ore nell'apposita e ISOLATA sala d'attesa pazienti, onde far giungere il contrasto alla massima efficacia, bottiglia d'acqua per depurare la vescica dai residui del "farmaco", esame.

Sequenza all'ospedale: iniezione alle 8.30.
Dialogo con l'infermiera.
Lei: "Ci rivediamo verso l'una" (QUATTRO ore dopo e senza che il paziente sia stato avvisato, come se il suo tempo non valesse niente)
Io: "E devo aspettare qui?" (ovvero INSIEME ad altri pazienti non radioattivi)
Lei: "No no, può uscire dall'ospedale. Basta che eviti le donne incinte e i bambini al di sotto dei 5 anni".

Per i bambini posso arrivarci, ma come faccio a sapere se una è incinta e non si vede dalla pancia? Così rinuncio ad andare a far la spesa nel timore di trovarmi in fila alla cassa e di fare danni.

Finito l'esame mi consegnano il modulo per il ritiro del referto. Sono già all'uscita quando lo leggo. Vedo che devo presentarmi mercoledì dalle 11 alle 13. Panico! Io ho la chemio proprio alle 11 (a mezz'ora da Padova) e vorrei far vedere i risultati della scintigrafia all'oncologo. Torno dentro e faccio presente il mio problema all'addetto, il quale mi guarda meravigliato e risponde: "Ma noi siamo aperti fin dalle 7.30...". GRRRR e allora perché scrivere dalle 11 alle 13? In questa nostra Sanità sembra sia vero tutto e il contrario di tutto contemporaneamente!

MALESSERE: grande stanchezza, freddo, intontimento generale, nervosisimo. Insomma mi sono fregata qualche giorno di "vacanza" pre-chemio. E non so il perché, visto che stavo così bene.

ANSIA:
1) L'attesa dei risultati della scintigrafia è anche peggio di quella della biopsia: il cancro al seno era praticamente certo (si trattava più che altro di una conferma), ma la scintigrafia è un'altra cosa, cioè determinerà se ho metastasi a livello osseo. In tal caso le mie speranze di qualità e durata di vita vengono drasticamente ridotte.
2) Domani avrò anche il nuovo conteggio dei globuli bianchi.
3) Mercoledì riuscirò a vedere l'oncologo che dovrebbe seguirmi o sarò dirottata nuovamente alla sua antipatica e stupida sostituta?
Ci risentiamo mercoledì.

Un abbraccio
Adriana


________________________________o0o__________________________

15 aprile

Carissimi,
oggi ho ricevuto una notizia buona a metà: i globuli bianchi rispetto a due settimane fa si sono nuovamente dimezzati. Ma essendo partiti piuttosto alti sono leggermente sopra il minimo previsto, quindi credo di essere "abile e arruolata" per la chemio di domani. Inoltre ho avuto la conferma - come se ce ne fosse bisogno - dell'imbecillità della dottoressa che ho visto l'ultima volta in luogo del mio oncologo. Dopo avermi senza motivo dimezzato la chemio, non si è neppure presa la briga di ordinarmi il controllo delle analisi epatiche. Io ovviamente me ne sono accorta solo quando ho aperto la busta con i risultati. Spero che domani l'oncologo si ponga il problema, così avrò modo di riferirgli circa i metodi della sua sostituta. Anzi accennerò io stessa alla cosa, mostrandomi perplessa. Ma se la scintigrafia non andrà bene avrò altro a cui pensare.

Allego la testimonianza di un'amica padovana che è di recente passata attraverso la mia esperienza:

"Purtroppo è vero che tante volte ci si imbatte in situazioni davvero incresciose tra le quali anch'io ho un ricordo terribile proprio della scintigrafia ossea. Il reparto fu la Semeiotica Medica,(di fronte all'ospedale vecchio), dove rimasi allibita delle condizioni igienico-strutturali,alla faccia della 626 in merito alla sicurezza degli ambienti. Non trovai la forza di fare una denuncia ma mi resta in testa l'accaduto. Mi accontentavo di sottolinearlo agli operatori che mi praticavano la sequenza dell'esame, concordando con me su quanto dicevo e rilevando anche la difficoltà di lavorare bene in tali condizioni."

Un abbraccio
Adriana


________________________________o0o__________________________

16 aprile

Una buona notizia guastata da una cattiva:
1) non ho metastasi alle ossa.
2) mi è stata rimandata la chemio a domani.
Vi spiego i motivi dopo. Ora voglio solo andare a letto a riposare e a smaltire l'incazzatura.
Un abbraccio
Adriana


________________________________o0o__________________________

17 aprile

Ieri, quando sono arrivata all'ospedale, mi è stato comunicato che il mio oncologo era ad un congresso a Berlino, quindi sarei stata nuovamente visitata dalla deficiente sostituta. Un'assenza confermata dalla sala attese praticamente vuota. Infatti la mia coda si riduceva a sole tre persone. Erano le 11: visita più chemio... contavo che verso le 14 al massimo avrei finito. Era quasi mezzogiorno quando finalmente la prossima chiamata doveva essere la mia. Invece niente. Verso l'una chiedo spiegazioni. "Le visite sono state per il momento sospese, perché la dottoressa ha un impegno". Un "impegno" che si è prolungato fin quasi alle 14, mentre l'ansia alimentava la rabbia. In ansia perché a) sulla scintigrafia c'era comunque un paragrafo che parlava di "iperattività" al coccide, al rachide e alle spalle; b) essendosi la dottoressa "dimenticata" di prescrivermi le analisi epatiche ero curiosa di capire secondo quali parametri mi sarebbe stata fatta la chemio; c) in mancanza del mio oncologo, ancora non avrei avuto il punto della situazione (o stadiazione, come lo chiamano). E questo ormai a più di due mesi e mezzo dal primo allarme (giudicato urgente!).
Finalmente sono stata chiamata e la mia faccia credo sembrasse un temporale, visto che stavolta la dottoressa ha azzardato un cauto: "Come va?", seguito da un mio gelido: "Normale". Poi si è messa copiare i dati sulla mia cartella clinica e io sono passata all'attacco.

DIALOGO

Io: "Stavolta come ci regoliamo?"
Lei: "In che senso?"
Io: "L'ultima volta mi ha fatto la chemio a dose ridotta, si ricorda? Perché le mie transaminasi, unico valore epatico alterato, erano ancora leggermente sopra la media. Probabilmente in queste due settimane si sono sistemate, come tutto il resto, ma a noi non è dato di saperlo, visto che lei non mi ha prescritto le analisi epatiche"
Lei: "Poteva telefonarmi..."
Io: "Non sono tenuta a interpretare ciò che lei scrive sulla prescrizione. Mi sono resa conto che mancavano solo ieri mattina, quando mi sono stati consegnati gli esiti"
Lei: "Poteva telefonarmi ieri..."
Io: "E cosa cambiava? Non avendo la prescrizione, sarei comunque dovuta venire da Padova fino a qui per il prelievo. E allora, come ci regoliamo per la chemio?"
Lei: "Le sue transaminasi sfarfallano un po'..."
(Sfarfallano??????)
Io: "Sfarfallavano! Ma questo due settimane fa. Non accetto una terza chemio ridotta se non c'è un buon motivo"
Lei: "Va bene, va bene... il prelievo lo facciamo ora"
Io: "Non sono a digiuno"
Lei: "Da quando ha mangiato?"
Io: "Da circa tre ore"
Lei: "Allora va bene lo stesso"
(Ma sìììììì, scintigrafia dopo 4 ore invece di due, prelievo di sangue dopo neanche tre ore da un'abbondante colazione... viva l'elasticità")
Io: "Aspetto qui il risultato delle analisi? A che ora potrò fare la chemio?"
Lei: "Ormai rimandiamo tutto a domani..."
Io: "Lunga attesa compresa?"
Lei: "Ne parlerò alla caposala..."
Ormai in preda all'imbarazzo, azzarda un: "Mi scusi..." che tronco immediatamente avviandomi alla porta e rispondendo con un secco: "A domani!"
Cioè oggi. Fra poco mio figlio Filippo sarà nuovamente per ore appollaiato con il suo pc sul bancone del bar dell'ospedale, perché non può perdere due giornate di lavoro. E io? Be', io ho tutta la vita davanti, no? O almeno l'avrei, se un cancro non mi mettesse una gran fretta di viverla!
Un abbraccio
Adriana
ps. Diffido tutti dall'invitarmi ad avere pazienza. La pazienza è una virtù che certo non mi manca e l'ho dimostrata in varie e gravi occasioni. Quando essa viene messa a dura prova dalla disorganizzazione, dall'incompetenza, dal lassismo che porta alla mancanza di rispetto, rivendico il mio "diritto" all'indignazione e alla denuncia.


________________________________o0o__________________________

18 aprile

Carissimi
Ieri ho fatto la terza chemio e fino ad ora, a parte stanchezza, freddo e intontimento, non ho nient'altro. Il mio oncologo è ancora assente e mi viene da dubitare di poterlo vedere la prossima volta, visto che la prossima chemio cadrà durante il ponte del Primo Maggio. Quindi non si parla ancora di programmazione. La prossima settimana contatterò comunque il chirurgo.


LA VISITA
Ma guarda un po'... la dottoressa è venuta a chiamarmi personalmente in sala d'aspetto, dopo solo un quarto d'ora di attesa.
LEI: "Ecco qua le sue analisi del fegato, vanno abbastanza bene..."
IO: "Abbastanza bene da poter fare la chemio a dosaggio normale?"
LEI: "Questo non c'entra, qui nella sua cartella il primario ha scritto dosaggio ridotto"
(E com'è che l'ultima volta non mi ha creduta se non quando le ho fatto vedere la nota che l'oncologo aveva scritto per il mio medico di base????????????)
IO: "L'ultima volta che l'oncolo ho visto l'oncologo è stato più di un mese fa. Non pensa che, vista la normalizzazione delle funzioni epatiche, la chemio dovrebbe essere adeguata al dosaggio normale?"
Non risponde, afferra il cel e dice: "Puoi venire per favore? C'è un problema"

Uaauuu, vuoi vedere che l'oncologo era solo imboscato e non a Berlino?

La porta si apre dopo 10 secondi e spunta un'altra donna. Mi appare evidente che è la seconda collega assistente, la quale si siede anch'essa al di là della scrivania. Siamo arrivati ad un consulto sugli "sfarfallamenti"?
Parlano sottovoce, come se io non potessi udirle alla distanza di un metro o se fossi incapace di intendere e di volere.
LEI: "Vedi? Aveva cominciato con la chemio ridotta... ma adesso le analisi vanno BENE... CON la chemio sono migliorate... Gliele ho fatte fare ieri qui da noi, perché l'ultima volta avevo dimenticato la prescrizione..."

Perché confessa subito la "cappella"? E' un messaggio in codice per dirle che è in difficoltà e che io sono una "rompicazzi"? Le serve da subito una spiegazione plausibile per il primario? E poi BENEEE??? Ma non aveva detto ABBASTANZA? E che intende con quel CON? Mi auguro che sia solo una sgrammaticatura da sostituire con NONOSTANTE o devo credere che la chemio migliora la funzionalità epatica?????????

L'ALTRA: "Sì, d'accordo, ma direi di continuare con le medesime indicazioni visto che non c'è un contrordine".
IO: "Il contrordine non c'è, perché il primario non mi vede da oltre un mese..."
L'ALTRA (che prende in mano la situazione d'appoggio alla collega): "Ma guardi che la funzionalità epatica c'entra ben poco... qui è semplicemente stato deciso che nel suo caso era più conveniente fare una chemio ridotta ogni due settimane, piuttosto che una completa ogni 21 giorni. Quindi non c'è motivo di cambiare.

Sono allibita! Ciò che mi aveva detto il primario viene subitamente cancellato in quanto non è specificato sulla cartella clinica! A questo punto sono disorientata. Eppure sulla nota scritta all'oncologo al mio medico di base c'è scritto a chiare lettere: "Viene iniziato il trattamento a dosi ridotte per la funzionalità epatica alterata". Ma è scritta con l'inchiostro "simpatico" una cartella clinica? La prima volta l'oncologa mi dice che non c'è niente in merito al dosaggio ridotto. O forse c'era scritto ed io ho colmato l'imbarazzo della manifesta disattenzione esibendo la nota? O l'ha aggiunto lei di suo pugno successivamente? O la collega finge che sia scritto per non smentire la "smemorata"? Tutti ragionamenti che faccio nella frazione di un secondo. A questo punto preferisco andare al sodo.

IO: "Posso almeno sapere di che percentuale è ridotta la chemio?"
L'ALTRA: "Insignificante. E' al 90 per cento rispetto a quella completa"

Si alza e se ne va. In pratica sembra che sono io ad avere le fisime: il mio fegato sta benissimo e la chemio è praticamente a pieno regime!

Mi sottopongo alla visita con l'oncologa visibilmente rassicurata.

IO: "Ma la chemio al 90 per cento agisce con eguale efficacia?"
LEI: "Certo, anzi, direi che la massa è già diventata più malleabile"
IO: "A me sembra che sia solo passato il rossore e il capezzolo è ancora immobilizzato"
LEI: "Be' è chiaro che dovremo asportare tutto, ma il capezzolo si potrà ricostruire"
IO: "E queste fitte che continuo a sentire? Non sono preoccupanti?"
LEI: "Sono solo segno che il farmaco sta agendo nel posto giusto"

Non ho fiato per imbarcarmi in un'altra discussione e spiegare che le fitte io le avevo anche prima di cominciare la chemio... E che non trovo affatto rassicurante una patologia tumorale giunta già a manifestarsi col dolore.

SALA CHEMIO
L'ago in vena viene messo e levato direttamente in sala, quello al port nell'ambulatorio infermieristico. Non chiedetemi il perché anche se le due operazioni sono identiche. Questioni igieniche? Rischi? La prossima volta chiederò.
Scopro comunque un'altra "anomalia". Nell'angusto ambulatorio, tra il via vai delle infermiere, c'è una nicchia sicuramente ricavata da un ex armadio a muro. Lì c'è infilata una barella. Vedo che è sdraiata una signora molto anziana, terrea in volto, e con la flebo infilata nel braccio. Al mio ritorno per sfilare l'ago c'è invece una donna apparentemente in salute, ma visibilmente incinta. Infilano lì - per un minimo di privacy - i casi "delicati"?

Nota di colore: non dimentichiamoci che è giovedì, non mercoledì. E sìììì, eccola la psicologa, quella che ad una sola occhiata aveva deciso che ero un "caso interessante"... "Sfarfalla" - altro che le mie transferasi - dall'uno all'altra chiudendo flebo e cambiando cuffie ghiacciate. Chiaro che poi la scambiano per un'infermiera e che i nuovi la guardano con sospetto se si siede a chiederti come ti va la vita. Aspetto che si accorga di me, anche se sono sepellita dietro il libro (come l'ultima volta), invece niente. Resto quasi delusa. In fondo avevo già avuto modo di scaldare i muscoli con le due oncologhe. Dopo un po' mi sento frustrata quanto Obelix quando gli dicono di non picchiare troppo forte i romani. Lei infine mi passa vicino, calo un po' il libro, abbozzo perfino non dico un sorriso, ma un'espressione cordiale, ma quella tira dritto. Improvvisamente capisco! Non mi riconosciuta! Porto la mia parrucchetta simil-casalinga che mi sta bene, ma mi ringiovanisce e mi banalizza. Non ci sono più riccioli arruffati da "nonna dei fiori" a solleticare l'immaginario. Ma se sapesse delle mie foto con il Dalai Lama andrebbe in brodo di giuggiole! Un guizzo di interesse forse le sarebbe venuto se avesse intuito che avevo la parrucca. Invece che gliene frega di una con i suoi capelli dal taglio sfacciatamente perfettino e che non richiede neppure la borsa del ghiaccio?
Ha avuto la sua seconda occasione, ma l'ha perduta, perché la prossima chemio torna ad essere di mercoledì, essendo giovedì il Primo Maggio;-)

Un abbraccio
Adriana


________________________________o0o__________________________

19 aprile


Stefano, detto Baby, mi ha regalato queste rose, la cui storia diventa benaugurale per me. Elisabetta prima era molto amante di questi fiori, ma l’Inghilterra venne colpita da una micidiale parassitosi che, in breve tempo, ebbe ragione anche dei roseti reali. Unici rosai a sopravvivere furono questi che però si misero a produrre rose dalla sfumatura verdastra, comunque bellissime.
Quando sarà tutto finito, chiamatemi pure l’Incredibile Hulk ;-)))))))))

________________________________o0o__________________________


21 aprile










Carissimi, rieccomi alla terza resurrezione post-chemio. Già domenica ho cominciato a sentirmi meglio, ma oggi - forse anche a causa di questo tempo tremendo - ho dormito quasi tutto il giorno. Ma "dormire" non è proprio il termine esatto, più che altro mi invade uno stato letargico. Del resto i giorni immediatamente successivi alla chemio trascorrono come se mi dovessi riprendere da un grave trauma cranico, con i sensi ovattati, la testa pesante e uno sfinimento terribile. Poi, tac, come stasera, è come se si riaccendesse la luce: tutto torna la proprio posto e il sangue riaffluisce al cervello. E' anche una lezione preziosa, perché si impara ad ascoltare le esigenze reali del corpo, cioè a discernere l'effettiva stanchezza che porta a debolezza, nervosismo e confusione mentale, da quelle che possono essere banalmente pigrizia, impazienza e autocommiserazione. Un tranello in cui sono decisa a non cascare. Proprio per questo domenica ho accettato di farmi "rapire" dal mio-nostro amico vigile Piazza con il quale ho fatto una passeggiata dal mio amico albero (nella foto allegata). Poi siamo andati a pranzo all'aperto (alla Trattoria Vecchia Brenta) dove ci siamo goduti un magnifico sole. Ma alle 15 avevo finito la mia scarsa riserva di energia e sono tornata a casa, dove ho dormito tre ore filate, come se avessi fatto un'escursione in montagna.
Ma da stasera ricominciano le vacanze... fino al 30. Ad essere sincera, questo "tira e molla" comincia un po' a sfibrarmi, tuttavia in questo caso sì che devo appellarmi alla mia pazienza. E determinazione.
Un abbraccio
Adriana









________________________________o0o__________________________

23 aprile


Carissimi
Vi annuncio la nascita de “I Tre dell’Ave Maria”, come li ho ribattezzati parafrasando il titolo di un western anni ’60. Antonio, Fernando e Giuseppe hanno deciso di fare il percorso dei pellegrini per il santuario di Santiago de Compostela. Partiranno il 19 maggio. Ieri sera a casa mia, dopo una “pizzata” hanno comperato via Internet i biglietti aerei di sola andata per Barcellona. Sarà una scarpinata di circa 1200 chilometri da fare in 40 giorni.
Vi terrò tutti aggiornati sull’audace impresa.
Un abbraccio
Adriana



________________________________o0o__________________________


25 aprile


Carissimi
Ieri è stata una "giornata no", come avrete scoperto dal telefono staccato. Oggi mi sento un po' meglio e spero di potermi occupare dei fiori del terrazzo. Anche ai più frettolosi, consiglio di leggere il punto ZUCCHERI perché è un suggerimento utilissimo e inedito per chi è in regime chemioterapico.
ZUCCHERI

Un paio di settimane fa ho notato come io, che da sempre non zucchero neppure té e caffé, avessi sviluppato una grande propensione per le cose dolci. Ad ogni buon conto, ho sostituito il fruttosio con lo zucchero per dolcificare le bevande e biscotti a basso contenuto calorico. Poi mi è anche venuto un brutto sospetto: siccome gli zuccheri sono gli alimenti primari e facilmente assorbibili delle cellule, non sarà che le mie, messe a dura prova dalla chemio, mi urlavano: "pappa, pappa" ? Tutta la mia comprensione alle cellule sane, ma così non rischio di alimentare anche quelle tumorali?
Ho esposto via mail il mio dubbio alla:

dr. Anna Villarini
Istituto Nazionale Tumori
Dipartimento di Epidemiologia
c/o Cascina Rosa
via venezian, 1
20133 Milano
tel. 02.2390.3552

La cortesissima dottoressa che aveva già risposto in modo sollecito in merito ad una dieta che conciliasse chemio e diverticoli, mi ha confermato che dovevo tassativamente eliminare lo zucchero semplice, propendendo per un consumo moderato di quelli complessi (frutta, miele, dolcificante di agave o di pera, ecc.)
Come vedete, saper ascoltare il proprio corpo, non significa necessariamente assecondare tutte le sue richieste.


________________________________o0o__________________________


25 APRILE

Tranquilli, non vi parlerò della Resistenza, ma di quanto può cambiare la vita in un solo anno.
L'anno scorso, in questi giorni, ero in tour con il mio amico Antonio (uno dei tre dell'Ave Maria). In una decina di giorni abbiamo fatto: Bologna-Malta (aereo); Malta-Militello (Sicilia) con aliscafo; Militello-Catania (treno); Catania-aeroporto Firenze (aereo); aeroporto-Firenze (pulman); Firenze-Padova (treno), più vari taxi. Disagi? Nessuno, ma grande gioia nel rivedere gli amici destinatari di questo tour.
Ero tornata rigenerata, ma l'ambiente di lavoro è tornato rapidamente ad opprimermi. In capo a due settimane sono scoppiata, facendo maturare la decisione che covavo da tempo (non perché non amassi il mio lavoro, ma perché l'ambiente era diventato del tutto incompatibile). Al grido di: "Meglio andare a lavar scale che prendere il pane da voi" ho mollato tutto. Non è stato un distacco facile per una a cui mancavano 36 mesi per andare in pensione, ma avevo deciso di "salvarmi la vita". E' seguito oltre un mese di letto, a causa del mio delicato intestino provato da quel "travaso di bile", non in senso metaforico, visto che tracce di bile erano ancora nelle feci alla fine della crisi.
Appena rimessa in piedi, sono andata nella mia casa di Lignano, dove ho trascorso un'estate di estrema tensione, perché erano tanti i problemi che mi si affollavano in testa, non ultimo quello economico, visto che per 36 mesi non avrei più avuto alcuna entrata. E poi l'incubo di un inverno che avanzava e di cui temevo il tedio, dopo una vita tanto attiva. Nonostante i miei tanti interessi, ma a corto di mezzi, mi sarei trasformata in una casalinga perennemente in ciabatte e tuta da ginnastica?
Ai primi di settembre il ritorno a casa e l'idea - per sfuggire alle noiose incombenze quotidiane - di scrivere un libro su Malta, o meglio su quanto poteva ancora esistere delle sue antiche origini e del culto alla Dea Madre. Ma da dove cominciare? Dove trovare, da qui, il materiale di cui avevo bisogno?
Ai primi di ottobre ho conosciuto Carla, anche lei scontenta per molte ragioni e disoccupata. "Vai a Malta a studiare l' Inglese. Ti accompagno e ti spiano la strada nelle prime difficoltà logistiche". Lei ha accettato e siamo partite in capo ad una settimana, con il solo biglietto di andata (io non contavo comunque di fermarmi più di un paio di settimane). Ma... il tempo era splendido, l'appartamento in riva al mare, le "esplorazioni" lunghe e interessanti. Un ménage tranquillo e abitudinario: sveglia alle 7, Carla a scuola, io in biblioteca; nel primo pomeriggio un'escursione; rientro per un té-cena; un po' di studio per Carla e appunti da riordinare per me; spesso, alle 21, stavamo già ronfando, anche sfinite dalle lunghe passeggiate.
Siamo rimaste più di due mesi, né saremmo tornate se non ci fossero stati soldi e Natale in ballo. E, in effetti, sono stata assorbita dal vortice del Natale e dalla mia tradizionale festa della Vigilia, occasione per incontrare tanti, tanti amici.
Passate le Feste, ho ricominciato a lavorare di gran lena sul libro che finalmente stava prendendo forma, allontanando l'incubo di un inverno vuoto, che già ormai volgeva all'imminente primavera e al mio ritorno a Malta per i primi di Malta (avevo lasciato là i miei bagagli) per l'8 marzo insieme ad un folto gruppo di amici a cui avrei fatto da guida.
Invece, a fine gennaio, mi sveglio la mattina e scopro che il seno sinistro è grosso, rosso e dolente. Il resto... lo sapete.
No, non ditemi di riprendere in mano il libro: non ho la concentrazione necessaria neppure per riprendere le fila. Lo farò a ottobre o a novembre.
Ci pensate? Bastava che questo dannato cancro si manifestasse sei mesi prima e ora sarei - se non altro - a casa, ma stipendiata. Inutile recriminare: è un pensiero negativo. Ora devo cercare di venirne fuori nel miglior modo possibile. Ho capito da subito che sarebe stata dura, non mi aspettavo però così tante "rotture" supplementari e gratuite. Queste sono davvero un "di più" anche per uno sano e che non dovrebbe affliggere chi già ha il problema di essere ammalato.
Devo aspettare tre-quattro ore per una visita? "Ma sììì, che problema c'è? - ho risposto a un'addetta di oncologia - Noi malati di cancro abbiamo tanto tempo da PERDERE". Anzi, al di là delle battute sarcastiche, voglio che sia proprio così: concedermi il lusso di perdere tempo, dopo una vita passata a tentare di guadagnarne. Ora, ad esempio, sono nella legittima posizione di potermene stare un'intera giornata a letto al solo scopo di divorare un libro che mi appassiona. O di negarmi agli amici, se preferisco stare sola e sapere che loro capiranno, come non mai prima. Sì, da questo punto di vista, sto vivendo un periodo davvero privilegiato. E sento che sarà anche una lezione di vita che mi basterà per quanto mi resta da vivere.

Un abbraccio
Adriana

________________________________o0o__________________________

28 aprile





Carissimi
ho passato una bella domenica insieme a Roberto e Dani, nonché l'immancabile... Diana :-) La meta è stata nuovamente il mio amico albero che ha mostrato per me un "particolare" affetto ;-), come da foto allegata.
Stamattina sono stata in palestra per salutare le mie ex-compagne del corso di ginnastica. Sono rimaste stupite e felici per la mia "splendida forma" e al congedo mi hanno ringraziata "perché ci hai dato una carica di energia". Ma guarda un po' l'effetto che faccio :-)))))))))))))))))))))))))))))
Mercoledì purtroppo è già ora della chemio: caspita quanto passano in fretta i "giorni sì" (stavolta me ne sono fregata tre a causa della pancia!). Dovrei finalmente sapere se si tratta dell'ultima seduta o se devo farne altre due. Vi farò sapere.
Un abbraccio
Adriana

________________________________o0o__________________________

29 aprile

Anche questo può dare un'istante di gioia assoluta, cioè scoprire che i globuli bianchi non solo hanno tenuto la posizione, ma sono perfino un po' aumentati rispetto all'ultima volta. Quindi domani posso fare la chemio :-)))))))))
Un abbraccio
Adriana


________________________________o0o__________________________

30 aprile

Carissimi
vado in breve perché sono stanchissima: il primario c'era, mi ha visitato e mi ha fatto fare la chemio a dosaggio normale. Mi ha fissato un controllo per il 13 maggio. Non ha deciso, ma propende per una prosecuzione della chemio, dal momento che la reggo bene. La massa non si è ridotta, ma è più mobile e si è sganciata dalla zona ascellare. Il dottore dice che è buon segno.
A presto
Adriana

________________________________o0o__________________________

3 maggio

Carissimi,
questi saranno i due giorni più duri, ma non sto particolarmente male, a parte che sono uno straccio. Il che, unito alla sensazione di avere la testa sott'acqua, mi rende piuttosto nervosa. Quindi cerco di starmene alla larga, passando le ore fra libri e tv, avvinghiata alla borsa dell'acqua calda, perché continuo ad avere un gran freddo. Ma so che già da lunedì comincerà ad andare meglio e ricomincerò la mia vita normale. Anzi, vedo l'ora di andare nella mia casa a Lignano per sistemare il giardino. Chissà se il mare è ancora lì ;-)... meglio verificare.

QUARTA CHEMIO

Innanzitutto grazie a Roberto e a Morena per il passaggio.
E andiamo con la cronaca, sempre all'insegna della sciatteria e del "laissez faire".
Arrivo agli ascensori e scopro che sono rotti. Oncologia è al sesto piano e, udite udite, al settimo c'è geriatria. Non vi dico che pena vedere i familiari che si trascinavano su per le scale vecchietti che stavano a malapena in piedi. Le rampe, fra piano e piano sono due, per un totale di 24 gradini che moltiplicati per 7 fa 118. Nessuno del personale che desse una mano almeno per questi anziani malati e debilitati, che affollano anche il reparto di oncologia. Io sono arrivata in cima senza fiato e con le gambe che mi tremavano.
Alle 11.30 ero all'accettazione, come da "appuntamento", e scopro che ho 8 pazienti prima di me. Quindi minimo un'ora e mezza d'attesa. Piuttosto che stare in quell''aria afosa e pesante mi sono nuovamente sobbarcata le scale e sono andata a sedermi su una panchina in giardino. Al momento di risalire, gli ascensori erano ancora immobili ed immutata la coda ansimante dei vecchietti in bilico fra bastoni, spalle e corrimano.
Sono le 14.30 quando la caposala mi fa accomodare nell'ambulatorio del primario che nel frattempo è nell'ambulatorio accanto, in quanto, per guadagnare tempo visita "in parallelo".
Incredibile, la caposala - mentre siamo sole - ha anche la sfacciataggine di sospirare per le code, lagnandosi dell'impazienza dei "pazienti" che chiedono quanto manchi al loro turno. "Perché non mettete i numeri su display?" chiedo io reprimendo la rabbia. "Perché il primario ha detto che in questo modo i pazienti starebbero sempre con la testa girata da quella parte e gli verrebbe il torcicollo". Mi sta prendendo per i fondelli? Si limita ad alzare le spalle, come se la comodità dei pazienti non fosse affare di nessuno. E gli ascensori lo dimostrano! Dopo quasi due ore, ancora non erano stati rimessi in funzione!

Della visita del primario ho già detto. Ma mi prende un coccolone quando, facendo la chemio, guardo il foglio che mi ha dato per la visita del 13 maggio. Aveva parlato dell'opportunità di procedere ad altre due chemio, ma allora perché non ho l'impegnativa per gli esami di routine? Significa che faccio martedì la visita e giovedì la chemio cuccandomi altre due code? E no, lo prenderò in contropiede, facendomi fare l'impegnativa dal medico di base, in modo da fare la chemio nello stesso giorno della visita!
Finisco alle 16.30 passate. Sono passate 5 ore dal mio arrivo ma, ci credereste?, gli ascensori sono ancora immobili! Lo faccio notare all'accettazione. "Ah sì? - risponde la mentecatta - Sono ancora rotti?".
Il giorno dopo ho i polpacci doloranti come dopo una scarpinata in montagna.
Un abbraccio

Adriana
________________________________o0o__________________________

8 maggio

Carissimi,
come avrete capito, i telefoni staccati e la mia assenza dal pc sono stati determinati dal fatto che stavo male. L'iter post che mio è stato nella norma anche se un po' più spossante. Contavo, come al solito, che domenica mi sarei ripresa, invece sono stata stroncata da una delle mie solite coliche intestinali, con forti dolori e febbre. Oggi sto un po' meglio, ma ho preso una brutta batosta ed è già giovedì, quindi vedo con una certa apprensione avvicinarsi mercoledì prossimo, giorno di visita dall'oncologo con eventuale ripresa della chemio.
Quello che vorrei più intensamente ora sarebbe ritrovare un briciolo della mia normale energia, uscire, vedervi, andare al mare... Magari da domani mi sarà possibile. Intanto riprendiamo pure i contatti telefonici.
Un abbraccio
Adriana

________________________________o0o__________________________

13 maggio

Carissimi,
solo qualche riga perché sono sfinita e vedo l'ora di fiondarmi a letto. Sono arrivata all'ospedale alle 11.30 ed ho avuto la visita alle 16.30. Dovrò fare le altre due chemio in sospeso, ma quella di oggi è stata rimandata a lunedì prossimo, perché devo riprendermi dopo i giorni di febbre e di dolori intestinali. L'intervento dovrebbe dunque essere per i primi di luglio, ma lo saprò di preciso dopo aver parlato col chirurgo nei prossimi giorni.
Un appello: c'è qualcuno che domani mi può portare dalla mia erborista a Trebaseleghe?
Un abbraccio
Adriana



________________________________o0o__________________________

17 maggio
























Carissimi,
ieri sera eravamo una quindicina a dare il "viatico" verso Compostela ai "Tre dell'Ave Maria". E' in allestimento un blog per seguire le loro avventure sulla via della Redenzione da guadagnarsi tenendo una media di 25 chilometri al giorno.
Un abbraccio
Adriana




________________________________o0o__________________________




20 maggio

Carissimi
oggi ho fatto la quinta chemio. Per la prima volta ho avuto freddo fin da subito, quindi mi sono fatta portare una coperta. Comunque è filato tutto liscio, se non per il fatto che mi era stata fissata la prossima chemio fra tre settimane, invece che fra due. Per fortuna me ne sono accorta, ma vorrei anche capire perché gli appuntamenti vengono gestiti dalle ragazze del centralino e non dalla caposala!
In sala eravamo miracolosamente in cinque, il che ha favorito la "socializzazione"... alla mia destra e alla mia sinistra due anzianotte: una interessata alla mia parrucca, ma prodiga di informazioni anche sul suo stato di salute (in chemio dopo 17 anni dal primo intervento all'utero!); l'altra incuriosita dal mio port. Sono stata bombardata per una mezzoretta da entrambe le postazioni, nonostante il libro aperto in grembo avrebbe dovuto suggerire che volevo continuare la lettura. Infine la signora alla mia destra si è appisolata, ma l'altra ha attaccato discorso con la "dirimpettaia", seduta all'altro capo della sala e che, seppure a tanti e tanti anni di distanza, le si è incrinata la voce dal pianto mentre raccontava di un figlio dodicenne, morto in sei mesi per leucemia. Con tv di sottofondo che costringeva le dialoganti ad un tono molto alto. Lo ammetto, ero profondamente infastidita... Ma la "mia" malattia mi sta facendo diventare cinica? Non ero così. Avrei ascoltato queste tragiche storie con attenzione e coinvolgimento. Forse è diventato debole il mio corpo ed esausta la mia mente. Sempre più mi sto accorgendo che ho difficoltà di concentrazione. Mi capita di leggere un'intera pagina di libro prima di accorgermi che stavo pensando a tutt'altro e di dover rileggere. Oppure perdo il filo mentre sto parlando, non trovo nomi e parole, E dimentico, dimentico... mi aiuto con un'agenda, con i post-it, con le sveglie... "Prima", potevo avere il risotto sul fuoco, scrivere al pc e ricordarmi di spegnere la lavatrice. Ora è impensabile. Posso solo fare una cosa alla volta o il primo ad andarci di mezzo è sicuramente il risotto ;-( Se penso che prima riuscivo a concentrarmi totalmente pur nel casino della redazione, anche scrivendo e rispondendo al telefono contemporaneamente... Ma che mi sta succedendo? In camera, quando leggo di pomeriggio, devo stare con la finestra chiusa solo perché confino con un parco in cui giocano i bambini.
Insomma mi si è ridotta l'area cerebrale che ho in uso e anche questa è difficile da gestire, il che mi provoca una certa propensione all'irritabilità. Non credo sia solo stress, probabilmente anche l'avvelenamento da chemio ha la sua parte. Bene, speriamo che il tutto sia reversibile, così come la caduta dei capelli.
Che voglia ho di estate. Mi è proprio scocciata la risposta dell'oncologo alla mia richiesta di maggiore programmazione in modo da potermi programmare qualche periodo di vacanza. "Ora pensi a guarire!". Ci penso, ci penso... ma non sono solo un "cancro" con una persona intorno, come mi sembra mi veda lui.
Un abbraccio
Adriana



________________________________o0o__________________________



25 maggio

Carissimi
anche la quinta chemio è passata, né mi posso lamentare: è stato tutto sopportabilissimo. Ieri, sabato, ero un po' di malumore, perché il giorno prima avevo avuto ottimi indizi per pensare che mi sarei svegliata la mattina sentendomi in ottima forma. Invece mi è venuto una specie di coccolone... da non reggermi in piedi. E pensare che avevo programmato di uscire per una passeggiata, fare la spesa, un po' di shopping... invece niente, nuovamente nel letto bardato da pieno inverno, bottiglia dell'acqua calda compresa. Il "clik" dei "giorni sì" è stato invece stamattina: ho dormito fino alle 10.30 e, al risveglio, mi sono sentita come nuova. Ho preparato un "brunch" per i ragazzi (loro di domenica dormono fino al primo pomeriggio), sono andata a fare una passeggiatina e, quando sono tornata, mi sono preparata un bel piatto di penne al pomodoro... salatissime. E già, perché quest'ultima chemio mi ha lasciato due sgraditi omaggi: primo, una lingua tutta nera che mi fa percepire a malapena il piccante e l'amaro, nient'altro, tanto che tutto il cibo si riduce a pezzi di cartone indomabili anche per mancanza di saliva; secondo, caduta delle sopraciglia. E questo mi secca anche più dei capelli, perché il danno è difficilmente mascherabile (la matita si squaglia in un attimo). Con questi due occhi scuri che mi ritrovo a bucare la faccia pallida mi sembro proprio un cucciolo di foca. Pensavo di ricorrere ad un tatuaggio semi-permanente, ma prima voglio prendere informazioni anche sull'henné, ancora meno definitivo e decisamente più economico.
Stasera festeggio con un'uscita: vado con i figli a vedere l'ultimo film di Indiana Jones ;-)
Da domani, invece, avrò un mucchio di cose da sbrigare, visto che i "giorni sì" dureranno fino al 4 giugno, data dell'ultima chemio (almeno spero).
Un abbraccio
Adriana