domenica 30 novembre 2008

Compleanno Michele




Carissimi
oggi mio figlio Michele ha compiuto 25 anni. Per pranzo ho preparato i canederli sia in brodo che in ragù. Nel pomeriggio siamo andati a saccheggiare la libreria Feltrinelli. Poi mi sono cimentata nella preparazione del dolce più faticosamente noioso che conosco: il Mont Blanc. Prepararlo una volta all'anno è più che sufficiente per mandare la massaia sull'orlo di una crisi di nervi. Sarò lieta di fornire la ricetta ai masochisti che sono fra voi e che vogliono fare un figurone per Natale. Ma, attenzione, il Mont Blanc che vedete in foto (credo che l'esposimetro automatico si sia imbrogliato a causa del candore del dolce) è sì piccolo, ma per sei persone. Dopo aver pelato un chilo di castagne, facilmente il coltello mira alle vene!
Un abbraccio alla panna
Adriana






Addio coniglietti


EVVIVA :-))))))))))))))))) Anche questa è andata! Oggi ho finito la radioterapia e ho un mese di vacanza prima di finire nuovamente nelle mani dell'oncologo. Il mio "viaggio" è iniziato 10 mesi fa ed essermi lasciata alle spalle due cicli di chemio più la radio (così lunga che potrei essermi diplomata dj), oltre all'intervento chirurgico, ha tutto il sapore di una conquista. Anche perché non me la sono cavata niente male, no? E' ben vero che per un po' sarò ancora nella categoria "rifiuti tossici", ma se non altro mi evito l'inceneritore!!!
Oggi ho detto addio all'ospedale e anche ai coniglietti stanziali nel parco dell'Isitituto oncologico veneto. Nessuno ha saputo dirmi come si sono riprodotti così vigorosamente, ma immagino ci sarà la mano di qualcuno che si è sbarazzato di una coppietta (sono nani) ormai venuta a noia in casa. Però ora questa piccola popolazione è trattata bene, perché vedo qua e là mucchietti di pane e carote. Certo che mangiano un'erba più "radioattiva" di me, visto l'inquinamento da traffico che c'è in quella zona (per la passeggiata dal posteggio all'ospedale mi sono munita di mascherina). Nel giorno dell'elezione di Obama è comparso un piccolissimo coniglietto nero e l'ho chiamato Obama. Naaaa, non l'ho adottato. Ho già dato! Michele aveva voluto un coniglietto nano, che chiamammo Messner come lo scalatore, perché aveva la capacità di arrampicarsi e superare qualunque ostacolo frapposto fra lui e la sua brama di roditore. La mia casa porta ancora i segni.
Bene, da stasera posso concentrarmi su cose piacevolissime, come vedervi, ad esempio. Cosa bolle in pentola per sabato sera?
Un abbraccio entusiasta
Adriana

lunedì 24 novembre 2008

Un regalo allargato



Voglio condividere con voi tutti questo regalo che mi ha mandato Giordano. Lo vedete che l'amico albero non ha neppure un fiocco di neve addosso e che il terreno è sgombro anche per tutta la sua circonferenza? E' a causa di tutto il calore che riesce ad emanare pur nel sonno invernale. Ricordo che qualche anno fa andai a trovarlo in un pomeriggio freddissimo. Me ne stavo accovacciata sulle radici, circondata dai rami spogli. Era come stare sotto una tenda ed ho potuto chiaramente avvertire lo sbalzo di temperatura quando sono uscita allo "scoperto".
Un abbraccio con poco fiato
Adriana

In dono a chi la neve non ce l'ha...

Carissimi
non vi dico quanto malumore può mettere il lunedì perché non voglio davvero fare la femmina in menopausa ormono-dipendente. Però stamattina quando mi sono svegliata da una brutta notte dopo una sfiancante domenica, mi sono detta che davvero "Lassù qualcuno mi ama". Che dono meraviglioso è la neve. Ti da l'impressione di poter fare punto a capo. Quando, appena scesa dal letto, ho aperto le tende per vedere il tempo, sono rimasta come al solito estasiata. Tanti di voi sono di Padova, quindi la neve la stanno vedendo quanto me, ma altrettanti di voi vivono in altri luoghi dove questa benedizione non c'è stata. A questi ultimo va il mio dono, soprattutto agli amici maltesi, costretti a godersi un quasi perenne beltempo. Che pena mi fanno, GRRRRR.
Nelle foto: il giardino visto dal terrazzo e dalla finestra di cucina.
ps. Avevo una gran voglia di precipitarmi dal mio amico albero e coglierlo in questa veste candida, ma i miei pensieri sono incagliati. Andrei lì come chi, mentre ti sta parlando al telefono, ti mette in attesa perché ha un'altra chiamata. Lo considero estremamente sgradevole e maleducato.

Sì, "Lassù qualcuno mi ama", ma quando ho acceso il pc, stamattina, ho avuto la conferma che anche "Quaggiù sono amata", perché... come dire, le vostre mail sono molto toccanti e mi stupiscono sempre. Premetto che io non mi rileggo, quando vi scrivo, perchè ho molto pudore ad esternare ciò che provo. Scrivo di getto e archivio nel blog che lascerò in eredità ai miei figli, quando più serenamente potranno leggere delle mie peripezie. Oggi ho fatto un'eccezione: sono andata a rileggermi per verificare se le vostre belle parole scaturite dalla mia ultima mail non fossero esagerate o comunque condizionate dall'affetto. Be', la forma è buona, anche se gli manca una "limatina". E il contenuto? Sì, sono io. E nello stesso non lo sono. Mi sento così mutevole e fuggevole in questo periodo. Tiro fuori cose molto intime da me stessa e nel medesimo tempo tengo i telefoni staccati perché ho una voglia terribile di isolamento.
Avrete notato che questa mailing non l'ho aperta al dialogo e vi ho sempre invitato a contattarmi individualmente. Del resto non è nata per diventare un "forum", ma solo per informare tutti contemporaneamente di ciò che mi accadeva, anche se talvolta indulgo in cose che non c'entrano, ma che ho voglia di condividere con voi. Però stavolta mi sembra pertinente inoltrarvi la mail di Rossana, che è anche un approfondimento di ciò che volevo dirvi. Grazie Rossana.

"Mi lasci spesso senza parole. E' un filo sottile che mi unisce a te, Adri, condivido il tuo modo di pensare in maniera quasi assoluta. Lo sai esprimere molto meglio di me.
Confermo che i nostri incontri (come il tuo con l'amica estetista) non avvengono mai per niente.
Ricordo che circa 12 anni fa feci assistenza alla mamma di una compagna di liceo di Elena. Era stata operata da Pluchinotta ad un tumore al seno molto avanzato. Lei è tedesca e qui a Padova non aveva parenti. Mi ero offerta di aiutarla e lei ha accettato.
Non ero mai stata in ospedale a Padova e in quell'occasione imparai a muovermi lì dentro. Avevo la sensazione che stavo imparando qualcosa che doveva poi aiutarmi per un'esperienza più forte. E fu così: dopo circa sei mesi mio papà si ammalò di cancro al fegato e mi trovai da sola con lui ... Grazie a Susy avevo un bagaglio di nozioni che mi furono molto utili. Vedi Adri, è stata lei ad aiutarmi.
p.s.: ora Susy ha 63 anni - splendida donna, in gamba e molto monella!
Un bacione grande grande!
Adriana






domenica 23 novembre 2008

Nel segno del cancro, no grazie

Carissimi
buon lunedì a tutti coloro che oggi, domenica, non sono al pc. Splendida domenica di sole, ma che voglio vivere quietamente a casa, come gli atleti in ritiro prima di una gara importante. Le mie terza-quarta settimana di radio non sono state buone, come avrete capito. Niente di grave, ma somma di tanti malesseri ad aumentare il senso di stanchezza... di essere STUFAAAAAAA!!!

FOGLIA SECCA
Questo mio corpo è diventato come una foglia secca: cade dall'albero (mi gira la testa); scricchiola al vento (le mie giunture); si arriccia sotto il sole (la mia spalla). Certo che la radio è davvero radiante. Deve aver attraversato tutti i tessuti, perché l'eritema mi sta nascendo anche nella zona opposta, cioè quella della schiena. Per fortuna il prurito è intermittente, ma vi assicuro che preferirei un moderato mal di pancia al tormento di non potersi grattare. Il mio umore lunedì scorso era sotto tacchi delle scarpe, tanto da indurmi alle grandi domande esistenziali: "Sono io cambiata o è il blocco di estrogeni provocato dal farmaco che sto prendendo?". "Questa menopausa indotta mica mi sta facendo diventare quella lagna di donna che non sono stata con la prima menopausa?". Con tutto il rispetto per le donne-lagna ormono dipendenti in menopausa...
Carenza di estrogeni o no, stufa stufissima lo ero senz'altro, ma nella notte fra martedì e mercoledì è successo qualcosa che ancora una volta mi ha dimostrato la grande adattabilità del nostro corpo. Mi sono svegliata verso le 5 di mattina con il solito attacco di prurito determinato anche dalla sempre chemio-sulfurea traspirazione. Niente di nuovo quindi, ma improvvisamente ero io ad essere cambiata. Sentivo di poterlo sopportare, nonostante la stanchezza e il malumore. Ho avuto la certezza che potevo fare a meno del cortisone paventato dal radiologo, da quale giovedì scorso non sono tornata per il controllo. Non nego che quest'ultima settimana continuerà a pesarmi molto, come per chi è a quel chilometro dal traguardo che decide l'esito della maratona, ma ora so di potercela fare. E che riuscirò a portarmi a casa una "pelle" migliore di quanto sarebbe stata dopo il temporaneo sollievo del cortisone.

BENVENUTA NEL CLUB "LE RAGAZZE CHE VOGLIONO VIVERE"
A proposito di pelle. Non ho mai smesso, come sapete, di andare al mio Istituto di Estetica per quelle piccole coccole al corpo che ci fanno sentire in "ordine" a ogni età. La proprietaria dell'istituto è una bella donna molto volitiva ed efficiente. Da tanti anni che la conosco, non siamo mai passate al tu, anche se talvolta qualche sprazzo di confidenza è andato al di là del rapporto gestore-cliente. Del tipo i miei viaggi, o la sua separazione (solo un cenno, per dire che stava riorganizzando una nuova casa a misura di se stessa). Ovviamente sa di cosa mi è capitato e mi ha citato l'esempio di una sua cliente diventata una cara amica: una leucemia terribile, guarita dopo cure disperate negli Stati Uniti. Ma quando cominciò la chemio andò all'istituto: "Voglio essere il più bella possibile". "Non posso farle niente senza un'autorizzazione dei suoi medici curanti". Che professionalità, eh?
L' "imprenditrice coraggiosa" come la definì il giornale per cui lavoravo (ha l'istituto nei pressi di via Anelli e chi è padovano sa cosa significa a livello di media)...
E' entrata nel mio camerino - dove mi stavano facendo il pedicure - con i suoi bei capelli lunghi mossi da onde e ricci. Siccome in genere li tiene raccolti, le ho fatto i complimenti. Ho notato che è uscita in fretta, come colta da insolito pudore. E' rientrata quando la lavorante aveva finito il pedicure e se n'era andata. Riporto il dialogo in modo asciutto, perché... what else? Come mi ha insegnato l'attualmente pubblicità di quel caffé in capsule.

LEI: "Come sta?"
IO: "Cerco di cavarmela"
LEI: "Non l'ho vista da... i primi di ottobre mi pare"
IO: "Ha ragione, ma ho un po' il fiato corto, per così dire..."
LEI: "Non ha in programma nessun viaggio?"
IO: "No, non prima di aver finito la radio".
LEI: "Nessuna delle sue... come le chiama? 'Monellerie' ?"
IO: "Ghheghhehe, mai dire mai. E lei, come va?"
LEI: "Ho il cancro anch'io. Lo so con certezza da due giorni. Io sono sempre stata scrupolosa con la mia salute. Verso la metà di ottobre ho scoperto due ghiandolette infiammate all'inguine. Da lì sono incominciati esami su esami. Il verdetto me lo aspettavo, visto come si prendevano a cuore la cosa. Ma saperlo è stata dura ugualmente. Peggio di tutto l'attesa. Lunga, troppo lunga. Si arriva a pezzi. Ho un cancro alle ghiandole linfatiche, esteso a tutto il corpo. Quindi non operabile. Devo solo sperare nella chemio, visto che non sono operabile. La farò una volta alla settimana, per ora. Mi hanno già detto che perderò i capelli, i miei bei capelli..."

Non stupitevi per i capelli, né voi maschi (paradossali per un particolare così IRRILEVANTE nei vostri confronti per noi femmine), né voi femmine ovviamente (per un particolare così RILEVANTE, tra gli altri, per i maschi). E comunque lei dirige un istituto di estetica, quindi è chiaro che possa sentirsi colpita più di me.

LEI: "Voglio farcela. Lei dove ha comperato la sua bella parrucca?"

Abbiamo parlato della qualità delle parrucche. Alla fine ci siamo abbracciate e le ho detto: "Benvenuta nel 'Club delle ragazze che vogliono vivere' ". Ha capito che non è un'associazione, ma una strizzata d'occhio "monella" e "guerriera".
Mi è sembrato significativo che mi abbia chiesto il mio cel. Avrei giurato che all'istituto l'avevo lasciato. Questa settimana passerò di là, con cautela. Le darò l'indirizzo dove ho comprato la parrucca e quello della mia erborista. Ma con calma, con calma. Capisco la sua riluttanza a lasciarsi andare, capisco il suo desiderio di passi individualmente esplorativi, capisco che nella sua cliente-amica-sopravissuta al cancro avrà un appoggio più immediato del mio. Non tutti siamo da Pronto Soccorso immediato, Croce Rossa da manuale, sirene spiegate alla solidarietà di "specie". Avere il cancro non rende tutti quanti sotto lo stesso segno zodiacale!
Grande abbraccio
Adriana

mercoledì 19 novembre 2008

Ultime dal fronte

Carissimi
la buona notizia è che per ora non devo interrompere la radio, la cattiva è che probabilmente ho sviluppato un'allergia sulla zona irradiata, da cui le vescichette e il tormentoso prurito. Secondo il radiologo, il cortisone mi aiuterebbe, ma non è il caso di usarlo quando mancano ancora due settimane di trattamento. Quindi dovrò tener duro per ancora tre o quattro giorni e correre ai ripari solo se la situazione peggiora.
Un abbraccio
Adriana

domenica 16 novembre 2008

Trascorsa da una gioia leggera

"Le tremule foglie dei pioppi, trascorron una gioia leggera...". Mi sono tornati in mente questi versi di Pascoli ieri, mentre passeggiavo nei dintorni della Certosa per arrivare dal mio amico albero. I pioppi che costeggiano l'argine del fiume fremevano al tenue vento proprio come descritto dal poeta, mentre le foglie secche scricchiolavano sotto i miei piedi. Dopo tanti giorni uggiosi immersi in un grigiore compatto e screziato di pioggia, è tornato finalmente il sole. Sono uscita per scrollarmi di dosso fiacchezza e malumore e perché volevo inviarvi una foto del mio amico albero nella sua dorata veste autunnale. Ho scelto l'ora di pranzo, quando alla Certosa diventano rari anche quelli che portano a spasso il cane o vanno a correre. Che magnifico silenzio sigillato sotto un cielo azzurro chiaro. E che aroma di legni tiepidi, di pulviscolo, di muffe. Come entrare in un sottotetto tagliato da un raggio di sole. Camminavo piano, non con la mia solita furia, per consentire alle tensioni di scivolare via. Ma... ero in prossimità dell'albero quando mi sono accorta che avevo lasciato la macchina fotografica in auto. Il posto è tranquillo, ma non tanto sicuro. All'amico Fernando, tempo fa, hanno forzato la portiera dell'auto, portandosi via perfino le sue scarpe da tango. Quindi ho fatto dietro front col cuore già in tumulto e ho tagliato per i campi onde accorciare il percorso. Mentre galoppavo tra i solchi fangosi e gli spuntoni delle canne del granoturco ho formulato un pensiero derivante dalle mie letture "zen": non devo permettere che la mia serenità venga condizionata da insignificanti eventi esterni. Mi sono fermata, ho respirato a fondo ed ho ripreso un passo lento, tenendo gli occhi a terra, anziché rivolti al punto dove avevo posteggiato l'auto. Ed ecco che tra i solchi vedo una grossa pannocchia gialla, gonfia di umidità ma sana nel marciume imperante. L'ho raccolta. Mi piaceva la sua consistenza granulosa nel palmo della mano, mentre camminavo nuovamente serena. La mia Mini sonnecchiava inviolata all'ombra: ho preso la macchina fotografica e mi sono riavviata alla volta dell'albero. Nell'ultimo tratto di sentiero ho controllato la mia amata pianta di stramonio (l'erba delle streghe), che ho scoperto un paio d'anni fa e che continua a crescere rigogliosa. Le spinose capsule dei semi sono ancora di un verde brillante, quindi acerbe. Tranquilli, non uso questa pianta pericolosissima (allucinazioni e anche morte), pure molto utile se un po' di foglia viene fumata insieme a tabacco normale per alleviare i sintomi dell'asma, com'era conosciuto nelle nostre campagne.
Il mio amico albero (un platano tricentenario per chi non lo ricordasse) era un trionfante intrico di rami dorati, sulle cui punte estreme verso il cielo sembravano impigliate le soffici nuvolette bianche di passaggio. Mi sono seduta sulle sue radici tiepide (mi sento sempre un po' regina in trono quando lo faccio), rigirandomi la pannocchia fra le mani. Avevo voglia di regalarla a lui. Ho cominciato a sgranarla piano, ricordando i gesti in certi cortili di contadini della mia infanzia... le nostre mani bambine che si lanciavano manciate di grano tra i rimbrotti delle vecchie che stavano sgranando. Ho lanciato i semi contro il tronco che li ha fatti rimbalzare tutt'intorno, come piccole stelle dorate. Ho sentito i tessuti offesi della spalla sinistra stirarsi ad ogni lancio e ciò aumentava la consapevolezza del gesto verso l'albero... il nostro gioco improvvisato. Infine mi sono accoccolata in una piccola culla fra le radici lasciandomi abbagliare dal sole con gli occhi semichiusi e poi inseguendo nel buio delle palpebre i guizzi rossi e verdi di serpi che si allontanavano. "Vattene, vattene" mi ripetevo, immaginandomi la fuga delle cellule malate.
Sarà servito? Non so, né lo posso verificare. Ma tornando sul sentiero mi sentivo "trascorsa da una gioia leggera", come annunciato dalle foglie dei pioppi al mio arrivo.
Un abbraccio
Adriana
ps. La macchina fotografica aveva le batterie scariche, un GRRRR molto zen ;-)

venerdì 14 novembre 2008

Culetto di neonato

Carissimi
oggi termino la terza delle cinque settimane di radioterapia. Quindi ho doppiato la boa e mi avvio al traguardo, ma sento la stanchezza della gara, sia fisica che psicologica. Questo "bombardamento" quotidiano si traduce in spossatezza, vertigini, nervosismo. La zona trattata da due diverse irradiazioni è piuttosto vasta, dalla ferita alla clavicola e parte del collo. Nonostante le creme è irritata e soprattutto pruriginosa. Sopporta solo indumenti di cotone molto morbido, come accade per i culetti di neonato. Speriamo che il week end mi dia un po' di tregua e di energia.
Più umana che bionica
vostra Adriana

Vizietti e piccole virtù

Carissimi
è da domenica che non sono al meglio. Mi sa che sono radioterapia e farmaco combinati insieme a darmi questa botta di stanchezza a cui si aggiunge la personale irritazione nel vedermi limitata nella mia autonomia. Anche il poco che faccio mi sfinisce e ho giramenti di testa sempre in agguato. Il pomeriggio buttarmi fuori dal letto, vestirmi e mettermi in auto per raggiungere l'ospedale mi stronca, per fortuna c'è il "caffetino macchiato e schiumoso" di mio figlio Michele a darmi un po' di carica... E pensare che per il caffé non sono mai stata portata. Anzi, ora che ci penso, non è l'unico "vizietto" che mi sto coltivando.
1) Alle 15.30, caffé con due biscotti
2) Alle 19, piccolissimo flute di vino (unica concessione giornaliera all'amato Bacco)
3) Alle 21, un cioccolatino rigorosamente fondente.
Per una "che sa resistere a tutto fuorché alle tentazioni" (Wilde), sono diventata praticamente ascetica.
Un abbraccio
Adriana

Un libro che non leggerò, PAR CONDICIO...

Alla mia lettera aperta è seguita la risposta di Stefano che metto in mailing per "par condicio" ;-)

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Cara Adriana
tu meglio di altri, sai quale possa essere il mio carattere e quali siano le mie opioni riguardo la morte. La volontà di regalarti quel libro ( pur sapendo che alla fine chi l'ha scritto è morto di cancro ) nasce da alcune considerazioni che mi sono venite spontanee dopo averlo letto. Ti sembrerà paradossale, forse ripetitivo e risaputo, ma dopo questa lettura ho realmente capito che nella vita vince chi lotta, lui non l'ha fatto. Il libro è un susseguirsi di elogi alla sua carriera, a quanto fosse considerato nell'ambiente lavorativo.... Ma solo in rari momenti si pronuncia sulle qualità personali, interiori e intime che un uomo ha. Lui parla sempre di "un avrei voluto" , "avrei fatto" "avrei".... Da ciò ne deduco che se la malattia lo ha consumato è stato perchè ha considerato se stesso come immortale perchè elogiato e considerato da tutti.... ma purtroppo solo un docente. Menziona poco della sua famiglia, dei suoi figli, degli affetti. Non ha lottato. Ha pensato a realizzarsi professionalmente senza considerare che prima di tutto si è uomini, ed attorno girano un'immensità di cose, fatti, persone che come tali vanno considerate. E' morto ricordando sogni che tali sono rimasti. Quindi alla fine di tutto regalarti quel libro, a mio modo, è un'apprezzare lo sforzo che stai facendo, un dirti che stai lottando (secondo me) nel modo più giusto, e che alla fine ce la farai perchè prima di tutto sei realizzata come Donna. E questo forse è l'unica cosa che neanche il cancro può sconfiggere.

Ribadisco, è un mio pensiero ( non poi solo mio a quanto pare.... )

Rinnovo l'affetto che ho per te e un caloroso augurio. Anche se penso che visto come stanno andando le cose su quanto appena scritto ci confronteremo a breve..... :-)

Con Affetto

Baby

Un libro che non leggerò...

Lettera aperta a Stefano, detto Baby , perché è il più giovane della compagnia (24 anni)

Caro Stefano
mi colmi sempre di attenzioni e di questo ti sono molto grata. Ieri mi hai regalato un recentissimo bestseller: "L'ultima lezione - La vita spiegata da un uomo che muore" di Randy Paush (ed. Rizzoli). Voglio spiegarti perché - io che sono un' onnivora di libri - questo non lo leggerò. Perché è un libro per i sani, non per i malati di cancro. E non perché non sia un bel libro, anzi lo consiglio a questa mailing. Ma finisce con la morte dell'autore. E questo non mi aiuta a pensare positivo. Qualche anno fa ebbe un successo clamoroso "Un altro giro di giostra" del giornalista Terzani. Lo lessi e lo apprezzai per lo spirito positivo ed esplorativo, nonostante la sconfitta finale. Anche perché si è portati a pensare: "A me non toccherà", così come i bambini non capiscono di non essere immortali. Allora ero sana e potevo permettermi di trarre insegnamento da un'esperienza di questo tipo, anche se non a lieto fine. Ora invece sono io che vivo il mio dramma personale giorno per giorno, che cerco e trovo strade per vivere al meglio, con ricette che possono essere solo individuali, appellandomi ad energie che non sapevo di avere. Mi aiuta che la morte non mi fa paura, ma mi aiuta soprattutto pensare che ce la farò. Anche solo come sfizio personale, anche solo accontentadomi di dover convivere con qualche altra forma di cancro per tutta la vita e magari morire di vecchiaia per una banale frattura all'anca.
Vedi, Stefano, regalandomi questo libro tu non ti sei reso conto del paradosso: tutti voi mi incoraggiate perché la sto prendendo bene, che il mio ottimo aspetto è già un buon passaporto per la vita, che la mia energia saprà aver ragione sul male, ecc. Anche Pausch e Terzani erano così, anzi anche meglio di me. Recentemente è scomparso pure Steve Mc Queen che amava la vita e che ha senza dubbio goduto delle migliori cure (come gli altri due), ma tutti e tre - come molti altri simili a loro - sono finiti sotto terra. Io non posso permettermi di coltivare questo tipo di pensieri. Ed è anche una delle ragioni per cui ho creato questa mailing, ovvero informare tutti gli amici contemporaneamente sulla mia salute - fisica e mentale - senza dover magari ripetere al telefono: "Non sto troppo bene", oppure "Sono incazzata", altrimenti alla fine della giornata sto sicuramente peggio.
Il libro che mi hai regalato, caro Stefano, lo terrò per quando sarò guarita.
Con immutato affetto
Adriana

Budda bar

Carissimi
sono felicissima di aver superato la seconda settimana di radio. Fatta la prossima sarò già oltre la metà, cioè in dirittura d'arrivo. A fine novembre sarò nuovamente padrona del mio corpo e dei miei spostamenti: che sensazione esaltante e che voglia di valigia.
Come molti di voi sanno sono un'appassionata della musica dei Budda Bar. Un amico mi ha mandato - sempre della serie - il cd Ocean. Iinfo: http://www.ibs.it/dvd/3596971320072/amanaska/buddha-bar-ocean.html . Non perdetevelo, perché non solo è bellissima la musica, ma anche il video con incredibili riprese naturalistiche.
Buon wek end a tutti
Adriana

mercoledì 5 novembre 2008

primo taglio di capelli


Carissimi
oggi ho festeggiato il mio primo taglio di capelli. Stamattina sono andata dalla mia parrucchiera - e soprattutto amica - Lucia che mi ha sistemato la zazzera. I capelli mi stanno ricrescendo folti e ricci, tanto che è stato necessario dare una sfoltita. Anche il colore non è cambiato rispetto a prima: base scura e punte chiare. Quindi niente ritocchi ;-)
Nella foto, sono a casa di Laura e Antonio, la cui figlia Irene ha immortalato questo mio nuovo passo avanti.
Un abbraccio
Adriana

Casa azzurra, papa nero

Carissimi
oggi ho iniziato la mia seconda settimana di radioterapia. E' subentrato un nuovo tecnico: giovane, biondo, occhi azzurri, piuttosto aitante, ma con un pessimo senso dell'umorismo. Finita la seduta, gli ho detto: "Sta andando meglio di quanto mi aspettassi...". E lui, con aria svagata mentre smanettava l'apparecchiatura, ha canticchiato: "Uno su mille ce la faaa...". "Be' lo spero anch'io!" ho replicato a denti stretti.

IL REUMATOLOGO
Sono anche andata a ritirare le analisi ordinate dal reumatologo, che dovrebbe arginare il mio inizio di osteoporosi. Mi sono rivolta a lui privatamente, onde superare la lista d'attesa, per cui ho pagato 170 euro di visita. Quando però ho telefonato per dire che avevo le analisi da far vedere, quindi iniziare la cura, mi è stato risposto che si tratta comunque di una "visita di controllo" e mi è stata fissata per il 29 dicembre. Ma dico, a che gioco giochiamo?

LA CASA AZZURRA
Stamattina ho anche avuto il secondo appuntamento con l'osteopata-massaggiatore, Luca (quello consigliato da Massimo a Lignano). Mi trovo molto bene, anche se non so bene dove mi sono cacciata. Si chiama "La casa azzurra": ospita un asilo nido e una piccola piscina. Si tengono Laboratori di tutto un po': musica, danza, arte, meditazione, yoga, arti marziali, ginnastica posturale e acquatica. L'ambiente è lindo ed efficiente. Luca è molto preparato, disponibile e amichevole. Stamattina mi ha impastato come una focaccia tutta la zona dell'intervento perché, secondo lui, "ogni cicatrice è un insulto a tutto il sistema-corpo". Ha comunque mani d'oro anche quando mi lavora le spalle e il collo per aiutare i tessuti a ridistendersi e per contrastare il "rattrappire" della radioterapia. Il costo è negli standard di un massaggio normale, ovvero 40 euro. E' comunque impagabile l'entusiasmo che Luca ci mette, come se fosse una questione "personale" fra lui e gli attentati che il mio corpo è costretto a subire.

IL PAPA NERO
Bene, l'ora è tarda, ma voglio continuare a seguire il voto negli Usa. Oggi mi è venuta in mente una cosa: la previsione di Nostradamus circa l'elezione di un "papa nero" nella nostra epoca. Era stata strombazzata in occasione dell'elezione di Woytila e ricordo ancora che, quando fu annunciato questo nome, ci fu un attimo di smarrimento tra la folla. Poi tutto cadde nel "dimenticatoio". E se Nostradamus - nella sua Centuria - avesse in realtà previsto l'elezione del Presidente degli Usa? In fondo per il famoso indovino un "papa" poteva essere la persona più importante del mondo, mica poteva pensare al Presidente degli Stati Uniti, no? Possibile che non sia venuto in mente a tutti questi "futurologi" sempre sproloquianti sui media? Su ragazzi, un po' di elasticità di interpretazione... o, come al solito, aspettate che il fatto accada per dire "dopo": "L'avevo detto io..."

Un abbraccio
Adriana