martedì 30 dicembre 2008

Natale 2008


Carissimi
la mia memoria è sempre più indisciplinata. E quanto sto odiando questi capelli che crescono afro! Dandomi un tocco da vecchietta con la permanente sbagliata. Mi preferivo budda.
La foto che vi mando è l'augurio di Buone Feste che non potevo fare prima, perché non ero in quella situazione ;-)
AUGURI, AUGURI, AUGURI.
Ora, tanto per non cambiare, ho voglia di cacciarmi a letto... I tacchi a spillo sono stati deleteri! Anche se portati pochissimo nel corso della festa, giusto per le foto!

Oltretutto queste scarpe era solo la seconda volta che le mettevo nel corso di ... 20, più anni? Davvero non ricordo il tempo. Ma la storia sì. Al Marriot del Cairo.

Adriana cantastorie... è difficile raggiungere quell' A maiusola, incastrata nell'ovvio delle altre minuscole, ma così essenziali per comunicare.
A dopo, forse. Ora ho voglia di andare a cuccia.
Adriana

sabato 27 dicembre 2008

Doppia convalescenza

Carissimi
eccomi qua, uscita dal natale in doppia "convalescenza". Partiamo dalla più facile: una parainfluenza che mi ha colto proprio nella Notte Santa con febbre e male alle ossa, ma che mi ha graziato da tosse e raffreddore. Oggi è il primo giorno che mi alzo e ieri sera sono perfino riuscita a guardare un mieloso film alla tv. In compenso sono riuscita a stupire i figli annunciando ore prima la neve che è caduta nella notte. Comincio ad essere scocciata che nevichi quando sono ko! L'ultima volta l'amico Giordano ha rischiato di prendersi il colera per andare a fotografare il mio amico albero al centro del suo lettone bianco.
Risponderò a tutte le mail arretrate, perché è sempre un grande piacere sentirvi vicini, sia che mi scriviate o meno.
La "convalescenza" più importante, però, è quella dello spirito. Non mi sento più in diritto di altri a lamentare il "malessere di Natale", ma anche se - come vi ho già detto - non vado mai a rileggermi, credo di avervi mandato mail che denotavano un grande disagio. Ho avuto un "cedimento di forze", a causa di troppi fronti emotivi aperti. Se ci pensate, accade più spesso che la revisione dei conti ce la presentiamo a natale e non l'ultimo dell'anno. Del resto mica siamo bancari - ligi alla scadenza del 31 dicembre - quando si tratta della nostra vita, no? Altrimenti troveremmo éscamotages per farli tornare comunque questi dannati conti.
Stamattina ho ripreso una buona abitudine al risveglio: leggere anche solo poche righe di qualcosa che fa bene dentro. Una "pillola" per avviare la giornata. Un dono che mi faccio da quando devo sopportare la compagnia dell'amico cancro.
L'estate scorsa Fernando mi ha regalato un libro che avevo letto anni fa, quando esploravo la meditazione: "Il miracolo della presenza mentale" di Thich Nhat Hanh, monaco e poeta vietnamita. Naturalmente non è tutto "oro colato" , anche perché la prima edizione risale all'87 e talvolta la pesantezza della datazione si sente. Per scoraggiarvi del tutto dal leggerlo vi dirò che il sottotitolo dice: "Come trasformare ogni atto della vita quotidiana, dal lavare i piatti al bere una tazza di tè, in un'esperienza gioiosa, totale e illuminante". Al posto di questo libro vi suggerisco il romanzo "La donna delle sette fonti" del nostro amico Diego Manca, in cui questi principi sono molto ben illustrati e soprattutto in modo più avvincente e meno stressante.
Ma torniamo a stamattina e al passo che mi ha colpito nel capitoletto: Contemplazione della non rinuncia. "Accorgetevi che se anche le cose sono impermanenti e prive di una realtà duratura, sono lo stesso meravigliose".
Un abbraccio forte forte
Adriana
ps. Rileggere un libro può servire a capire quanto si è cambiati nella percezione di se stessi ;-)

venerdì 19 dicembre 2008

Mare, mare, mare

Domani vado al mareeeee ;-))))))))))))))))))))))
Grazie figli, siete meravigliosi.

Riposo del guerriero

Continuo ad essere ingroppata e scostante. O forse solo affaticata. Ho storie ancora da raccontare, ma mi frega il malumore.
L'altra sera ho visto in tv il film sul pugile Carnera. Mi ha colpito una frase del manager: "Non devi preoccuparti di niente, solo di vincere".
Non sono in questa condizione privilegiata. Anzi, devo far fronte a questa enorme stanchezza, estraniamento, stizza.
Ho saltato un appuntamento per dimeticanza, quello che poteva dirmi come andava il mio cuore dopo la radio. Ciò ha spostato l'appuntamento per l'nizio della terapia conseguente. Sono incorsa in una cosa stupida, ma significativa. Non devo occuparmi di altri, se non del mio nemico, quando sto combattendo da sola. Tendo a dimenticarmelo, a fare concessioni alla guerra.
Stare meglio, non significa stare bene.
Adriana nel riposo del guerriero.

domenica 14 dicembre 2008

Natale, cancro e dintorni

Mi sono ingroppata. Fra il dire e non dire.
Tutto ciò era partito per informare sulle mie "condizioni di salute" - come odio questo termine - tutti, nello stesso momento, evitando di ripetermi al telefono. Poi ho cominciato a fare la cronista, un cromosoma con cui nasci. Infine a raccontare anche quello che sentivo. Almeno in parte. Ora mi sembra tutto stupido, ripetitivo, egocentrico.
Ho passato questo week end in assoluto isolamento, anche perché i figli erano andati per i fatti loro e il telefono è stato agibile con molta parsimonia. Io sto bene da sola, come in compagnia. Ma il Natale è una brutta bestia per tanti. Stamattina ho sentito a Rai1 - alla trasmissione vaticana - uno che diceva di essere "alberofilo" e "presepofilo", meno per il primo ha aggiunto. "Ma ho quaranta presepi e una casa abbastanza grande per godermeli di stanza in stanza". Ma che vada sotto un ponte!
Ecco, non è nemmeno di questo che volevo parlare.
Forse sono le altre due storie che mi ingroppano, anche se per motivi diversi da quelle che si sono aggiunte.
L'attuale governo intende portare l'età pensionabile delle donne a 65 anni. Parità, dice. Quale parità? Dove era lui quando io ho evitato allo Stato le spese di accudimento dei figli all'asilo nido (tanto il posto non c'era); li ho cresciuti facendo lo slalom nei numerosi ostacoli di una società che fa pagare alla madre in termini di tempo, denaro, assistenza per tutta l'età scolastica (pubblica); in quasi sessanta anni della mia vita femminile quanti soldi ho versato nelle casse dello stato, ma, soprattutto, quanti ne ho evitato che sborsasse? Prendiamo l'accudimento degli anziani, ad esempio. Che mi risponde ora il governo, dopo che ho lasciato un lavoro che privava della vita sociale e familiare, ad una malattia che la vita se la porta via? Risponde che ho fatto male i miei conti, banche comprese. E la mia assicurazione risponde - questo mi fa proprio uscire di testa - che devo presentare copia del diploma del massaggiatore, perché l'impegnativa del medico di base che dichiara come io abbia bisogno dei massaggi, nonché la fattura dei massaggiatori non basta!
Allora si capisce che si vive nella menzogna. Sì, io sono una paziente oncologica. Sì, le cure essenziali sono assicurate gratuitamente. Ma per essenziali ci si riferisce al cancro, non a tutto ciòche ci sta intorno. E se una, come me, si pone il problema non solo di guarire, ma di riavere una qualità di vita, allora tutto diventa "lusso": dalla pomata per la radio, alla gelatina che - con la radio - non riduce la vagina ad una prugna secca... Questo è uno dei due argomenti che mi stanno ingroppando, perché davvero è difficile affrontarlo senza dar luogo a fraintendimenti.
Associazioni definiscono "mutilazione" perché ti tolgono una tetta (invece restano due: una perché è fantasma e sente, l'altra perché c'è). Ma non ti dicono che la radio chiude la vagina e che si potrebbero limitare i danni usando creme in commercio che dicono "consigliate in radioterapia". Ma tanto, se siete stati assidui nella lettura delle mie mail, avrete capito di quanto siano deficitarie l'informazione e l'accoglienza.
Io, poi, che mi presento sempre da sola, sono sempre molto... destabilizzante nelle comunicazioni.
Vi abbraccio
Adriana
ps. brutta radio! Da due giorni sento che respirando la parte sinistra non va come la destra. Ok, mi sono avvilita e ho spremuto anche qualche lacrima... cazzo, com'è duro tener duro! Però mio padre ce l'ha fece a vivere e morire dignitosamente di cancro all'intestino, seppure con un solo polmone sano (l'altro lo lasciò in campo di concentramento).

sabato 13 dicembre 2008

Pony express

Carissimi
voglio dirvi che anche la Radio me la sono buttata alle spalle. E' stata forse più dura della chemio perché non mi lasciava respiro, pausa. Ora posso dire che mi vedo nuovamente in ripresa. E vi assicuro che già questo ti fa sentire meglio. Ovviamente ho dovuto ancora ricalibrarmi come un vecchio orologio nei suoi movimenti. Ma risento che l'energia può scorrere in me.

L'altra sera, sdraiata sul mio scomodissimo divano, ho visto un film: "The postletter" con Kevin Costner. Carino. L'epopea buttata nel futuro di quello che furono i pony express nella costruzione degli USA.
Mi è venuta un a riflessione, anche perché sperimentata. Internet ci ha dato una grande possibilità di comunicare. Così tanto che possiamo avere non so quanti mail, seppure a indirizzi diversi. E' come se si abitasse in tante case di residenza e bisognasse essere al corrente della posta di ognuna.
Il problema non è mio. Qui ricevo e da qui rispondo alla em che ho ricevuto, ma se avete un sacco di em e mi scrivete da dove vi capita, anch'io risponderò verso cui da dove vi capita e che magari non andate a leggere.
Vogliamo rifare l' Unità degli Stati Uniti con i pony express o semplicemente comunicare?
Adriana
ps.. Sto ancora meditando sulle altre due storie che vi vorrei raccontare. Non riesco a trovare... il modo di "porgere" in poco scritto, senza essere fraintesa.

mercoledì 10 dicembre 2008

Momento di riflerelax

Carissimi
in genere scrivo di getto le esperienze in cui inciampo o i pensieri che mi frullano. Nè mi rileggo, per non avere ripensamenti distruttivi verso ciò che ho scritto. Stavolta invece sono arenata su due argomenti intorno ai quali sto rimurginando da giorni. Due esperienze che mi riguardano, ovviamente. Ma a cui devo dare il "taglio" giusto per proporvele. Non sempre si può collegare direttamente il cervello alla bocca, no? Rischia di uscire il niente che c'è dietro. E collegare il cuore alla bocca (ti parlo col cuore in mano)? Può essere devastante. Ancora più spregevole è giudicato parlare con gli organi genitali, anche se il più espressivo è cazzo e non la vagina. Noi veneti usiamo "mandare in mona", ma spiegare a un non veneto tutto ciò che è "mona" davvero è arduo. Io ho sempre molto amato e molto rispettato le parole. Un aggettivo sbagliato, anche se in buonafede, può compromettere un dialogo. Quando c'è un'importante tavolo diplomatico fra lingue diverse viene stilato un vocabolario che renda di comune comprensione nel loro significato i termini più importanti nella trattativa. In pratica, parole chiare rispecchiano pensieri chiari. Ovviamente ci sarà sempre qualcuno che, non avendo pensieri chiari, condannerà o fraintenderà le parole chiare. E se non le fraintende le macina, le setaccia, le trasforma nel significato, nell'intendimento, nell'origine.
Non è vero che la libertà di pensiero dà la libertà di parola. E' solo una frase fatta. E' la libertà di parola che porta alla libertà di pensiero. Innumerabile quantità di libri spiegano le parole, restituendole alle loro funzioni di linguaggio e comunicazione, ma ancora c'è paura o disagio per molte parole. Perché esprimono l'handicap del pensiero sull'argomento.
No, tranquilli, con voi non cado in questi tranelli autoindotti: sto solo elaborando le due storie da raccontare, togliendo il superfluo.
Concediamoci un momento di relax. Me l'ha inviato Carlo. Gustatevi queste donne, regine, dee.
Ci risentiamo
Abbraccione
Adriana
http://www.metacafe.com/watch/yt-P2D8epuXla8/prajna_paramita_hrdaya_sutram_the_heart_sutra/

martedì 9 dicembre 2008

Vi aspetto



Carissimi
dopo tanti e tanti anni in cui la Vigilia di Natale l'abbiamo trascorsa a casa mia con tutti quelli di voi che potevano esserci, nonché con vostri amici a scelta (siamo anche arrivati a 50, ricordate?), quest'anno la tradizione si interrompe. La voglia di stringervi tutti insieme per una notte è grande, ma le forze non me lo permettono. Oltretutto la presenza di troppe persone mi frastorna. Tuttavia vi aspetto perché veniate a farmi gli auguri, magari per un té o un aperitivo e vi prometto che le cose buone non mancheranno. Le mie porte sono aperte quando volete. L'accoglienza, come vedete alle foto, è già cominciata sabato scorso. E' venuto a trovarmi Roberto che ha fatto i... accidenti non ricordo il nome... struffoli forse? Buonissimi dolcetti della cucina povera salentina.
Ma se quest'anno dovrò rinunciare all'amata festa, non posso tuttavia non mantenere fede all'impegno che l'ha sempre accompagnata, cioè ragranellare un aiuto per Emergency. Chi verrà a trovarmi potrà avere tre libri per 10 euro e voi sapete che le mie letture sono sempre ben scelte. Ne troverete anche di recentissimi, visto che quest'anno ho dedicato molto tempo alla lettura.
Quindi non fate mancare a me la vostra compagnia e ad Emergency un prezioso, anche se modesto, contributo.
Vi aspetto
Adriana



lunedì 8 dicembre 2008

Albero di Natale


Carissimi
ho fatto l'albero di Natale e mi è venuto il peggiore degli ultimi anni. Erano finti, ma maestosi, eleganti, suggestivi. Questo è vivo, con tanto di radici, tuttavia tristanzuolo. In realtà non mi sentivo abbastanza in forma per decorare l'alberone che sta in garage e che occupava dal pavimento al soffitto del salotto. Scendere e salire sulla scaletta? Davvero no, visto che già mi gira la testa per alzarmi dal divano (ho 100 di pressione). Quindi ho deciso di sfidare i gatti e di comprarmi un alberello vivo, con il suo gratificante profumo che si spande per le stanze. Non avevo neppure voglia di portare su dal garage le scatole con gli addobbi che sarebbero comunque risultati sovrabbondanti rispetto al "piccolino". Così ho acquistato un "corredino" nuovo, ma sempre a prova di gatti... Ahimé, a causa di quei due monellacci i miei ninnoli di vetro non vedono da anni la luce.
Quest'anno, l'idea era - avendo un albero vivo - di dargli l'effetto neve: infatti ho scovato lucine dentro a fiocchi di piume, nonché palle di lana morbida. L'aria è fin troppo naif, forse perché mi sono accorta quanto possa essere stancante anche questa piacevole attività nche implica alzarsi, abbassarsi, allungarsi, allontanarsi, avvicinarsi, bestemmiare contro le luci che non si accendono e contro i gatti che si appendono a qualunque cosa oscilli! E così mi è venuto fuori quest'albero da refettorio delle monache e che guardo con apprensione perché vorrei che sopravvivesse alle feste e poterlo piantare fra gli altri suoi "fratelloni" del giardino di Lignano.
Ma, albero tristanzuolo o no, è il mio messaggero di auguri per tutti voi.
Adriana

martedì 2 dicembre 2008

Scalata al Mont Blanc

Marie Therese,
una mia carissima amica di Malta, ha detto che è golosissima di Mont Blanc e che quindi vuole provare a farlo. A parte che sarei curiosa di sapere come fa a trovare le castagne a Malta, credo in ogni caso che intenda mettere in atto il motto: "Siamo nati per soffrire". E qui, per guadagnarsi il paradiso del Mont Blanc, e quindi godere, bisogna proprio autoflagellarsi.
Ecco la mail che ho spedito a Marie Therese e di cui vi riferirò l'avventura, se intenderà ancora cimentarsi dopo avermi letta.

"Allora vuoi fare il Mont Blanc? Accomodati e soffri! La rottura sono le castagne. Con un chilo ti vengono sei porzioni abbondanti, perché è un dolce molto nutriente.
Compera le castagne, possibilmente quelle grosse, chiamate "marroni", oppure prendi quello che trovi ma chiama a raccolta tutta la famiglia e amici perché l'operazione che segue è la parte peggiore del Mont Blanc.
Prendi le castagne e mettile a bollire come qualunque verdura. I tempi di cottura variano a seconda della freschezza del prodotto. Se hanno ancora la buccia lucida ed elastica sono fresche, quindi cuociono più rapidamente. Se la buccia è opaca e un po' secca dovrai lessarle 10 minuti in più. In ogni caso tieniti su una media di 15-20 minuti, perché devono essere un po' al dente.
E qui viene il bello. Spegni il fuoco, ma non scolare le castagne. Tirane fuori poche alla volta. Togli (una ad una) la buccia esterna e subito dopo comincia la prova di pazienza con la pellicola interna. Ovviamente ti si romperanno, perché la pellicola spesso è anche infiltrata dentro la castagna, ma non è l'estetica che conta. Quando avrai la tua montagnola di frutta mondata (le dita annerite, le unghie incrostate e le maledizioni esaurite), rimettila sul fuoco coprendola appena di latte e aggiungendo un bacello di vaniglia. Fai cuocere a fuoco molto basso e spegni quando le castagne saranno tenere ma non sfatte. Prendi il piatto di portata che ti sembra più consono alla tua creazione e preparati ad una prova di forza. Devi mettere le castagne ben scolate nel passapatate (quello a due manici). Puoi usare anche il passaverdure, ma ti sarà più difficile dare la forma di Monte. E meno lavori il composto con le mani, più resterà soffice. Metti poche castagne alla volta, aggiungi un po' di polvere di cioccolato amaro e strizza, o gira, a seconda dell'attrezzo. Inutile dirti che il Mont Blanc deve avere la fisionomia di una cima impervia, non di una montagna a panettone. Ora rilassati, perché il resto è tutto discesa. Schizza la montagna con del buon rum e fattene un bicchierino come uno sciatore stremato. La copertura si fa con la panna, ma quella vera, non con quell'orrore spray. Quindi prendi la panna da montare che devi aver tenuto in frigo o monta male, aggiungi zucchero a velo se già non è zuccherata, e metti mano allo sbattitore. Se usi il frullatore presta la massima attenzione, perché rischi di eccedere e di trasformarla in burro. La consistenza deve essere media, spumosa, ovvero devi poterla prendere a cucchiaiate e farla colare dalla cima alle pendici del Mont, ricoprendolo tutto, ma senza dover spalmare... Insomma, tipo besciamella morbida. Partendo dalla cima fai cadere un po' di amaretti sbriciolati e di cioccolata fondente a scagliette. Decora la base alternando marrons glacés e amaretti. I "puristi" ci mettono anche le violette candite, ma a me fanno tristezza... facciamo per dire.
Ultima avvertenza: quando lo servi, tieni comunque a parte una ciotola di panna montata e del cacao in polvere, perché le castagne sono insaziabili per questi complementi. Non pensare di mangiare il Mont Blanc a fette: se ti è successo era un falso. In realtà va servito come un budino e meglio sarebbe se fosse messo al centro del tavolo e demolito a cucchiaiate da parte degli invitati. C'è un solo modo per frenare la golosità: piantare al centro del Mont Blanc una bandierina. Chi la fa cadere paga pegno, stabilito da chi ha avuto la scelleratezza di preparare il Mont Blanc ;-)
Aspetto tue notizie circa la "scalata". Dubito che il Mont Blanc sia stato fatto da Dio in un giorno!
Un abbraccione
Adriana