sabato 27 settembre 2008

Varie avventure dal 5 al 26 settembre

5 settembre 2008

Heeehiii, sto bene, ma mica posso bombardarvi con le mie scemenze, no? E' vero che, in genere, se tenevo il cel spento e non scrivevo significava che non stavo bene, ma ora sto bene praticamente ogni giorno, quindi non posso assillare con le "non notizie" come fanno i giornali ;-)

NOTIZIE DALL'ESTERO

"I gemelli del Faraone"

Io avrò anche il cervello tarlato dalla chemio, ma non ho mica capito questa notizia dell'Ansa. http://www.blogger.com/Ma possono esserci feti gemelli di 5 e 8 mesi? O almeno diano un minimo di spiegazione insieme alla notizia!

"Il ritiro dell'atleta cinese"

Non sono sulla notizia, lo ammetto. Ma il ritiro di quell'atleta subito dopo essere sceso in pista ha continuato a punzecchiarmi. Marco Wong aveva dato la sua versione su questa mailing, poi ne abbiamo riparlato al telefono. Lui non si è sbilanciato sulle ipotesi che mi ha riferito, io propendo per questa (non mi risulta riferita dalla stampa): da ben due anni, l'atleta - sebbene fosse un caso nazionale - chiedeva di essere "dimesso" o "pensionato". Insomma ne aveva piene le palle, ma le Olimpiadi incalzavano, lui era un mito... Doveva esserci! Non entro nel merito (perché non lo so) su quali vantaggi o quali stress abbia avuto per due anni, sta di fatto che il fermarsi praticamente alla partenza è stato un NO imperativo, che l'ha messo in una posizione pubblica inequivocabile e inattaccabile. La stampa - per chi lo capisce - può essere un grande ombrello protettivo per chi è vulnerabile. Peccato che sia la stampa stessa a non capirlo o a non esercitarlo.

"La governatrice dell'Alaska"

Quella "uoma" mi fa impazzire. E' incredibile come le renne di Babbo Natale! "L'insostenibile pesantezza dell'essere" per parafrasare Kundera.

NOTIZIE DALL'INTERNO

Quelle a livello nazionale sono così avvilenti, che preferisco Schiudermi al mio Interno.

"Gli scoiattoli"

Sto cercando un approccio più diretto. Ora hanno anche una vaschetta di noci appesa alla ringhiera del terrazzo. E' lì che faccio colazione, fra le brume mattutine, e vorrei tentare di attirarli più vicini... alla mia vista miope. Circola voce - ma non la posso confermare - che ci sia un Rosso veramente spudorato. Ho saputo che qui, in una delle villette di Arco del Tramonto, c'è uno "in età" che riesce a dar da mangiare in mano agli scoiattoli. Se è vero, mi sa che lui è più imprendibile del Rosso. Però il Rosso deve essere davvero tosto, perché ha fatto un brutto scherzo a Luciano il giardiniere, che - mentre puliva la piscina dagli aghi di pino - aveva apoggiato il pacchetto di sigarette sul bordo. E il Rosso glielo ha buttato in acqua!

"Il terapista Pirata"

Il nuovo terapista Pirata è veramente una sega! Stamattina gli ho detto che guardando la tv, quando c'è la pubblicità, inganno il tempo con due "pesetti" da due chili per mano, tanto per ricostruire i muscoli delle braccia. E lui mi fa: "Io voi donne non vi capisco". "Perché?". "Vi date da fare dove non c'è niente da fare". "Ma se faccio muscolo è meglio che vedere una pellaccia cadente, no?". "E' inutile, il muscolo si allarga, ma non tende la pelle". "Cellulite?". "No, proprio grasso che casca. Non so perché vi ostinate, come mia moglie...". Ma va fa un culo. Ti sembra una cosa da dire a una che cerca di stare con la testa fuori dalla merda? Le sue parole sono aria, le sue mani non trasmettono niente. E' profondamente annoiato dal suo lavoro, ma non ha neppure la consapevolezza per ammetterlo. Mi ha raccontato:
"Stanotte ho sognato che ho fatto il cretino. Come quelli della tv, lì in mezzo al tornado in America solo per filmarlo. Ero uscito da qui, dalle Terme, per fotografare il tornado e quello mi ha portato via, in mezzo al mare, all'ultima secca. Mi sembrava di essere l'unico sopravissuto. Poi il tornado è arrivato alle Terme e si è portato via tutto..."
"Hai problemi con il lavoro che fai?"
"No, sono contento"
"E' Tutta l'estate che lavori, forse vorresti andare in ferie"
"Per andare dove?"

Ecco, avrei ancora due massaggi da fare con lui, ma li cancellerò. E' incapace e annoiato, preso dal suo fisico palestrato, non trasmette niente quando fa il suo mestiere. Frande, grosso e figo, ma le sue mani sono mute. Sfiorano la pelle e continua chiedere: "Si sente bene?". Una meraviglia! Ma torna a fare il bagnino, va'!

"Ultimissima"
notte non ha funzionato. Vedremo stanotte. Continuo a credere nel potere di imbrogliarsi.

Vi abbraccio

17 settembre 2008


Carissimi
ecco quale è stato il mio "bentornato" a Padova, giovedì scorso.

Scendo dal treno con Daniela e, dopo pochi minuti, mi accorgo che ho dimenticato il giubbetto (nuovo!). Il treno intanto era ripartito. Davo per scontato che le Ferrovie (così come per gli autobus o per i vigili urbani) avessero un ufficio oggetti smarriti. Mi sono messa a cercare l'ufficio informazioni, per farmi indicare l'ufficio che cercavo. E, guarda caso, scopro che adiacente all'ufficio informazioni, c'è un ufficio Assistenza clienti. Sembrava fatto al caso mio. Mi avvicino alla porta a vetri e, prima ancora di aprirla, l'impiegato mi fa segno di andare alla porta dell'ufficio informazioni. Entro e faccio solo in tempo a dire: "Ho dimenticato un giubbetto" e l'impiegato mi fa segno (ma sono tutti muti?) di andare alla porta dell'ufficio Assistenza. "Aaaalt - sono sbottata io - non fate ping pong con me, vedetevela voi due". L'impiegato - seccatissimo - tira su il telefono e borbotta con il collega, il quale - anche lui seccatissimo - chiude l'ufficio Assistenza e si siede ad una scrivania vuota dell'ufficio Informazioni. Non capisco l'alchimia dello spostamento, ma l'impiegato, con aria da martire (Guarda che mi tocca fare) si appresta ad ascoltarmi. "Ho lasciato il mio giubbetto sul treno Venezia-Milano, appena ripartito". "Numero della carrozza?". Ma che razza di pretesa! Sono salita a Mestre e, per fare 20 minuti di percorso, mi vado a preoccupare del numero della carrozza? "Non ho guardato, ma sarà stata la terza o la quarta carrozza di testa. Ero seduta nel primo sedile subito vicino all'entrata". "Che tipo di giubbetto?". Segue accurata descrizione, anche del tipo di cotone. Annuisce e afferra con aria stanca il telefono. E già, caro, perché solo una telefonata al capotreno devi fare, mica spalare carbone nella caldaia di una locomotiva. Bofonchia qualcosa, come se si trattasse di segreti di stato, mette giù il telefono e sospira. Mi guarda facendomi intendere che sono un'enorme scocciatura. "Il capotreno è da solo...". Perché serve anche un vice? "... quindi andrà a vedere quando trova un minuto di tempo". Ma il treno non lo guida il macchinista? "... torni fra un po'". Esco, mi fumo una sigaretta, appuro che mio figlio Filippo sta girando intorno alla stazione perché non trova un parcheggio. Ma non mi allontano dalla porta di vetro, perché non vorrei che ricominciasse il "valzer degli uffici". Dopo 20 minuti torno dentro. L'impiegato sta solo tamburellando con la biro sulla scrivania, ma alza gli occhi e mi guarada come per dire: "Ancora qui?". Riprende in mano il telefono e ci bofonchia nuovamente dentro. Afferro un "deposito bagagli" e mi dico "Bingo, l'hanno trovato". Infatti. "E' fortunata, è stato trovato". Mica saranno tutti ladri sui treni, o sono l'unica che tenta di recuperare qualcosa di dimenticato? "Benissimo. Dove posso ritirarlo?". "Al deposito bagagli" e mi snocciola le tariffe-bagaglio: prima ora tot, le altre ore tot altro. "Va bene, quando lo posso ritirare?". "Vediamo, il treno arriva fra 20 minuti". Comincio a non capire... "Mi scusi, quale treno? Quello dov'ero salita io era diretto a Milano, sarà già lontano da Padova". "Infatti, fra venti minuti sarà a Verona. Lei potrà ritirare il suo giubbetto al deposito - bagagli di Verona...". "Ma come, con tutti i treni che vengono a Padova mi fate andare fino a Verona?". "Senta lei, guardi che le ho fatto giusto un favore" sbotta incazzatissimo. "Non me la sto prendendo con lei - bugia! - ma mi sembra assurdo dover andare fino a Verona quando basta che il capotreno passi il giubbetto a uno dei colleghi dei treni verso Padova". "Non sono affari nostri e non ci prendiamo questa responsabilità" urla ancora più alterato. "Ma un ufficio oggetti smarriti...". Manco mi risponde più. Sta imbufalito con lo sguardo alla scrivania e mi fa segno sprezzante con la mano di uscire.
Per fortuna Daniela si ricorda che sua figlia Marta, quella mattina, è proprio a Verona. Passerà lei a recuperare il giubbetto. "Ma me lo daranno?" chiede. Ah già, la Responsabilità dell'oggetto! Ma quale???????????? A me manco hanno chiesto il nome e a Marta il giubbetto l'hanno consegnato senza fiatare, senza chiedere se era lei la persona che lo cercava. Ecco TrenItalia... l'efficienza e la cortesia





17 settembre 2008 bis




Carissimi
e vabbé "far finta di essere sani"... ma starò mica esagerando?
Giovedì sono tornata con bus+treno a Padova e ho scoperto a mie spese l'ennesima magagna delle Ferrovie dello Stato è stato disastroso (ve la racconto domani, merita un "pezzo" a sé). Venerdì 28esimo compleanno di mio figlio Filippo con annessi&connessi. Sabato varie cose da sistemare in casa, tanto che sono rimasta in azione fino alle 18, quando mi sono data per morta e ho continuato anche farlo domenica, così mi sono letta "La figlia dell'eretica" sulla strage delle streghe di Salem. Ieri, lunedì, analisi del sangue, ritiro delle stesse nel pomeriggio, due ore di chiacchiere con mio figlio Michele perché io sono un po' il suo "sfogatoio" e ciò non può che farmi piacere; ma è pur sempre una cosa impegnativa.

TRIPLO SMACK AGLI AMICI

Oggi giornata da record, anche perché Filippo è a Cambridge per il suo lavoro all'università: alle 8.30 già stavo imprecando perché non si trovava un taxi, comunque alle 9 ero in ospedale a Padova per rifare la "centratura" della radio, in quanto in quella precedente una delle lastre non era venuta chiara. L'appuntamento è stato ritardato perché la dottoressa e il tecnico erano stati chiamati in sala operatoria per un'emergenza, così invece di cavarmela in poco, ho aspettato quasi un'ora e mezza. Comunque alle 10.30 è venuta a prendermi Pierina (smack) e siamo filate all'ospedale di Piove di Sacco per farmi la chemio. Sono arrivata alle 11; incredibile: sala d'aspetto quasi vuota, avevo davanti solo tre persone. Presto detto: il primario era ad un convegno ed è lui che si cucca la stragrande maggioranza delle visite consistenti tre per paziente: ammissione alla cura e sua impostazione; verifica a metà; dismissione a fine ciclo. Tutte le altre visite sono puramente di routine (dieci minuti l'una) e sono curate dalle due assistenti (quelle che vi ho già fatto conoscere). Ma, come si dice, "quando il gatto non c'è i topi ballano". Infatti con tre, solo tre pazienti davanti, io sono enrata in sala chemio alle 13.30! Perché? O be', c'è la pausa pranzo, no? Sacrosanta! Ma queste due assistenti devono proprio andarci contemporaneamente? Una potrebbe pasturarsi alle 12 e una alle 13, senza arrestare l'attesa dei pazienti! E, guarda caso, la stessa cosa mi è successa un'altra volta che il primario era ad un convegno! Ho finito alle 15.30 ed è venuta a prendermi Morena (smack) che mi ha riportato a Padova. Dopo un veloce spuntino e due bagagli, alle 16 sono partita con mio figlio Michele e il suo amico Greg alla guida (smack) per Lignano, pisolando sfinita sul sedile posteriore, dove ho avuto l'ennesima prova che non sono allergica al pelo di gatto in quanto nello stato confusionale post chemio mi ero portata dal mio divano proprio il cuscino su cui dorme di solito la mia gatta Bice, così sono arrivata alla meta che sembravo Babbo Natale, con tanto di barba e baffi bianchi.
Ora sono finalmente qui nella mia casetta che aspetto un sonno improbabile, visto che il primo giorno di chemio è sempre come essere sotto cocaina. "Allora ci sarà la fila..." ha commentato Michele. "Non c'è dubbio" ho ringhiato io.
Qui non c'è proprio più nessuno. L'erba, non ci crederete, in 5 giorni è già spuntata. Fitti steli lunghi un centimetro (i miei capelli ci hanno messo un mese), ma a grave rischio con la prima gelata. Troppa fretta hanno avuto, complici le piogge e l'aria ancora mite. Avrei dovuto spostare la semina a febbraio, comunque in questi giorni verrà senza dubbio il giardiniere Luciano e sentirò la sua prognosi. Per inciso: grazie a tutti quelli che hanno colto la mia "verde speranza" per la prossima primavera, il calore del vostro affetto mi aiuterà a passare il freddo dell'inverno.

DUE INVERNI, COSI' DIVERSI

Alle fine di maggio dello scorso anno avevo - traumaticamente - lasciato il lavoro, proiettandomi in un futuro pieno di incertezze. Trascorsi quasi tutta l'estate qui a Lignano. Ero confusa, ansiosa e anche spaventata per il profilarsi di un inverno in cui temevo che mi sarei ridotta a ciabattare per casa, perennemente in tuta da ginnastica, impiegando il mio tempo a fare in casa quei lavori di riordino che mi ripromettevo da anni... Insomma uno squallore! A ottobre, invece, l'opportunità di accompagnare Carla a Malta e di raccogliere il materiale per quel libro-saggio che avrei voluto scrivere con il titolo: "Siamo tutti figli del riccio". Un soggiorno proficuo nella mia amata isola, prolungato da una settimana a due mesi. Tornai alla metà dicembre,continuando a lavorare al libro in tutti i momenti liberi che mi lasciavano le feste natalizie. Erano passati i giorni cupi... in tasca già un biglietto di ritorno a Malta per l'8 marzo, dove avrei raccolto la documentazione residua che mi mancava. Invece il 3 febbraio la mia vita ha avuto una nuova sterzata, mi ha imposto un compito impegnativo: salvarmi la pelle o, anche, vivere al meglio il tempo che mi verrà concesso.
No, non ho più potuto dedicarmi al mio amato libro. Non per mancanza di tempo, ma di concentrazione. Parte del mio cervello è coperto da una "nuvola nera" che lo rende ottuso e svogliato, l'altra parte è impegnata ad occuparsi dell'ordinaria amministrazione. O sarebbe meglio dire straordinaria. L'unico varco che sono riuscita a forzare in quella "nuvola nera" è stato tornare ad occuparmi del mio Inglese. Eppure non sto affrontando questo inverno con le amare prospettive del precedente, segno che anche una grave malattia può diventare qualcosa per cui vivere intensamente. Sapete cosa mi salva dal pericolo dell'autocommiserazione, dell'avvilimento, della paura cieca? Non la forza, il coraggio, lo spirito di indipendenza - come tutti credono - , ma la mia innata curiosità. Sono riuscita a diventare curiosa anche nei confronti di me stessa e del MIO cancro. Quindi, in ultima analisi, di un'inaspettata avventura che mi trovo costretta ad affrontare. Soprattutto non è una curiosità morbosa, cioè egocentrica, ma aperta con una nuova prospettiva sul mondo che mi circonda. Cerco soprattutto di non cadere nella trappola (la tentazione è forte) del narcisismo, del cinismo, della pigrizia a cui la malattia darebbe l'alibi. In definitiva, devo necessariamente accettare la presenza di quella "nuvola nera", ma non permetterle di oscurare quel pezzo di cielo azzurro sotto il quale vive la parte di bambino che è in ciascuno di noi e grazie al quale tutto diventa mitico, impavido e giocoso.

UMANITA' IN PILLOLE

Sfoggio di pazienza

In questi mesi non ho mai visto bambini o giovani (diciamo sotto i 40) nel reparto oncologico in cui vado. Devo ricordarmi di chiedere il perché. A Radiologia non è così, forse perché a Padova c'è la "Città della Speranza", l'apposito reparto per i minori affetti da cancro. Anche stamattina è stato un via vai di barelle con piccoli e piccolissimi ospiti rannicchiati sotto il telo verde. Spuntano i crani spettrali, i visi tutt'occhi. In carrozzina un dodicenne spastico, contorto come un tralcio di vite, la bocca farfugliante. "Che palle!" è sbottato ad un tratto, stanco dell'attesa. Mi ha quasi strappato un sorriso. Ma che espressione comica da un bambino già nato con una grave disgrazia a cui se ne aggiunta una ancora più grave. E i genitori che sembravano così attempati a dirgli imbarazzati "sttt, sttt, caro, porta pazienza". E come no?!

L'ascensore-astronave

Sola, stavo per salire in ascensore al sesto piano del reparto di Oncologia. Attraverso la porta che si sta chiudendo si lancia un... o mio Dio, stavo per scrivere un anzianotto, uno di mezza età... insomma di non molto più "grande" di me, ma io mica mi vedo o mi sento così. Mi ricordo ancora che a 50 anni mi sono incazzata con un collega il quale aveva titolato "Anziana investita" riferendosi ad una donna della mia età. Ma torniamo a quello visibilmente sconvolto dalle porte morderecce dell'ascensore. "Devo andare al settimo" mi comunica affannato, come se fossi il ragazzino con il berretto a tamburello che si vede nei vecchi film americani. Allungo il dito e, con un sorriso di cortesia, schiaccio il pulsante corrispondente al reparto di Geriatria, quello che - se ricordate - diventò una scalata all'Everest quando gli ascensori restarono fermi per oltre cinque ore. "Grazie, grazie... sa, io non me ne intendo...". Mi sento magnanima: "La sua fermata è dopo la mia. Deve solo uscire, non occorre che lei prema altro. Questo è un ascensore intelligente...". Mi guarda con reverenza. LA FORZA SIA CON NOI, mi sento in Star Wars.

L'Alaska dietro l'angolo

Ieri mi tefona una vicina.
Lei: "Comeeee? Riparti per Lignano?"
Io: "Certo, mi godo il verde e la tranquillità"
Lei: "Ma non hai il riscaldamento!"
Io: "Guarda che siamo in settembre, neppure a casa accenderei il riscaldamento. Sono a soli 100 chilometri da Padova e in piena pianura friulana, non in Alaska. A Lignano la gente vive esattamente come noi". Ma quanto piccolo è il mondo!

SI E' MESSO A PIOVERE

Proprio in questo momento si è messo a piovere. Per me è un rumore irresistibile. A me piace camminare sotto la pioggia, né capisco quelli che, quando scoppia un temporale, abbandonano di corsa la spiaggia coprendosi con gli asciugamani, pur avendo sguazzato in mare fino ad un minuto prima. Ma della pioggia mi piace ancora di più il rumore quando mi culla a letto, mentre sto leggendo un libro. Impagabili, lunghissimi pomeriggi che ora posso permettermi senza sentirmi in colpa se trascuro altre cose. Quindi vi lascio e vado a raggiungere la mia "cesta dei gatti" per una notte nuovamente protetta dal mio "acchiappa sogni".

Un abbraccio
Adriana
ps. Gli scoiattoli hanno fatto man bassa di tutte le nocciole, anche quelle messe in un cestino nel mio terrazzo: domani li aspetto al varco per un "incontro ravvicinato".

umanità (sala radio, ascensore, lia)
erba e scoiattoli
privacy-media




23 settembre 2008


Carissimi
eccomi finalmente in posizione verticale. L'ultima chemio infatti è stata un po' fetente, nel senso che ho dovuto stare a letto per qualche giorno. Ora ne ho un'altra il 7 ottobre e poi passerò alla radio. Fino al 4 ottobre, quindi, resterò qui circondata dagli scoiattoli che ormai arrivano a scorrazzare anche sul terrazzo, così potevo osservarli anche da sotto le coperte. Sono diventati lustri e grassi come castagne, nonché tanto impertinenti da andar a seppellire il loro bottino di noci giusto fra la mia erba appena nata, facendo buchi e montagnole. Li perdono solo perché si stanno attrezzando per superare l'inverno. Nella foto non si vedono le malefatte, ma ci sono. Questo mi fa venire in mente che, la settimana scorsa, Luciano è venuto a trovarmi con un suo collega giardiniere per bere il solito "tajut" (bicchiere friulano di vino bianco"). Non mi è sembrato amico di Luciano, ma solo una conoscenza, una brutta conoscenza, in quanto si è subito vantato di aver appena comperato 1500 cartucce. "Deve andare in guerra?" ho chiesto. "Naaaa, mi servono per sparare alle allodole. Si spreca un mucchio di fuoco con quelle...". "Aaaalt, non voglio sapere altro e poi devo andare a prepararmi il pranzo" ho concluso congedandoli. Nel pomeriggio ho detto a Luciano: "Non portare più qui il tuo collega, non offro vino ai cacciatori", soprattutto a quelli che sparano a tutto ciò che si muove.
Un abbraccio
Adriana







Carissimi
alcuni si stanno chiedendo che ci faccio qui da sola, in un mare fuori stagione. L'atmosfera è da "The day after" con tutte queste case sprangate e nessuno in giro, ma la cosa non mi disturba affatto. Mi piacciono i fiori tardivi nei giardini deserti, il buio che cala in fretta e ti fa rifugiare in casa per cucinare una zuppa che intiepidisce l'aria e lo stomaco, guardare cazzate alla tv o rifugiarsi a letto per leggere... stamattina ho visto che in quasi quattro mesi qui ho accumulato una pila di venti libri letti. A proposito di tv, mi vergogno a dirlo ma Luciano il giardiniere mi ha contagiata nel guardare L'isola dei famosi. Quando verso mezzogiorno passa di qui per bersi un "tajut", ci mettiamo a discutere su questi finti naufraghi. Vediamo la faccenda da punti di vista diversi: lui crede che sia tutto vero, io che non sia così dura come fanno vedere. Se mi garantissero crema solare e Autan ci andrei anch'io fra i Non famosi. Che, almeno in questo caso, mi sembrano assai più simpatici e intraprendenti di quei quattro marpioni di Famosi che non fanno che litigare e fare sfoggio della loro ignavia. E così io e Luciano dibattiamo come si dovrebbe pescare, accendere e conservare il fuoco, costruire ripari credibili, ecc. Altro che prendere il sole e fare giochetti di società! La nostra fantasia si è spinta tanto in là che oggi abbiamo messo a punto la tecnica che adotteremmo per catturare lo squalo che sta spaventando i pesci e che tipo di esche vanno usate. Ahhahahhah... Poi lui è tornato alla staccionata da dipingere e io sono andata in un boschetto a raccogliere ghiande per gli scoiattoli. Luciano dice che gli piacciono... ma, sarà... e quando mai le hanno assaggiate? Sono piuttosto lontane da qui. Non vorrei essermi fatta mangiare dalle zanzare per niente...
Un grazie a Rossana per il Cavallo... Spero di non dovermi trovare a quota mille a furia di scalare terra.
Un abbraccioneAdriana

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