martedì 30 dicembre 2008

Natale 2008


Carissimi
la mia memoria è sempre più indisciplinata. E quanto sto odiando questi capelli che crescono afro! Dandomi un tocco da vecchietta con la permanente sbagliata. Mi preferivo budda.
La foto che vi mando è l'augurio di Buone Feste che non potevo fare prima, perché non ero in quella situazione ;-)
AUGURI, AUGURI, AUGURI.
Ora, tanto per non cambiare, ho voglia di cacciarmi a letto... I tacchi a spillo sono stati deleteri! Anche se portati pochissimo nel corso della festa, giusto per le foto!

Oltretutto queste scarpe era solo la seconda volta che le mettevo nel corso di ... 20, più anni? Davvero non ricordo il tempo. Ma la storia sì. Al Marriot del Cairo.

Adriana cantastorie... è difficile raggiungere quell' A maiusola, incastrata nell'ovvio delle altre minuscole, ma così essenziali per comunicare.
A dopo, forse. Ora ho voglia di andare a cuccia.
Adriana

sabato 27 dicembre 2008

Doppia convalescenza

Carissimi
eccomi qua, uscita dal natale in doppia "convalescenza". Partiamo dalla più facile: una parainfluenza che mi ha colto proprio nella Notte Santa con febbre e male alle ossa, ma che mi ha graziato da tosse e raffreddore. Oggi è il primo giorno che mi alzo e ieri sera sono perfino riuscita a guardare un mieloso film alla tv. In compenso sono riuscita a stupire i figli annunciando ore prima la neve che è caduta nella notte. Comincio ad essere scocciata che nevichi quando sono ko! L'ultima volta l'amico Giordano ha rischiato di prendersi il colera per andare a fotografare il mio amico albero al centro del suo lettone bianco.
Risponderò a tutte le mail arretrate, perché è sempre un grande piacere sentirvi vicini, sia che mi scriviate o meno.
La "convalescenza" più importante, però, è quella dello spirito. Non mi sento più in diritto di altri a lamentare il "malessere di Natale", ma anche se - come vi ho già detto - non vado mai a rileggermi, credo di avervi mandato mail che denotavano un grande disagio. Ho avuto un "cedimento di forze", a causa di troppi fronti emotivi aperti. Se ci pensate, accade più spesso che la revisione dei conti ce la presentiamo a natale e non l'ultimo dell'anno. Del resto mica siamo bancari - ligi alla scadenza del 31 dicembre - quando si tratta della nostra vita, no? Altrimenti troveremmo éscamotages per farli tornare comunque questi dannati conti.
Stamattina ho ripreso una buona abitudine al risveglio: leggere anche solo poche righe di qualcosa che fa bene dentro. Una "pillola" per avviare la giornata. Un dono che mi faccio da quando devo sopportare la compagnia dell'amico cancro.
L'estate scorsa Fernando mi ha regalato un libro che avevo letto anni fa, quando esploravo la meditazione: "Il miracolo della presenza mentale" di Thich Nhat Hanh, monaco e poeta vietnamita. Naturalmente non è tutto "oro colato" , anche perché la prima edizione risale all'87 e talvolta la pesantezza della datazione si sente. Per scoraggiarvi del tutto dal leggerlo vi dirò che il sottotitolo dice: "Come trasformare ogni atto della vita quotidiana, dal lavare i piatti al bere una tazza di tè, in un'esperienza gioiosa, totale e illuminante". Al posto di questo libro vi suggerisco il romanzo "La donna delle sette fonti" del nostro amico Diego Manca, in cui questi principi sono molto ben illustrati e soprattutto in modo più avvincente e meno stressante.
Ma torniamo a stamattina e al passo che mi ha colpito nel capitoletto: Contemplazione della non rinuncia. "Accorgetevi che se anche le cose sono impermanenti e prive di una realtà duratura, sono lo stesso meravigliose".
Un abbraccio forte forte
Adriana
ps. Rileggere un libro può servire a capire quanto si è cambiati nella percezione di se stessi ;-)

venerdì 19 dicembre 2008

Mare, mare, mare

Domani vado al mareeeee ;-))))))))))))))))))))))
Grazie figli, siete meravigliosi.

Riposo del guerriero

Continuo ad essere ingroppata e scostante. O forse solo affaticata. Ho storie ancora da raccontare, ma mi frega il malumore.
L'altra sera ho visto in tv il film sul pugile Carnera. Mi ha colpito una frase del manager: "Non devi preoccuparti di niente, solo di vincere".
Non sono in questa condizione privilegiata. Anzi, devo far fronte a questa enorme stanchezza, estraniamento, stizza.
Ho saltato un appuntamento per dimeticanza, quello che poteva dirmi come andava il mio cuore dopo la radio. Ciò ha spostato l'appuntamento per l'nizio della terapia conseguente. Sono incorsa in una cosa stupida, ma significativa. Non devo occuparmi di altri, se non del mio nemico, quando sto combattendo da sola. Tendo a dimenticarmelo, a fare concessioni alla guerra.
Stare meglio, non significa stare bene.
Adriana nel riposo del guerriero.

domenica 14 dicembre 2008

Natale, cancro e dintorni

Mi sono ingroppata. Fra il dire e non dire.
Tutto ciò era partito per informare sulle mie "condizioni di salute" - come odio questo termine - tutti, nello stesso momento, evitando di ripetermi al telefono. Poi ho cominciato a fare la cronista, un cromosoma con cui nasci. Infine a raccontare anche quello che sentivo. Almeno in parte. Ora mi sembra tutto stupido, ripetitivo, egocentrico.
Ho passato questo week end in assoluto isolamento, anche perché i figli erano andati per i fatti loro e il telefono è stato agibile con molta parsimonia. Io sto bene da sola, come in compagnia. Ma il Natale è una brutta bestia per tanti. Stamattina ho sentito a Rai1 - alla trasmissione vaticana - uno che diceva di essere "alberofilo" e "presepofilo", meno per il primo ha aggiunto. "Ma ho quaranta presepi e una casa abbastanza grande per godermeli di stanza in stanza". Ma che vada sotto un ponte!
Ecco, non è nemmeno di questo che volevo parlare.
Forse sono le altre due storie che mi ingroppano, anche se per motivi diversi da quelle che si sono aggiunte.
L'attuale governo intende portare l'età pensionabile delle donne a 65 anni. Parità, dice. Quale parità? Dove era lui quando io ho evitato allo Stato le spese di accudimento dei figli all'asilo nido (tanto il posto non c'era); li ho cresciuti facendo lo slalom nei numerosi ostacoli di una società che fa pagare alla madre in termini di tempo, denaro, assistenza per tutta l'età scolastica (pubblica); in quasi sessanta anni della mia vita femminile quanti soldi ho versato nelle casse dello stato, ma, soprattutto, quanti ne ho evitato che sborsasse? Prendiamo l'accudimento degli anziani, ad esempio. Che mi risponde ora il governo, dopo che ho lasciato un lavoro che privava della vita sociale e familiare, ad una malattia che la vita se la porta via? Risponde che ho fatto male i miei conti, banche comprese. E la mia assicurazione risponde - questo mi fa proprio uscire di testa - che devo presentare copia del diploma del massaggiatore, perché l'impegnativa del medico di base che dichiara come io abbia bisogno dei massaggi, nonché la fattura dei massaggiatori non basta!
Allora si capisce che si vive nella menzogna. Sì, io sono una paziente oncologica. Sì, le cure essenziali sono assicurate gratuitamente. Ma per essenziali ci si riferisce al cancro, non a tutto ciòche ci sta intorno. E se una, come me, si pone il problema non solo di guarire, ma di riavere una qualità di vita, allora tutto diventa "lusso": dalla pomata per la radio, alla gelatina che - con la radio - non riduce la vagina ad una prugna secca... Questo è uno dei due argomenti che mi stanno ingroppando, perché davvero è difficile affrontarlo senza dar luogo a fraintendimenti.
Associazioni definiscono "mutilazione" perché ti tolgono una tetta (invece restano due: una perché è fantasma e sente, l'altra perché c'è). Ma non ti dicono che la radio chiude la vagina e che si potrebbero limitare i danni usando creme in commercio che dicono "consigliate in radioterapia". Ma tanto, se siete stati assidui nella lettura delle mie mail, avrete capito di quanto siano deficitarie l'informazione e l'accoglienza.
Io, poi, che mi presento sempre da sola, sono sempre molto... destabilizzante nelle comunicazioni.
Vi abbraccio
Adriana
ps. brutta radio! Da due giorni sento che respirando la parte sinistra non va come la destra. Ok, mi sono avvilita e ho spremuto anche qualche lacrima... cazzo, com'è duro tener duro! Però mio padre ce l'ha fece a vivere e morire dignitosamente di cancro all'intestino, seppure con un solo polmone sano (l'altro lo lasciò in campo di concentramento).

sabato 13 dicembre 2008

Pony express

Carissimi
voglio dirvi che anche la Radio me la sono buttata alle spalle. E' stata forse più dura della chemio perché non mi lasciava respiro, pausa. Ora posso dire che mi vedo nuovamente in ripresa. E vi assicuro che già questo ti fa sentire meglio. Ovviamente ho dovuto ancora ricalibrarmi come un vecchio orologio nei suoi movimenti. Ma risento che l'energia può scorrere in me.

L'altra sera, sdraiata sul mio scomodissimo divano, ho visto un film: "The postletter" con Kevin Costner. Carino. L'epopea buttata nel futuro di quello che furono i pony express nella costruzione degli USA.
Mi è venuta un a riflessione, anche perché sperimentata. Internet ci ha dato una grande possibilità di comunicare. Così tanto che possiamo avere non so quanti mail, seppure a indirizzi diversi. E' come se si abitasse in tante case di residenza e bisognasse essere al corrente della posta di ognuna.
Il problema non è mio. Qui ricevo e da qui rispondo alla em che ho ricevuto, ma se avete un sacco di em e mi scrivete da dove vi capita, anch'io risponderò verso cui da dove vi capita e che magari non andate a leggere.
Vogliamo rifare l' Unità degli Stati Uniti con i pony express o semplicemente comunicare?
Adriana
ps.. Sto ancora meditando sulle altre due storie che vi vorrei raccontare. Non riesco a trovare... il modo di "porgere" in poco scritto, senza essere fraintesa.

mercoledì 10 dicembre 2008

Momento di riflerelax

Carissimi
in genere scrivo di getto le esperienze in cui inciampo o i pensieri che mi frullano. Nè mi rileggo, per non avere ripensamenti distruttivi verso ciò che ho scritto. Stavolta invece sono arenata su due argomenti intorno ai quali sto rimurginando da giorni. Due esperienze che mi riguardano, ovviamente. Ma a cui devo dare il "taglio" giusto per proporvele. Non sempre si può collegare direttamente il cervello alla bocca, no? Rischia di uscire il niente che c'è dietro. E collegare il cuore alla bocca (ti parlo col cuore in mano)? Può essere devastante. Ancora più spregevole è giudicato parlare con gli organi genitali, anche se il più espressivo è cazzo e non la vagina. Noi veneti usiamo "mandare in mona", ma spiegare a un non veneto tutto ciò che è "mona" davvero è arduo. Io ho sempre molto amato e molto rispettato le parole. Un aggettivo sbagliato, anche se in buonafede, può compromettere un dialogo. Quando c'è un'importante tavolo diplomatico fra lingue diverse viene stilato un vocabolario che renda di comune comprensione nel loro significato i termini più importanti nella trattativa. In pratica, parole chiare rispecchiano pensieri chiari. Ovviamente ci sarà sempre qualcuno che, non avendo pensieri chiari, condannerà o fraintenderà le parole chiare. E se non le fraintende le macina, le setaccia, le trasforma nel significato, nell'intendimento, nell'origine.
Non è vero che la libertà di pensiero dà la libertà di parola. E' solo una frase fatta. E' la libertà di parola che porta alla libertà di pensiero. Innumerabile quantità di libri spiegano le parole, restituendole alle loro funzioni di linguaggio e comunicazione, ma ancora c'è paura o disagio per molte parole. Perché esprimono l'handicap del pensiero sull'argomento.
No, tranquilli, con voi non cado in questi tranelli autoindotti: sto solo elaborando le due storie da raccontare, togliendo il superfluo.
Concediamoci un momento di relax. Me l'ha inviato Carlo. Gustatevi queste donne, regine, dee.
Ci risentiamo
Abbraccione
Adriana
http://www.metacafe.com/watch/yt-P2D8epuXla8/prajna_paramita_hrdaya_sutram_the_heart_sutra/

martedì 9 dicembre 2008

Vi aspetto



Carissimi
dopo tanti e tanti anni in cui la Vigilia di Natale l'abbiamo trascorsa a casa mia con tutti quelli di voi che potevano esserci, nonché con vostri amici a scelta (siamo anche arrivati a 50, ricordate?), quest'anno la tradizione si interrompe. La voglia di stringervi tutti insieme per una notte è grande, ma le forze non me lo permettono. Oltretutto la presenza di troppe persone mi frastorna. Tuttavia vi aspetto perché veniate a farmi gli auguri, magari per un té o un aperitivo e vi prometto che le cose buone non mancheranno. Le mie porte sono aperte quando volete. L'accoglienza, come vedete alle foto, è già cominciata sabato scorso. E' venuto a trovarmi Roberto che ha fatto i... accidenti non ricordo il nome... struffoli forse? Buonissimi dolcetti della cucina povera salentina.
Ma se quest'anno dovrò rinunciare all'amata festa, non posso tuttavia non mantenere fede all'impegno che l'ha sempre accompagnata, cioè ragranellare un aiuto per Emergency. Chi verrà a trovarmi potrà avere tre libri per 10 euro e voi sapete che le mie letture sono sempre ben scelte. Ne troverete anche di recentissimi, visto che quest'anno ho dedicato molto tempo alla lettura.
Quindi non fate mancare a me la vostra compagnia e ad Emergency un prezioso, anche se modesto, contributo.
Vi aspetto
Adriana



lunedì 8 dicembre 2008

Albero di Natale


Carissimi
ho fatto l'albero di Natale e mi è venuto il peggiore degli ultimi anni. Erano finti, ma maestosi, eleganti, suggestivi. Questo è vivo, con tanto di radici, tuttavia tristanzuolo. In realtà non mi sentivo abbastanza in forma per decorare l'alberone che sta in garage e che occupava dal pavimento al soffitto del salotto. Scendere e salire sulla scaletta? Davvero no, visto che già mi gira la testa per alzarmi dal divano (ho 100 di pressione). Quindi ho deciso di sfidare i gatti e di comprarmi un alberello vivo, con il suo gratificante profumo che si spande per le stanze. Non avevo neppure voglia di portare su dal garage le scatole con gli addobbi che sarebbero comunque risultati sovrabbondanti rispetto al "piccolino". Così ho acquistato un "corredino" nuovo, ma sempre a prova di gatti... Ahimé, a causa di quei due monellacci i miei ninnoli di vetro non vedono da anni la luce.
Quest'anno, l'idea era - avendo un albero vivo - di dargli l'effetto neve: infatti ho scovato lucine dentro a fiocchi di piume, nonché palle di lana morbida. L'aria è fin troppo naif, forse perché mi sono accorta quanto possa essere stancante anche questa piacevole attività nche implica alzarsi, abbassarsi, allungarsi, allontanarsi, avvicinarsi, bestemmiare contro le luci che non si accendono e contro i gatti che si appendono a qualunque cosa oscilli! E così mi è venuto fuori quest'albero da refettorio delle monache e che guardo con apprensione perché vorrei che sopravvivesse alle feste e poterlo piantare fra gli altri suoi "fratelloni" del giardino di Lignano.
Ma, albero tristanzuolo o no, è il mio messaggero di auguri per tutti voi.
Adriana

martedì 2 dicembre 2008

Scalata al Mont Blanc

Marie Therese,
una mia carissima amica di Malta, ha detto che è golosissima di Mont Blanc e che quindi vuole provare a farlo. A parte che sarei curiosa di sapere come fa a trovare le castagne a Malta, credo in ogni caso che intenda mettere in atto il motto: "Siamo nati per soffrire". E qui, per guadagnarsi il paradiso del Mont Blanc, e quindi godere, bisogna proprio autoflagellarsi.
Ecco la mail che ho spedito a Marie Therese e di cui vi riferirò l'avventura, se intenderà ancora cimentarsi dopo avermi letta.

"Allora vuoi fare il Mont Blanc? Accomodati e soffri! La rottura sono le castagne. Con un chilo ti vengono sei porzioni abbondanti, perché è un dolce molto nutriente.
Compera le castagne, possibilmente quelle grosse, chiamate "marroni", oppure prendi quello che trovi ma chiama a raccolta tutta la famiglia e amici perché l'operazione che segue è la parte peggiore del Mont Blanc.
Prendi le castagne e mettile a bollire come qualunque verdura. I tempi di cottura variano a seconda della freschezza del prodotto. Se hanno ancora la buccia lucida ed elastica sono fresche, quindi cuociono più rapidamente. Se la buccia è opaca e un po' secca dovrai lessarle 10 minuti in più. In ogni caso tieniti su una media di 15-20 minuti, perché devono essere un po' al dente.
E qui viene il bello. Spegni il fuoco, ma non scolare le castagne. Tirane fuori poche alla volta. Togli (una ad una) la buccia esterna e subito dopo comincia la prova di pazienza con la pellicola interna. Ovviamente ti si romperanno, perché la pellicola spesso è anche infiltrata dentro la castagna, ma non è l'estetica che conta. Quando avrai la tua montagnola di frutta mondata (le dita annerite, le unghie incrostate e le maledizioni esaurite), rimettila sul fuoco coprendola appena di latte e aggiungendo un bacello di vaniglia. Fai cuocere a fuoco molto basso e spegni quando le castagne saranno tenere ma non sfatte. Prendi il piatto di portata che ti sembra più consono alla tua creazione e preparati ad una prova di forza. Devi mettere le castagne ben scolate nel passapatate (quello a due manici). Puoi usare anche il passaverdure, ma ti sarà più difficile dare la forma di Monte. E meno lavori il composto con le mani, più resterà soffice. Metti poche castagne alla volta, aggiungi un po' di polvere di cioccolato amaro e strizza, o gira, a seconda dell'attrezzo. Inutile dirti che il Mont Blanc deve avere la fisionomia di una cima impervia, non di una montagna a panettone. Ora rilassati, perché il resto è tutto discesa. Schizza la montagna con del buon rum e fattene un bicchierino come uno sciatore stremato. La copertura si fa con la panna, ma quella vera, non con quell'orrore spray. Quindi prendi la panna da montare che devi aver tenuto in frigo o monta male, aggiungi zucchero a velo se già non è zuccherata, e metti mano allo sbattitore. Se usi il frullatore presta la massima attenzione, perché rischi di eccedere e di trasformarla in burro. La consistenza deve essere media, spumosa, ovvero devi poterla prendere a cucchiaiate e farla colare dalla cima alle pendici del Mont, ricoprendolo tutto, ma senza dover spalmare... Insomma, tipo besciamella morbida. Partendo dalla cima fai cadere un po' di amaretti sbriciolati e di cioccolata fondente a scagliette. Decora la base alternando marrons glacés e amaretti. I "puristi" ci mettono anche le violette candite, ma a me fanno tristezza... facciamo per dire.
Ultima avvertenza: quando lo servi, tieni comunque a parte una ciotola di panna montata e del cacao in polvere, perché le castagne sono insaziabili per questi complementi. Non pensare di mangiare il Mont Blanc a fette: se ti è successo era un falso. In realtà va servito come un budino e meglio sarebbe se fosse messo al centro del tavolo e demolito a cucchiaiate da parte degli invitati. C'è un solo modo per frenare la golosità: piantare al centro del Mont Blanc una bandierina. Chi la fa cadere paga pegno, stabilito da chi ha avuto la scelleratezza di preparare il Mont Blanc ;-)
Aspetto tue notizie circa la "scalata". Dubito che il Mont Blanc sia stato fatto da Dio in un giorno!
Un abbraccione
Adriana

domenica 30 novembre 2008

Compleanno Michele




Carissimi
oggi mio figlio Michele ha compiuto 25 anni. Per pranzo ho preparato i canederli sia in brodo che in ragù. Nel pomeriggio siamo andati a saccheggiare la libreria Feltrinelli. Poi mi sono cimentata nella preparazione del dolce più faticosamente noioso che conosco: il Mont Blanc. Prepararlo una volta all'anno è più che sufficiente per mandare la massaia sull'orlo di una crisi di nervi. Sarò lieta di fornire la ricetta ai masochisti che sono fra voi e che vogliono fare un figurone per Natale. Ma, attenzione, il Mont Blanc che vedete in foto (credo che l'esposimetro automatico si sia imbrogliato a causa del candore del dolce) è sì piccolo, ma per sei persone. Dopo aver pelato un chilo di castagne, facilmente il coltello mira alle vene!
Un abbraccio alla panna
Adriana






Addio coniglietti


EVVIVA :-))))))))))))))))) Anche questa è andata! Oggi ho finito la radioterapia e ho un mese di vacanza prima di finire nuovamente nelle mani dell'oncologo. Il mio "viaggio" è iniziato 10 mesi fa ed essermi lasciata alle spalle due cicli di chemio più la radio (così lunga che potrei essermi diplomata dj), oltre all'intervento chirurgico, ha tutto il sapore di una conquista. Anche perché non me la sono cavata niente male, no? E' ben vero che per un po' sarò ancora nella categoria "rifiuti tossici", ma se non altro mi evito l'inceneritore!!!
Oggi ho detto addio all'ospedale e anche ai coniglietti stanziali nel parco dell'Isitituto oncologico veneto. Nessuno ha saputo dirmi come si sono riprodotti così vigorosamente, ma immagino ci sarà la mano di qualcuno che si è sbarazzato di una coppietta (sono nani) ormai venuta a noia in casa. Però ora questa piccola popolazione è trattata bene, perché vedo qua e là mucchietti di pane e carote. Certo che mangiano un'erba più "radioattiva" di me, visto l'inquinamento da traffico che c'è in quella zona (per la passeggiata dal posteggio all'ospedale mi sono munita di mascherina). Nel giorno dell'elezione di Obama è comparso un piccolissimo coniglietto nero e l'ho chiamato Obama. Naaaa, non l'ho adottato. Ho già dato! Michele aveva voluto un coniglietto nano, che chiamammo Messner come lo scalatore, perché aveva la capacità di arrampicarsi e superare qualunque ostacolo frapposto fra lui e la sua brama di roditore. La mia casa porta ancora i segni.
Bene, da stasera posso concentrarmi su cose piacevolissime, come vedervi, ad esempio. Cosa bolle in pentola per sabato sera?
Un abbraccio entusiasta
Adriana

lunedì 24 novembre 2008

Un regalo allargato



Voglio condividere con voi tutti questo regalo che mi ha mandato Giordano. Lo vedete che l'amico albero non ha neppure un fiocco di neve addosso e che il terreno è sgombro anche per tutta la sua circonferenza? E' a causa di tutto il calore che riesce ad emanare pur nel sonno invernale. Ricordo che qualche anno fa andai a trovarlo in un pomeriggio freddissimo. Me ne stavo accovacciata sulle radici, circondata dai rami spogli. Era come stare sotto una tenda ed ho potuto chiaramente avvertire lo sbalzo di temperatura quando sono uscita allo "scoperto".
Un abbraccio con poco fiato
Adriana

In dono a chi la neve non ce l'ha...

Carissimi
non vi dico quanto malumore può mettere il lunedì perché non voglio davvero fare la femmina in menopausa ormono-dipendente. Però stamattina quando mi sono svegliata da una brutta notte dopo una sfiancante domenica, mi sono detta che davvero "Lassù qualcuno mi ama". Che dono meraviglioso è la neve. Ti da l'impressione di poter fare punto a capo. Quando, appena scesa dal letto, ho aperto le tende per vedere il tempo, sono rimasta come al solito estasiata. Tanti di voi sono di Padova, quindi la neve la stanno vedendo quanto me, ma altrettanti di voi vivono in altri luoghi dove questa benedizione non c'è stata. A questi ultimo va il mio dono, soprattutto agli amici maltesi, costretti a godersi un quasi perenne beltempo. Che pena mi fanno, GRRRRR.
Nelle foto: il giardino visto dal terrazzo e dalla finestra di cucina.
ps. Avevo una gran voglia di precipitarmi dal mio amico albero e coglierlo in questa veste candida, ma i miei pensieri sono incagliati. Andrei lì come chi, mentre ti sta parlando al telefono, ti mette in attesa perché ha un'altra chiamata. Lo considero estremamente sgradevole e maleducato.

Sì, "Lassù qualcuno mi ama", ma quando ho acceso il pc, stamattina, ho avuto la conferma che anche "Quaggiù sono amata", perché... come dire, le vostre mail sono molto toccanti e mi stupiscono sempre. Premetto che io non mi rileggo, quando vi scrivo, perchè ho molto pudore ad esternare ciò che provo. Scrivo di getto e archivio nel blog che lascerò in eredità ai miei figli, quando più serenamente potranno leggere delle mie peripezie. Oggi ho fatto un'eccezione: sono andata a rileggermi per verificare se le vostre belle parole scaturite dalla mia ultima mail non fossero esagerate o comunque condizionate dall'affetto. Be', la forma è buona, anche se gli manca una "limatina". E il contenuto? Sì, sono io. E nello stesso non lo sono. Mi sento così mutevole e fuggevole in questo periodo. Tiro fuori cose molto intime da me stessa e nel medesimo tempo tengo i telefoni staccati perché ho una voglia terribile di isolamento.
Avrete notato che questa mailing non l'ho aperta al dialogo e vi ho sempre invitato a contattarmi individualmente. Del resto non è nata per diventare un "forum", ma solo per informare tutti contemporaneamente di ciò che mi accadeva, anche se talvolta indulgo in cose che non c'entrano, ma che ho voglia di condividere con voi. Però stavolta mi sembra pertinente inoltrarvi la mail di Rossana, che è anche un approfondimento di ciò che volevo dirvi. Grazie Rossana.

"Mi lasci spesso senza parole. E' un filo sottile che mi unisce a te, Adri, condivido il tuo modo di pensare in maniera quasi assoluta. Lo sai esprimere molto meglio di me.
Confermo che i nostri incontri (come il tuo con l'amica estetista) non avvengono mai per niente.
Ricordo che circa 12 anni fa feci assistenza alla mamma di una compagna di liceo di Elena. Era stata operata da Pluchinotta ad un tumore al seno molto avanzato. Lei è tedesca e qui a Padova non aveva parenti. Mi ero offerta di aiutarla e lei ha accettato.
Non ero mai stata in ospedale a Padova e in quell'occasione imparai a muovermi lì dentro. Avevo la sensazione che stavo imparando qualcosa che doveva poi aiutarmi per un'esperienza più forte. E fu così: dopo circa sei mesi mio papà si ammalò di cancro al fegato e mi trovai da sola con lui ... Grazie a Susy avevo un bagaglio di nozioni che mi furono molto utili. Vedi Adri, è stata lei ad aiutarmi.
p.s.: ora Susy ha 63 anni - splendida donna, in gamba e molto monella!
Un bacione grande grande!
Adriana






domenica 23 novembre 2008

Nel segno del cancro, no grazie

Carissimi
buon lunedì a tutti coloro che oggi, domenica, non sono al pc. Splendida domenica di sole, ma che voglio vivere quietamente a casa, come gli atleti in ritiro prima di una gara importante. Le mie terza-quarta settimana di radio non sono state buone, come avrete capito. Niente di grave, ma somma di tanti malesseri ad aumentare il senso di stanchezza... di essere STUFAAAAAAA!!!

FOGLIA SECCA
Questo mio corpo è diventato come una foglia secca: cade dall'albero (mi gira la testa); scricchiola al vento (le mie giunture); si arriccia sotto il sole (la mia spalla). Certo che la radio è davvero radiante. Deve aver attraversato tutti i tessuti, perché l'eritema mi sta nascendo anche nella zona opposta, cioè quella della schiena. Per fortuna il prurito è intermittente, ma vi assicuro che preferirei un moderato mal di pancia al tormento di non potersi grattare. Il mio umore lunedì scorso era sotto tacchi delle scarpe, tanto da indurmi alle grandi domande esistenziali: "Sono io cambiata o è il blocco di estrogeni provocato dal farmaco che sto prendendo?". "Questa menopausa indotta mica mi sta facendo diventare quella lagna di donna che non sono stata con la prima menopausa?". Con tutto il rispetto per le donne-lagna ormono dipendenti in menopausa...
Carenza di estrogeni o no, stufa stufissima lo ero senz'altro, ma nella notte fra martedì e mercoledì è successo qualcosa che ancora una volta mi ha dimostrato la grande adattabilità del nostro corpo. Mi sono svegliata verso le 5 di mattina con il solito attacco di prurito determinato anche dalla sempre chemio-sulfurea traspirazione. Niente di nuovo quindi, ma improvvisamente ero io ad essere cambiata. Sentivo di poterlo sopportare, nonostante la stanchezza e il malumore. Ho avuto la certezza che potevo fare a meno del cortisone paventato dal radiologo, da quale giovedì scorso non sono tornata per il controllo. Non nego che quest'ultima settimana continuerà a pesarmi molto, come per chi è a quel chilometro dal traguardo che decide l'esito della maratona, ma ora so di potercela fare. E che riuscirò a portarmi a casa una "pelle" migliore di quanto sarebbe stata dopo il temporaneo sollievo del cortisone.

BENVENUTA NEL CLUB "LE RAGAZZE CHE VOGLIONO VIVERE"
A proposito di pelle. Non ho mai smesso, come sapete, di andare al mio Istituto di Estetica per quelle piccole coccole al corpo che ci fanno sentire in "ordine" a ogni età. La proprietaria dell'istituto è una bella donna molto volitiva ed efficiente. Da tanti anni che la conosco, non siamo mai passate al tu, anche se talvolta qualche sprazzo di confidenza è andato al di là del rapporto gestore-cliente. Del tipo i miei viaggi, o la sua separazione (solo un cenno, per dire che stava riorganizzando una nuova casa a misura di se stessa). Ovviamente sa di cosa mi è capitato e mi ha citato l'esempio di una sua cliente diventata una cara amica: una leucemia terribile, guarita dopo cure disperate negli Stati Uniti. Ma quando cominciò la chemio andò all'istituto: "Voglio essere il più bella possibile". "Non posso farle niente senza un'autorizzazione dei suoi medici curanti". Che professionalità, eh?
L' "imprenditrice coraggiosa" come la definì il giornale per cui lavoravo (ha l'istituto nei pressi di via Anelli e chi è padovano sa cosa significa a livello di media)...
E' entrata nel mio camerino - dove mi stavano facendo il pedicure - con i suoi bei capelli lunghi mossi da onde e ricci. Siccome in genere li tiene raccolti, le ho fatto i complimenti. Ho notato che è uscita in fretta, come colta da insolito pudore. E' rientrata quando la lavorante aveva finito il pedicure e se n'era andata. Riporto il dialogo in modo asciutto, perché... what else? Come mi ha insegnato l'attualmente pubblicità di quel caffé in capsule.

LEI: "Come sta?"
IO: "Cerco di cavarmela"
LEI: "Non l'ho vista da... i primi di ottobre mi pare"
IO: "Ha ragione, ma ho un po' il fiato corto, per così dire..."
LEI: "Non ha in programma nessun viaggio?"
IO: "No, non prima di aver finito la radio".
LEI: "Nessuna delle sue... come le chiama? 'Monellerie' ?"
IO: "Ghheghhehe, mai dire mai. E lei, come va?"
LEI: "Ho il cancro anch'io. Lo so con certezza da due giorni. Io sono sempre stata scrupolosa con la mia salute. Verso la metà di ottobre ho scoperto due ghiandolette infiammate all'inguine. Da lì sono incominciati esami su esami. Il verdetto me lo aspettavo, visto come si prendevano a cuore la cosa. Ma saperlo è stata dura ugualmente. Peggio di tutto l'attesa. Lunga, troppo lunga. Si arriva a pezzi. Ho un cancro alle ghiandole linfatiche, esteso a tutto il corpo. Quindi non operabile. Devo solo sperare nella chemio, visto che non sono operabile. La farò una volta alla settimana, per ora. Mi hanno già detto che perderò i capelli, i miei bei capelli..."

Non stupitevi per i capelli, né voi maschi (paradossali per un particolare così IRRILEVANTE nei vostri confronti per noi femmine), né voi femmine ovviamente (per un particolare così RILEVANTE, tra gli altri, per i maschi). E comunque lei dirige un istituto di estetica, quindi è chiaro che possa sentirsi colpita più di me.

LEI: "Voglio farcela. Lei dove ha comperato la sua bella parrucca?"

Abbiamo parlato della qualità delle parrucche. Alla fine ci siamo abbracciate e le ho detto: "Benvenuta nel 'Club delle ragazze che vogliono vivere' ". Ha capito che non è un'associazione, ma una strizzata d'occhio "monella" e "guerriera".
Mi è sembrato significativo che mi abbia chiesto il mio cel. Avrei giurato che all'istituto l'avevo lasciato. Questa settimana passerò di là, con cautela. Le darò l'indirizzo dove ho comprato la parrucca e quello della mia erborista. Ma con calma, con calma. Capisco la sua riluttanza a lasciarsi andare, capisco il suo desiderio di passi individualmente esplorativi, capisco che nella sua cliente-amica-sopravissuta al cancro avrà un appoggio più immediato del mio. Non tutti siamo da Pronto Soccorso immediato, Croce Rossa da manuale, sirene spiegate alla solidarietà di "specie". Avere il cancro non rende tutti quanti sotto lo stesso segno zodiacale!
Grande abbraccio
Adriana

mercoledì 19 novembre 2008

Ultime dal fronte

Carissimi
la buona notizia è che per ora non devo interrompere la radio, la cattiva è che probabilmente ho sviluppato un'allergia sulla zona irradiata, da cui le vescichette e il tormentoso prurito. Secondo il radiologo, il cortisone mi aiuterebbe, ma non è il caso di usarlo quando mancano ancora due settimane di trattamento. Quindi dovrò tener duro per ancora tre o quattro giorni e correre ai ripari solo se la situazione peggiora.
Un abbraccio
Adriana

domenica 16 novembre 2008

Trascorsa da una gioia leggera

"Le tremule foglie dei pioppi, trascorron una gioia leggera...". Mi sono tornati in mente questi versi di Pascoli ieri, mentre passeggiavo nei dintorni della Certosa per arrivare dal mio amico albero. I pioppi che costeggiano l'argine del fiume fremevano al tenue vento proprio come descritto dal poeta, mentre le foglie secche scricchiolavano sotto i miei piedi. Dopo tanti giorni uggiosi immersi in un grigiore compatto e screziato di pioggia, è tornato finalmente il sole. Sono uscita per scrollarmi di dosso fiacchezza e malumore e perché volevo inviarvi una foto del mio amico albero nella sua dorata veste autunnale. Ho scelto l'ora di pranzo, quando alla Certosa diventano rari anche quelli che portano a spasso il cane o vanno a correre. Che magnifico silenzio sigillato sotto un cielo azzurro chiaro. E che aroma di legni tiepidi, di pulviscolo, di muffe. Come entrare in un sottotetto tagliato da un raggio di sole. Camminavo piano, non con la mia solita furia, per consentire alle tensioni di scivolare via. Ma... ero in prossimità dell'albero quando mi sono accorta che avevo lasciato la macchina fotografica in auto. Il posto è tranquillo, ma non tanto sicuro. All'amico Fernando, tempo fa, hanno forzato la portiera dell'auto, portandosi via perfino le sue scarpe da tango. Quindi ho fatto dietro front col cuore già in tumulto e ho tagliato per i campi onde accorciare il percorso. Mentre galoppavo tra i solchi fangosi e gli spuntoni delle canne del granoturco ho formulato un pensiero derivante dalle mie letture "zen": non devo permettere che la mia serenità venga condizionata da insignificanti eventi esterni. Mi sono fermata, ho respirato a fondo ed ho ripreso un passo lento, tenendo gli occhi a terra, anziché rivolti al punto dove avevo posteggiato l'auto. Ed ecco che tra i solchi vedo una grossa pannocchia gialla, gonfia di umidità ma sana nel marciume imperante. L'ho raccolta. Mi piaceva la sua consistenza granulosa nel palmo della mano, mentre camminavo nuovamente serena. La mia Mini sonnecchiava inviolata all'ombra: ho preso la macchina fotografica e mi sono riavviata alla volta dell'albero. Nell'ultimo tratto di sentiero ho controllato la mia amata pianta di stramonio (l'erba delle streghe), che ho scoperto un paio d'anni fa e che continua a crescere rigogliosa. Le spinose capsule dei semi sono ancora di un verde brillante, quindi acerbe. Tranquilli, non uso questa pianta pericolosissima (allucinazioni e anche morte), pure molto utile se un po' di foglia viene fumata insieme a tabacco normale per alleviare i sintomi dell'asma, com'era conosciuto nelle nostre campagne.
Il mio amico albero (un platano tricentenario per chi non lo ricordasse) era un trionfante intrico di rami dorati, sulle cui punte estreme verso il cielo sembravano impigliate le soffici nuvolette bianche di passaggio. Mi sono seduta sulle sue radici tiepide (mi sento sempre un po' regina in trono quando lo faccio), rigirandomi la pannocchia fra le mani. Avevo voglia di regalarla a lui. Ho cominciato a sgranarla piano, ricordando i gesti in certi cortili di contadini della mia infanzia... le nostre mani bambine che si lanciavano manciate di grano tra i rimbrotti delle vecchie che stavano sgranando. Ho lanciato i semi contro il tronco che li ha fatti rimbalzare tutt'intorno, come piccole stelle dorate. Ho sentito i tessuti offesi della spalla sinistra stirarsi ad ogni lancio e ciò aumentava la consapevolezza del gesto verso l'albero... il nostro gioco improvvisato. Infine mi sono accoccolata in una piccola culla fra le radici lasciandomi abbagliare dal sole con gli occhi semichiusi e poi inseguendo nel buio delle palpebre i guizzi rossi e verdi di serpi che si allontanavano. "Vattene, vattene" mi ripetevo, immaginandomi la fuga delle cellule malate.
Sarà servito? Non so, né lo posso verificare. Ma tornando sul sentiero mi sentivo "trascorsa da una gioia leggera", come annunciato dalle foglie dei pioppi al mio arrivo.
Un abbraccio
Adriana
ps. La macchina fotografica aveva le batterie scariche, un GRRRR molto zen ;-)

venerdì 14 novembre 2008

Culetto di neonato

Carissimi
oggi termino la terza delle cinque settimane di radioterapia. Quindi ho doppiato la boa e mi avvio al traguardo, ma sento la stanchezza della gara, sia fisica che psicologica. Questo "bombardamento" quotidiano si traduce in spossatezza, vertigini, nervosismo. La zona trattata da due diverse irradiazioni è piuttosto vasta, dalla ferita alla clavicola e parte del collo. Nonostante le creme è irritata e soprattutto pruriginosa. Sopporta solo indumenti di cotone molto morbido, come accade per i culetti di neonato. Speriamo che il week end mi dia un po' di tregua e di energia.
Più umana che bionica
vostra Adriana

Vizietti e piccole virtù

Carissimi
è da domenica che non sono al meglio. Mi sa che sono radioterapia e farmaco combinati insieme a darmi questa botta di stanchezza a cui si aggiunge la personale irritazione nel vedermi limitata nella mia autonomia. Anche il poco che faccio mi sfinisce e ho giramenti di testa sempre in agguato. Il pomeriggio buttarmi fuori dal letto, vestirmi e mettermi in auto per raggiungere l'ospedale mi stronca, per fortuna c'è il "caffetino macchiato e schiumoso" di mio figlio Michele a darmi un po' di carica... E pensare che per il caffé non sono mai stata portata. Anzi, ora che ci penso, non è l'unico "vizietto" che mi sto coltivando.
1) Alle 15.30, caffé con due biscotti
2) Alle 19, piccolissimo flute di vino (unica concessione giornaliera all'amato Bacco)
3) Alle 21, un cioccolatino rigorosamente fondente.
Per una "che sa resistere a tutto fuorché alle tentazioni" (Wilde), sono diventata praticamente ascetica.
Un abbraccio
Adriana

Un libro che non leggerò, PAR CONDICIO...

Alla mia lettera aperta è seguita la risposta di Stefano che metto in mailing per "par condicio" ;-)

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Cara Adriana
tu meglio di altri, sai quale possa essere il mio carattere e quali siano le mie opioni riguardo la morte. La volontà di regalarti quel libro ( pur sapendo che alla fine chi l'ha scritto è morto di cancro ) nasce da alcune considerazioni che mi sono venite spontanee dopo averlo letto. Ti sembrerà paradossale, forse ripetitivo e risaputo, ma dopo questa lettura ho realmente capito che nella vita vince chi lotta, lui non l'ha fatto. Il libro è un susseguirsi di elogi alla sua carriera, a quanto fosse considerato nell'ambiente lavorativo.... Ma solo in rari momenti si pronuncia sulle qualità personali, interiori e intime che un uomo ha. Lui parla sempre di "un avrei voluto" , "avrei fatto" "avrei".... Da ciò ne deduco che se la malattia lo ha consumato è stato perchè ha considerato se stesso come immortale perchè elogiato e considerato da tutti.... ma purtroppo solo un docente. Menziona poco della sua famiglia, dei suoi figli, degli affetti. Non ha lottato. Ha pensato a realizzarsi professionalmente senza considerare che prima di tutto si è uomini, ed attorno girano un'immensità di cose, fatti, persone che come tali vanno considerate. E' morto ricordando sogni che tali sono rimasti. Quindi alla fine di tutto regalarti quel libro, a mio modo, è un'apprezzare lo sforzo che stai facendo, un dirti che stai lottando (secondo me) nel modo più giusto, e che alla fine ce la farai perchè prima di tutto sei realizzata come Donna. E questo forse è l'unica cosa che neanche il cancro può sconfiggere.

Ribadisco, è un mio pensiero ( non poi solo mio a quanto pare.... )

Rinnovo l'affetto che ho per te e un caloroso augurio. Anche se penso che visto come stanno andando le cose su quanto appena scritto ci confronteremo a breve..... :-)

Con Affetto

Baby

Un libro che non leggerò...

Lettera aperta a Stefano, detto Baby , perché è il più giovane della compagnia (24 anni)

Caro Stefano
mi colmi sempre di attenzioni e di questo ti sono molto grata. Ieri mi hai regalato un recentissimo bestseller: "L'ultima lezione - La vita spiegata da un uomo che muore" di Randy Paush (ed. Rizzoli). Voglio spiegarti perché - io che sono un' onnivora di libri - questo non lo leggerò. Perché è un libro per i sani, non per i malati di cancro. E non perché non sia un bel libro, anzi lo consiglio a questa mailing. Ma finisce con la morte dell'autore. E questo non mi aiuta a pensare positivo. Qualche anno fa ebbe un successo clamoroso "Un altro giro di giostra" del giornalista Terzani. Lo lessi e lo apprezzai per lo spirito positivo ed esplorativo, nonostante la sconfitta finale. Anche perché si è portati a pensare: "A me non toccherà", così come i bambini non capiscono di non essere immortali. Allora ero sana e potevo permettermi di trarre insegnamento da un'esperienza di questo tipo, anche se non a lieto fine. Ora invece sono io che vivo il mio dramma personale giorno per giorno, che cerco e trovo strade per vivere al meglio, con ricette che possono essere solo individuali, appellandomi ad energie che non sapevo di avere. Mi aiuta che la morte non mi fa paura, ma mi aiuta soprattutto pensare che ce la farò. Anche solo come sfizio personale, anche solo accontentadomi di dover convivere con qualche altra forma di cancro per tutta la vita e magari morire di vecchiaia per una banale frattura all'anca.
Vedi, Stefano, regalandomi questo libro tu non ti sei reso conto del paradosso: tutti voi mi incoraggiate perché la sto prendendo bene, che il mio ottimo aspetto è già un buon passaporto per la vita, che la mia energia saprà aver ragione sul male, ecc. Anche Pausch e Terzani erano così, anzi anche meglio di me. Recentemente è scomparso pure Steve Mc Queen che amava la vita e che ha senza dubbio goduto delle migliori cure (come gli altri due), ma tutti e tre - come molti altri simili a loro - sono finiti sotto terra. Io non posso permettermi di coltivare questo tipo di pensieri. Ed è anche una delle ragioni per cui ho creato questa mailing, ovvero informare tutti gli amici contemporaneamente sulla mia salute - fisica e mentale - senza dover magari ripetere al telefono: "Non sto troppo bene", oppure "Sono incazzata", altrimenti alla fine della giornata sto sicuramente peggio.
Il libro che mi hai regalato, caro Stefano, lo terrò per quando sarò guarita.
Con immutato affetto
Adriana

Budda bar

Carissimi
sono felicissima di aver superato la seconda settimana di radio. Fatta la prossima sarò già oltre la metà, cioè in dirittura d'arrivo. A fine novembre sarò nuovamente padrona del mio corpo e dei miei spostamenti: che sensazione esaltante e che voglia di valigia.
Come molti di voi sanno sono un'appassionata della musica dei Budda Bar. Un amico mi ha mandato - sempre della serie - il cd Ocean. Iinfo: http://www.ibs.it/dvd/3596971320072/amanaska/buddha-bar-ocean.html . Non perdetevelo, perché non solo è bellissima la musica, ma anche il video con incredibili riprese naturalistiche.
Buon wek end a tutti
Adriana

mercoledì 5 novembre 2008

primo taglio di capelli


Carissimi
oggi ho festeggiato il mio primo taglio di capelli. Stamattina sono andata dalla mia parrucchiera - e soprattutto amica - Lucia che mi ha sistemato la zazzera. I capelli mi stanno ricrescendo folti e ricci, tanto che è stato necessario dare una sfoltita. Anche il colore non è cambiato rispetto a prima: base scura e punte chiare. Quindi niente ritocchi ;-)
Nella foto, sono a casa di Laura e Antonio, la cui figlia Irene ha immortalato questo mio nuovo passo avanti.
Un abbraccio
Adriana

Casa azzurra, papa nero

Carissimi
oggi ho iniziato la mia seconda settimana di radioterapia. E' subentrato un nuovo tecnico: giovane, biondo, occhi azzurri, piuttosto aitante, ma con un pessimo senso dell'umorismo. Finita la seduta, gli ho detto: "Sta andando meglio di quanto mi aspettassi...". E lui, con aria svagata mentre smanettava l'apparecchiatura, ha canticchiato: "Uno su mille ce la faaa...". "Be' lo spero anch'io!" ho replicato a denti stretti.

IL REUMATOLOGO
Sono anche andata a ritirare le analisi ordinate dal reumatologo, che dovrebbe arginare il mio inizio di osteoporosi. Mi sono rivolta a lui privatamente, onde superare la lista d'attesa, per cui ho pagato 170 euro di visita. Quando però ho telefonato per dire che avevo le analisi da far vedere, quindi iniziare la cura, mi è stato risposto che si tratta comunque di una "visita di controllo" e mi è stata fissata per il 29 dicembre. Ma dico, a che gioco giochiamo?

LA CASA AZZURRA
Stamattina ho anche avuto il secondo appuntamento con l'osteopata-massaggiatore, Luca (quello consigliato da Massimo a Lignano). Mi trovo molto bene, anche se non so bene dove mi sono cacciata. Si chiama "La casa azzurra": ospita un asilo nido e una piccola piscina. Si tengono Laboratori di tutto un po': musica, danza, arte, meditazione, yoga, arti marziali, ginnastica posturale e acquatica. L'ambiente è lindo ed efficiente. Luca è molto preparato, disponibile e amichevole. Stamattina mi ha impastato come una focaccia tutta la zona dell'intervento perché, secondo lui, "ogni cicatrice è un insulto a tutto il sistema-corpo". Ha comunque mani d'oro anche quando mi lavora le spalle e il collo per aiutare i tessuti a ridistendersi e per contrastare il "rattrappire" della radioterapia. Il costo è negli standard di un massaggio normale, ovvero 40 euro. E' comunque impagabile l'entusiasmo che Luca ci mette, come se fosse una questione "personale" fra lui e gli attentati che il mio corpo è costretto a subire.

IL PAPA NERO
Bene, l'ora è tarda, ma voglio continuare a seguire il voto negli Usa. Oggi mi è venuta in mente una cosa: la previsione di Nostradamus circa l'elezione di un "papa nero" nella nostra epoca. Era stata strombazzata in occasione dell'elezione di Woytila e ricordo ancora che, quando fu annunciato questo nome, ci fu un attimo di smarrimento tra la folla. Poi tutto cadde nel "dimenticatoio". E se Nostradamus - nella sua Centuria - avesse in realtà previsto l'elezione del Presidente degli Usa? In fondo per il famoso indovino un "papa" poteva essere la persona più importante del mondo, mica poteva pensare al Presidente degli Stati Uniti, no? Possibile che non sia venuto in mente a tutti questi "futurologi" sempre sproloquianti sui media? Su ragazzi, un po' di elasticità di interpretazione... o, come al solito, aspettate che il fatto accada per dire "dopo": "L'avevo detto io..."

Un abbraccio
Adriana

venerdì 31 ottobre 2008

zucche & zucconi

Carissimi
"se Dio vuole è venerdì", come dicono gli inglesi. E così mi sono sfangata la prima settimana di radio. Sì, ho deciso che contare le sedute era troppo stressante, conterò le settimane: una su 5 è andata :-)

HALLOWEEN

Il sindaco di Padova non ha concesso uno spazio municipale ad una Festa di Halloween. Due le motivazioni: 1) E' un'americanata che nulla ha a che fare con le nostre tradizioni; 2) Recarsi - il giorno dopo una notte di bagordi - in cimitero ad omaggiare i morti è un insulto al "bon ton"; 3) rischio di vandalismi e lerciume sparso.
Concedere o meno uno spazio pubblico per una Festa di Halloween è diritto del sindaco, ma, per favore portiamo motivazioni serie: l'unica è la terza, inutile infiorettarla. Quanto all'americanata, lo è. Ma invece di respingere in toto questa festività (vano tentativo!), perché non riscoprire e riproporre ciò che era nella nostra tradizione? Le zucche con le candele dentro, i tanti dolcetti locali e regionali fatti in casa, le leggende più o meno tremende raccontate accanto al fuoco... insomma tornare anche a quella "frequentazione serena" della Morte che ormai si vive solo in modo drammatico, alla faccia del supposto Paradiso! L'idiozia poi di dire che una festa non è consona alla visita in cimitero... Ma per carità, ben vengano i banchetti e la musica in onore del defunto, come ancora in voga tra popolazioni non certo meno civili di noi.

DOLCETTO O SCHERZETTO?

DOLCETTO: Se volete mi "cospargo il capo di cenere" visto che siamo in tema, ma non sono riuscita a resistere ad un attacco consumistico. Da Auchan - in vista di Halloween - hanno allestito ben due corsie tutte dedicate al cioccolato. Io non sono golosa di dolci, ma il cioccolato (cibo degli dei) mi fa impazzire. E infatti ho proprio perso la testa: ho comperato torte, torroncini, cioccolatini, croccanti e perfino un completo da fonduta. Tutto rigorosamente fondente amaro. Una quantità da "Cioccolato Party", quindi sapete cosa vi aspetta se venite a trovarmi. Per rispetto alle mie magagne intestinali, ne mangio solo un pezzetto al giorno, quindi la scorta durerà per un pezzo. Il mio preferito è il fondente al peperoncino da sciogliere lentamente in bocca, mentre ascolto un Budda Bar. Per me è lo sballo assoluto: più di una volta mi sono trovata a piedi nudi a ballare anche da sola.

SCHERZETTO: godetevi l'allegato. Io sono diventata così "zuccona" da cascarci... Invece il trucco è a portata di mano ;-) Fatemi sapere come va a voi.

Un abbraccione
Adriana

ps. Nel week end risponderò a tutte le mail personali che mi si sono accumulate, ma che leggo quotidianamente. Grazie per essermi così vicini :-)))))))))

giovedì 30 ottobre 2008

Il Dio Telefono

Carissimi
mi sento finalmente in ripresa. Oggi ho fatto la quarta seduta di radioterapia e tutto sta procedendo per il meglio: non aspetto più di mezz'ora e la mia pelle, a cui elargisco quotidianamente ben tre diversi tipi di crema, per ora non registra problemi. A quello che succede sotto cerco di non pensarci; anzi, mentre sono stesa sul lettino fingo di farmi una lampada abbronzante.

Fra i vari problemi in corso di soluzione, avevo anche quello del lavaggio del port. Veramente mi seccava andare fino all'ospedale di Piove di Sacco per farmi semplicemente dare una siringata d'acqua. Così, martedì mattina ho cominciato a telefonare nelle varie strutture ospedaliere di Padova che potevano fare al caso mio: Hospital Day di Oncologia, Reparto di Oncologia, Centro regionale Tumori. Niente da fare! Ovunque o dava occupato, o squillava a vuoto, o si inseriva il fax. Così ieri pomeriggio, prima della seduta di radio, sono andata all'Hospital Day di Oncologia, ufficialmente aperto solo di mattina. Ho trovato un infermiere in età (simpatico e tombeur de femme) che senza perdere un secondo mi ha seduta su uno sgabellino e vuotato la famosa siringa nel port, ridendosela di appuntamenti e di impegnative mediche per un'operazione tanto banale. "Ma all'ospedale di Piove queste cose me le richiedono... è un tale casino là" gli ho detto. "Casino a Piove? - mi ha risposto - Io ho un fratello che da un anno va a fare la chemio lì e le assicuro che non è niente in confronto al casino che c'è qui". Ok, ho avuto un colpo di fortuna: la persona giusta, al momento giusto, nel posto giusto. Grazie Agostino, ma possibile che le cose filino liscie solo quando si incappa in queste rare e felici combinazioni? Ma la parola "standard" non ha proprio più alcun significato? Possibile, ad esempio, che tre reparti importanti come quelli che ho citato non possano avere un centralino efficiente?
E' incredibile come nell'epoca dei computer si ricorra ancora a così tanta carta, così come il Dio Telefono funzioni solo per le puttanate. Giusto stamattina sentivo che secondo la rilevazione fatta da una società di sondaggi di Mestre, la famiglia italiana - in piena crisi economica - è disposta a tagliare su tutto, ma non a rinunciare al cellulare. Oltre il 50 per cento dei bambini delle elementari ha il cellulare personale...
Riflessione senza alcun intento moralistico: sappiamo bene che in ogni "tribù" il rito del passaggio all'età adulta (più o meno sanguinario) è sempre stato fondamentale. Noi "civilizzati" non siamo mai stati da meno: dai pantaloni corti a quelli lunghi in altri tempi, alle chiavi di casa nei miei. Ora è il cellulare ad essere il momento dell'emancipazione? Ma non ci si rende conto che dare un cellulare ad un bimbo è consegnargli non solo le chiavi di casa, ma quelle del mondo? E magari non del migliore?

Un abbraccione
Adriana

martedì 28 ottobre 2008

Stupidi & stupiti

Carissimi
è da un bel po' di giorni che non ci sentiamo, ma non sono stati giorni "buoni". Prima ho dovuto smaltire l'ultima chemio, poi mi è venuta una brutta colica. Ne sono uscita molto spossata in un momento in cui c'erano tante cose a cui far fronte. Il risultato è stato un stress tremendo, perché la mancanza di forze mal si concilia con impegni incalzanti sia sul fronte della salute che di altro tipo. Un conto è riuscire a vivere alla giornata, diverso è subire la precarietà. Sono caduta nel malumore e nell'irritazione, quindi ho preferito defilarmi. Comunque, anche se è stato uno slalom, sono riuscita a contattare tutte le persone che mi aiuteranno a portare avanti la mia guerra.
Dell'amico cardiologo Trivellato vi ho già scritto, i miei successivi contatti sono stati questi:

Ginecologa: si è stupita che nessuno mi abbia consigliato una visita di questo tipo, visto che ho subito un cancro al seno sinistro, che ho un nodulo al seno destro e che il farmaco che sto prendendo mi provocherà una simil-menopausa. Ok, ora ho vari esami da fare.

Reumatologo: si è stupito che nessuno... ecc. e sempre per i succitati motivi. Comunque, secondo una prima diagnosi, la forma di osteoporosi rilevata dalla densitometria non ha niente a che fare con la menopausa (né prima, né seconda) e neppure con il cancro. Risale a molti anni fa e alcune coliche renali che ebbi avrebbero dovuto far pensare ad un eccesso di calcio nelle urine, perdita probabilmente causata da un malfunzionamento della paratiroide. L'averlo scoperto ora è stata una fortuna. seguono esami.

Osteopata: si è stupito che nessuno mi abbia suggerito la fisioterapia in corso di radioterapia. Ieri ho fatto il primo massaggio. E' davvero un ottimo professionista, ma vi racconterò del "contorno" appena mi sarà tornato il buonumore.

Radiologia: si sono stupiti quando infine ho telefonato per ricordare che ero in lista d'attesa. Loro se l'erano scordato. "Le troveremo un buchino" mi ha detto il tecnico. "Mi dispace ma sono a casa perché ho perso la bambina" mi ha risposto la radiologa. Ovviamente mi dispiace molto per lei, perché è davvero una cara persona, tuttavia non va bene che una struttura si inceppi se manca una persona. Comunque ho iniziato le sedute: ogni giorno alle 16 eccetto sabato, domenica e festivi.

Fra una cosa e l'altra sono giornate a "perdifiato" che mi lasciano stremata, immersa nelle carte, nelle telefonate e nella ricerca di parcheggi. Naturalmente ho la testa nel pallone e riesco a destreggiarmi solo grazie ai post it. E anche così, che disastro! Pazienza comperare due volte il dentifricio, ma si può ricomprare una forbicina per unghie appena acquistata una settimana prima????? O dover telefonare a tre amiche perché non mi ricordavo più il nome di una pianta che ho in terrazzo: una banale CAMELIA! E così mi agito, sudo e mi punge tutta la pelle! GRRRRR
Ahhh, dimenticavo... il reumatologo mi ha consigliato SOLE!!!!! Andrò sul Mar Rosso "a tempo perso" e con il burka, visti gli effetti di chemio e radio! Ok, ok... non tragedizziamo, ci andrò a primavera, subito dopo aver fatto la "prova bikini" naturalmente. Ghegheheheh.

Dai, dai... mica voglio deprimervi. Se mi tornano le forze - ovvero smettere di girarmi la testa ogni volta che da seduta mi metto in piedi - riacquisto anche il mio "sense of humor".
Da lunedì, comunque, torno in palestra. Farò quello che riesco, ma almeno mi sembrerà di essere tornata alla normalità. E, per carità, non stupitevi!

Un abbraccio
Adriana

giovedì 16 ottobre 2008

Ho un cuore sghignazzante

Carissimi
avete presente quella "faccina" (emoticon) che sghignazza con la linguetta fuori ad un lato della bocca? Ebbene il mio cuore - se preso con una certa inquadratura - è proprio così: faccia tonda tonda, due enormi cavità scure che fanno da occhi, un'altra come bocca e a "slinguettare" molto rapidamente è la valvola mitrale. Così mi è apparso ieri sul monitor mentre facevo l'eco color doppler. Mi sarei messa a mia volta sghignazzare, ma dovevo stare zitta e respirare normalmente onde non alterare le immagini. Ho cercato di mettere a parte della mia ilare scoperta, il dottor Trivellato, Mario per me e gli altri amici che l'hanno conosciuto alle mie feste di Natale, ma lui ovviamente - da esperto cardiologo - ha una visuale del tutto diversa.
Tanto per stare sulla notizia, il mio cuore sarà anche sghignazzante, ma sta benissimo. Quindi potrò affrontare la radio in tutta tranquillità.
Siccome tra i lettori di questa mailing c'è anche Mario Trivellato, racconterò il gustoso antefatto alla visita cardiologica di ieri. Avevo appuntamento per le 11.45 al Servizio di Cardiologia dell'Usl 16 diretto da Trivellato e intendevo essere puntuale sia perché lo sono per natura, sia perché alle 13 dovevo essere all'altro capo della città per sottopormi alla densitometria ossea. Sono partita da casa con ampio anticipo, per evitare di angosciarmi nella difficile ricerca di un parcheggio. Trovarlo, infatti, non è stato facile. Scendo dalla Mini e mi avvio al parcometro, ma dopo due passi sento la calza autoreggente della gamba sinistra abbandonare l'aderenza e scendere al ginocchio, ovvero in bella vista, dal momento che avevo una gonna a due palmi sopra ad esso.
Nota per i maschietti: capita che le calze autoreggenti non "reggano" se si ha la pelle troppo asciutta, ma basta spalmare un po' di crema sulla coscia e tutto torna a posto. Né stupitevi se metto le calze autoreggenti per andare ad una visita medica: non è un intento di seduzione (queste poi erano marroni e a trama fitta), solo che i collant mi danno un fastidio tremendo, anche in inverno!
Insomma mi ritrovo lì in una stradina deserta nella periferia del centro storico, senza un briciolo di crema a portata di mano e ad una discreta distanza dalla meta. Naturalmente i tentativi di rimettere a posto la calza che scendeva inesorabile ad ogni passo era tremendamente imbarazzante, seppure seduttivo per i passanti. Riguadagno finalmente la Mini e mi metto a frugare freneticamente nel cruscotto, dove scovo (o meraviglia!) un elastico che infilo subito fino alla coscia. Ma dopo tre passi, invece di uno, la calza è nuovamente al ginocchio. Nell'anfratto di un portone mi metto a fare nodi su nodi per stringere ulteriormente l'elastico che riuscirà senz'altro a bloccarmi la circolazione, ma non a tenere su la calza, come avrò modo di constatare nel giro di un minuto. Intanto i minuti passano inesorabili. Come faccio a presentarmi in queste condizioni? Non sembro più una sessantenne biricchina che porta bene la sua età, ma una sessantenne debosciata! Finalmente sbuco su una via un po' più centrale (via Beato Pellegrino), ma più caratterizzata da negozi di artigianato che di profumerie... Mi serve una cremaaaaa! Altro che Isola dei Famosi, formulo le ipotesi più improbabili: potrei entrare in un bar e chiedere del burro (ma che penseranno?), potrei ordinare un caffé, andare in bagno con la bustina di zucchero, miscelarlo con l'acqua e sperare di rendermi la coscia appiccicosa quel tanto da tenere su la calza; potrei entrare dal parrucchiere e comprare del balsamo per capelli, ma mi sa che mi rende ancora più scivolosa... Aahaha, finalmente un negozietto di alimentari: è talmente stretto che passo di misura dietro i clienti al bancone, così almeno nessuno nota la mia calza al ginocchio. Raggiungo una mensola con qualche detersivo polveroso, ma non c'è traccia di nessuna crema, manco per mobili, men che meno per le mani! Esco disperata, anche perché la strada sta finendo e poiché sbocca su una grossa arteria, non troverò più traccia di negozi. Ed ecco il miracolo: a soli cento metri dalla mia meta, vedo un'erboristeria. Arraffo una crema qualunque che sarei disposta a pagare oro, esco, mi metto dietro un cassonetto delle immondizie e incremo la coscia, la cui calza aderisce ora perfettamente. Proprio in quel momento mi squilla il cel. E' Trivellato: vuole assicurarsi che sarò puntale. Arrivo che spacco il minuto e... per forza mi scopro il cuore che sghignazza.

E ora, per "par condicio" nei confronti dei tanti medici e operatori sanitari che sto frequentando e di cui narro, voglio spendere qualche parola anche sul dottor Mario Trivellato che dirige un reparto davvero modello per efficienza e cortesia del personale. Ma Mario non è "banalmente" un cardiologo - per quanto bravo - bensì un cardiologo che mette, senza metafore, "tutto se stesso" nella sua professione. Nel senso che usa il proprio cuore per bizzarri esperimenti, quale - fra gli altri - monitorarsi in un lancio col paracadute, esercizio mai praticato prima (né dopo). Ed ha 66 anni, mica è di primo pelo. Non basta, ieri ho scoperto che lo scorso settembre si è buttato nel vuoto dal ponte più alto d'Europa, quello di Enego sulla strada che porta ad Asiago: 175 metri d'altezza. Legato ad un elastico da bungee-jumping lungo 41,5 metri di lunghezza, Mario ha fatto un salto da 165 metri in totale, con primo rimbalzo a 120 metri. "Ma perché l'hai fatto?" gli ho chiesto, riservandomi di leggere più tardi l'articolo che parlava di questa prodezza. "Per capire come il cuore reagisce alla paura" mi ha risposto candidamente. Mario, a quando il cammino sulle braci ardenti? Da tutti noi che abbiamo un cuore, grazie per il tuo impagabile entusiasmo.

Un abbraccio
Adriana

domenica 12 ottobre 2008


Buon lunedì a tutti
Sto cercando di riemergere da questa ultima chemio che è stata un po' cattivella, o forse sono io che ho accumulato "scorie venefiche". E vabbé, ormai è andata. Ora dovrei riprendermi giorno per giorno.
Ieri sono stata a pranzo con i figli a "La Vecchia Brenta", un ristorante che mi piace molto. E il tempo splendido ha fatto da vivificante cornice. (nella foto, appena finito di pranzare... possibile che sono diventata così piccola?). Ma io mi sono ugualmente stancata molto, tanto da dovermi rifugiare a letto per il resto del pomeriggio. Stancata a fare che? vi chiederete. Anche se eravamo all'aperto, il rumore e il chiacchiericcio agli altri tavoli mi hanno frastornata. Sento più che mai bisogno di quiete. Purtroppo siamo tutti costretti ad una vita chiassosa, ad un silenzio rumoroso, alla condanna del branco. E' strano come siamo pronti a metterci a dieta per il cibo, ma non per il rumore. Ricordo la quiete della Biblioteca Nazionale di Malta con i suoi sommessi scricchiolii e, soprattutto, gli odori: quello secco e polveroso degli antichi scaffali di legno, quello farinoso dei libri, ma di più mi è rimasto impresso quello degli schedari a mano con i loro cassettini odorosi di spezie. Sì, un profumo pungente e aromatico - tipo curry forse - che mi faceva venire l'acquolina in bocca. Ci ripensavo al ristorante, cercando di scacciare un filo di nausea che mi aveva colto.
Naaaa, tranquilli, non sto meditando di entrare in un convento di carmelitane scalze... Anzi mi attende una settimana piuttosto impegnativa, visto che sono diventata una "donna ad alta manutenzione".
Un abbraccio
Adriana


venerdì 3 ottobre 2008

3 ottobre 2008 - Meglio in crociera che in casa di riposo

Carissimi
eccomi qua dopo il consueto, tumultuoso ritorno a casa. Mio figlio Filippo deve arredare il suo nuovo appartamento e ha chiesto il mio aiuto. Cosa che mi ha fatto molto contenta, ma è davvero una maratona occuparsi di mobili e relativi prezzi.

Stamattina ho parlato con la radiologa, perché mi aveva detto di chiamarla qualche giorno prima dell'ultima chemio (che sarà martedì). Ho così appreso che la radioterapia non posso iniziarla prima di tre settimane dall'ultima chemio, onde evitare gli effetti dannosi da sovrapposizione. Potevo anche arrivarci da sola, ma sono stata fuorviata dal discorso che mi aveva fatto: "Se si libera prima un posto, la avvertiremo". E così sono rimasta vincolata a Lignano nel timore di una "chiamata d'urgenza". Ora invece mi trovo a dover aspettare la fine di ottobre prima di incominciare. Uffaaaaa. Penso che mi darò alla pazza gioia ;-)

Avete visto l'allegato? Certo che è un'idea fantastica (almeno pro tempore...). Del resto è da anni che i pensionati vanno in vacanza sul Mar Rosso perché è molto più conveniente della costiera romagnola.

Un abbraccio
Adriana

martedì 30 settembre 2008

CICATRICI AL FEMMINILE

Carissimi
domani (mercoledì) torno a Padova. Ormai è in arrivo l'autunno vero e, non avendo il riscaldamento, non ha più senso stare qui. Sto facendo i bagagli con un pelo di nostalgia per un'estate volata in un soffio. Torno a Padova domani (mercoledì). Tutti mi dicono che ho un aspetto magnifico. E, in effetti, mi sento molto bene. Peccato che ci sia ancora una chemio in agguato... Ma, almeno per ora, è l'ultima. Vedo anche l'ora - sia quel che sia - di iniziare il ciclo di radioterapia. Più cose mi lascio alle spalle, più strada mi sembra di fare per rientrare in possesso del mio corpo. Certo che gliene sto dando di filo da torcere a questo cancro, vero? Magari si sta pentendo di essersela presa proprio con me ;-) Ma non si può mai dire... Avete sentito di Steve Mc Queen? E sì che lui avrà potuto contare sul meglio in assoluto per curarsi... Questione di culo, quindi, non di cure. Forse avrebbe dovuto seminare erba. Io lascio qui il mio giardino in perfetto ordine, con un'altra area seminata che voglio veder verdeggiare in primavera. E vi assicuro che non è facile in un terreno così duro. Ma la sera, davanti alla tv, faccio esercizi alle braccia con pesetti da due chili per mano, soprattutto per svegliare i muscoli del braccio sinistro ancora in parte insensibile dall'ascella al gomito. Però posso stenderlo perfettamente come l'altro, grazie alle terapie di Massimo.

Qualcuno si è stupito perché ho accennato al programma-trash "L'Isola dei Famosi". E perché? Se mi prendessero ci andrei di corsa: non ho nessuna immagine da salvaguardare e, soprattutto, "pecunia non olet", come rispose l'imperatore Vespasiano quando mise una tassa sui cessi pubblici che aveva fatto costruire. E il premio in palio è di 200 mila euro, un toccasana per una disoccupata come me! Senza contare il premio di consolazione di due settimane-vacanza nelle Honduras.
Io tifo per Vladimir Luxuria, perché mostra serenità, equilibrio e sense of humor, il che salva sempre dal ridicolo. Voglio vedere se la falsità di questo programma lo costringerà a "dare i numeri", come richiesto ad altri... dietro compenso, ovviamente. E' solo tutto un giro di soldi, come alla Lotteria. Mica ti senti ridicolo perché compri un biglietto no? Soprattutto se è per le Honduras ;-) E poi, dove lo mettete il mio narcisismo? Unica donna con una tetta sola fra tutte quelle "perfettone". Se potessi partecipare a quel gioco sarebbe anche un modo per mandare un messaggio forte alle donne: fate quella dannata mammografia! Una su dieci - attualmente - ha un seno compromesso... altro che "prova bikini!".
Un esempio? Due giorni fa è venuta a trovarmi Clara, mi coetanea. Gestisce l'agenzia immobiliare che mi affittava questa casa al mare quando i figli erano troppo piccoli per venire da soli e io troppo presa al lavoro per portarceli. Clara due anni fa si è beccata un cancro al polmone. Piccolissimo, in una radiografia di routine che aveva fatto su insistenza del medico visto che era una fumatrice. L'intervento ai polmoni è comunque dolorosissimo, in confronto al mio che è stato una passeggiata. Lei poi non è ancora tornata a vivere, nonostante gli esami continuino a confermarle che è perfettamente guarita. Ora ha problemi alle ginocchia, quindi si muove poco e così è pure ingrassata. Altro problema per sentirsi depressa. Ma la cosa più curiosa è che, nonostante essere passata attraverso il cancro e quindi continuando ad essere a rischio di recidiva, non si è mai fatta una mammografia. Raramente è andata dalla ginecologa e sempre ha ignorato le prescrizioni. L'atteggiamento di Clara NON mi scandalizza. Lei ha solo meno attenuanti di quelle che ho avuto io nell'ignorare la prevenzione.
Come avrete capito, non parlo volentieri del MIO cancro, perché la considero una cosa molto personale. Ne parlo solo se può fare informazione o per aggiornare collettivamente su come sto, proprio per evitare telefonate ripetitive. Credo che il MIO cancro sia narcisista peggio di me che mi ritengo di non esserlo, eccetto quando mi faccio beffe di lui... ma questa è guerra, no? A lui piace che gli si presti attenzione, quindi credo che renderlo "asettico", cioè parlare di lui come se fosse uno dei tanti, lo deluda MORTALMENTE. Ignorarlo poi, gli dà una depressione tremenda.
Ma tornando a Clara, vedevo che aveva comunque curiosità di conoscere la mia esperienza "in fieri". Tuttavia, come vi ho già detto, non ho voglia di "socializzare" le mie esperienze terapeutiche. L'obiettivo è guarire, non tediare.
Io e Clara eravamo nel mio giardino, anche lui "in fieri", così ho bloccato il suo "girarci intorno" tirando su la la maglia della tuta e dicendole: "Ecco, così sono ora. Potevo essere meglio se mi fossi fatta la mammografia in tempo. Quindi vattela a fare!". E' rimasta scioccata e si è congedata dopo pochi minuti, dicendo che aveva freddo, che sentiva l'umido, che temeva di prendersi un malanno... Ma come, hai paura di rischiare il raffreddore e non il cancro?
La mia foto dell'Amazzone so che ha lasciato molti perplessi. E' stata giudicata "cruda". Era meglio, mi è stato detto, quella del Budda. Ma non è una questione estetica, bensì di messaggio. Si può essere integri anche con parti mancanti. "Ma io una brutta cicatrice che mi prende tutta la schiena" mi ha detto Clara dopo aver visto la mia. lei prova vergogna, io no. Perché vergognarsi o meno di una cicatrice? Dipende da dov'è e quanto è invalidante? Le cicatrici del "maschio-guerriero" sono gloriose, mentre quelle "femmine-donne" sono da nascondere? Devo nascondere con protesi la mia "anomalia" che è frutto di una guerra? Devo far finta che hai avuto un cancro e non è successo niente perché ho una tetta finta dentro la pelle o nel reggiseno per mascherare un problema che farà ammalare altre? E ciò in ossequio all'estetica dei reggiseni? C'ero nei giorni del femminismo, anche se ai margini, perché "ero un cane senza collare". Bruciare i reggiseni in piazza non ha portato a niente se oora è ancora un problema mostrare il seno nudo spiaggia con maschi che hanno tette più grosse ecadenti delle tue! Credo sia meglio rivendicare la visibilità delle ferite.
Io ho avuto due figli, entrambi col cesareo. La prima volta, mio marito (ora ex) mi disse: "Non dire niente del cesareo, i miei hanno detto che è andato tutto bene". Mi sentii ferita. Sembrava una vergogna. Ero giovane, cercai di recuperare fisicamente il più in fretta possibile, in modo da dimostrare che "era andato tutto regolare". Con il secondo figlio è andata nello stesso modo. Cicatrici da nascondere. Come tirare fuori una tetta in pubblica e allattare.
Le cicatrici ricalcano la geografia convenzionale del corpo: alcune sono ammesse, altre no. I maschi le ammettono praticamente ovunque, anzi ora se le conclamano con la moda dei tatuaggi. Alle femmine sono concessi i tatuaggi, ma non le cicatrici vere. Quelle di vita vissuta. Un taglio alla guancia? Sei una puttana sfregiata, prima di pensare che puoi aver sbattuto la faccia contro un parabrezza. Un taglio attraverso il collo? Te l'ha fatto un amante deluso, non l'operazione alla tiroide. Spogli questo corpo di femmina e ti poni il problema delle cicatrici, privando entrambi del piacere. Più stupido del maschio primitivo. Una femmina con le cicatrici era una garanzia di femmina combattiva, quindi in grado di proteggere la prole. Quindi la mie cicatrice, il mio seno in meno, non sono è da nascondere più di altre che subiscono i maschi.

Ancora un appello alle donne: il cancro al seno non è qualcosa di privato solo perché è più vistoso rispetto all'estetica comune.

Finiamo con leggerezza.
la prof di Lingua e Letteratura Inglese di mio figlio Michele (all'esame ha preso 30 e lode) gli ha detto che privacy si pronuncia privacy e non praivacy. E' molto imbarazzante in un o Stato come l'Italia in cui da anni tutti dicono "praivacy", come il garante della "privacy", appunto. E ora come si fa? Visto che la fonte è attendibile, perché siamo rimasti vittime di questo errore NAZIONALE senza che nessuno ce lo facesse notare? E se davvero dire "praivacy" e non "privacy" devo spiegare ogni volta o passare per ignorante?

Grazie per avermi letto.
Adriana

domenica 28 settembre 2008

Buona nuova settimana-domenica 28 settembre 2008 15.16

Buona nuova settimana carissimi, soprattutto a quelli che si sentono "un po' giù". Non spaventatevi, non è colpa vostra, ma dell'autunno. Il problema è che normalmente viviamo CONTRO il ritmo delle stagioni e quindi si paga il prezzo in termini di disadattamento, disarmonia, disordine, ecc.... a proposito, sapete perché si dice disastro? Deriva dalla particella latina dis che significa dividere confusamente. Infatti disastro significa stelle che vanno ognuna per conto proprio, con tutte le conseguenze del caso.Parlavamo di stagioni e di come gli attuali ritmi di vita ci impongono di contraddire le loro naturali indicazioni. Partiamo pure dall'Autunno, tanto per essere sulla notizia (il maggior numero di suicidi si registra in autunno, forse più che in primavera, altra stagione letale).AUTUNNOSCOIATTOLI: Torno ad un argomento che ormai vi è diventato familiare. Come vi ho detto, si stanno aggirando "grassi e lucidi come castagne", pigri all'inverosimile perché ormai non arrivano prima delle 11 del mattino e fanno pure gli schizzinosi, nel senso che colgono solo le nocciole più belle e... naturalmente, si fanno beffe delle mie ghiande colte tra sciami di zanzare (quelle obbediscono a leggi proprie ed è per questo che sono un disastro). E' chiaro che gli scoiattoli sono pronti per l'inverno, rilassati, fiduciosi nelle provviste accumulate, pronti a "staccare".UMANI: Fin dall'estate, ci si mettono i media con il consueto annuncio di "autunno caldo". L'impatto con il mutare della stagione è diventato una guerra, quando anche gli antichi umani accantonavano le guerre in vista di una stagione più clemente. Riaprono contemporaneamente lavoro, scuole, politica, ecc. Babbo Natale che strofina renne e fabbrica giocattoli da distribuire in tutto il Mondo, in realtà è un fannullone rispetto a quanto si aspettano gli Umani nei confronti di se stessi. Già hanno avuto l'estate per riposare (riposare?), quindi ora bisogna dare il meglio delle energie accumulate, fare piani, affrontare responsabilità... migliorare se stessi e il mondo dopo essere stati graziati dall'afa e dall'inerzia (inerzia?). L'inverno incombe: attivi, bisogna essere attivi. Seminare, germogliare, raccogliere... I tempi della produttività premiano chi arriva con le "primizie". Chi non ce la fa diventa concime per la terra. Chi si attacca ai carri giusti sa che supererà i guadi entro la primavera.INVERNOSCOIATTOLI: non sarò qui per assistere alla loro quasi definitiva dipartita invernale. Ora hanno diradato le loro visite, poi si rifuggeranno nelle loro misteriose tane farcite di provviste e piomberanno nel sonno. Diventeranno catatonici come chi guarda per ore la tv e allunga la mano solo per riempirsi la bocca di cibo o di alcol? O il loro respiro silenzioso ronzerà come una zanzara del cavo di in tronco? Sicuramente faranno escursioni al primo raggio gelido di sole. Li ho già visti in montagna, ma non conosco questi di pianura.UMANI: combattuta la voglia di relax in autunno, gli Umani si apprestano in piena nevrosi all'inverno. Per molti, anzi, in piena schizofrenia. Fanno tutto quello che non si sentono di fare. Luce e buio hanno dissestato i ritmi dell'estate. Ora sono più difficili da assecondare, ma li manteniamo. E ci puniamo. In estate siamo riusciti ad essere magri? Ora ci concediamo il "di più" per far fronte al freddo. Accumuliamo per la primavera, in modo da punirci in vista dell'estate. Gli scoiattoli, invece, accumulano in estate per far fronte all'inverno. Ma non volevo parlare di diete, che poco mi riguardano, bensì di ritmi di vita. Essere attivi in autunno e in inverno è un prezzo che dobbiamo pagare in quanto Umani, quindi più sofistificati rispetto agli scoiattoli. Tuttavia - per la nostra sanità mentale e fisica - dobbiamo tenere conto che in noi esiste anche lo Scoiattolo (ahhahah, quelli della Cesta dei Gatti ora penseranno alle carte dei Druidi). Saper staccare è un diritto biologico. Saper staccare da parte dell'umano è un diritto dell'intelligenza, alla quale si fa insulto con il senso di colpa colmandolo con il timore di essere inadeguati. Ma chi se ne impippaaaa? Abbiamo inventato la ruota che ci ha permesso di mutare posizione o di tornare sulle nostre posizioni. E abbiamo inventato la porta, per chiudere e aprire. E ci siamo inventati un Cammino. Con molti compagni. Alcuni faranno con noi strada per chilometri, altri per un metro. Con alcuni sarà bello. Altri sarà meglio lasciarli andare.PRIMAVERAMentre scrivevo Primavera, mi sono passata le mani sul collo, come per scostare i capelli, i riccioli sulla fronte. E' incredibile quanto di incredulo esista in noi. Però questo ci ha dato il dono di stupirsi. Sentirsi scemi di fronte a qualcosa che non rientra nella norma. O è la norma a far sentire scemi?SCOIATTOLI: A primavera erano qui smunti, opachi, irritabili (quindi vedete che Walt Disney c'entra poco). Ma soprattutto affamati. Non si occupavano di niente se non di arraffare tutto ciò che era a portata di bocca, mangiando sul posto... E' così che hanno devastato il mio albero di nespole giapponesi, insieme ai compari uccelli. Insomma grande abboffata senza tanta etichetta fino alla fine di luglio.UMANI: L'Inverno li ha sfiniti, boccheggiano verso l'estate. Si guardano, non si piacciono. Oppure si piacciono... sentono palpabile il risultato raggiunto, ma non riescono a soffermarsi. Più avanti, più avanti. Perché il gioco in cui ti sei messo vale una vita, uno stipendio, la sicurezza, la notorietà.Sveglia, sveglia.... Il tuo mondo - caro Umano - non è a portata di zampa di Scoiattolo. Hai voluto la bicicletta? Pedala.ESTATESCOIATTOLI: ehila, che splendida forma. Hanno mangiato per tutta la primavera, dandosi da fare per trovare il cibo disponibile. Unico obiettivo: accumulare grasso per l'inverno dentro di sé, e accumulare provviste se il grasso non basta. Arrivano, prendono, scavano, sepelliscono. Forse dimenticano quelle riserve, sotto la mia erba, destinate al marciume.UMANI:PROVA BIKINI: ero sempre occupata in altre cose, quindi non sapevo cosa fosse. Il cancro mi ha costertto, fra il resto, di anestetizzarmi con la tv. Ma davvero da anni va avanti questa storia? Ci si mette - credo anche i maschi - davanti allo specchio e si vede come si starà in costume... cercando di migliorarsi? Non bastava un autunno di stress, un inverno in guerra, una primavera in cui sconfiggere il "sonno del guerriero"? Anche l'estate deve essere impegnativa: fra chi c'è e chi non c'è, fra chi non conosce sosta e chi no, fra chi ha capito che l'estate è opportunista e chi no.Amo le parole: opportuno è qualcuno che conosce la discrezione dell'affetto, opportunista è colui che vuole qualcosa in cambio.Vi abbraccioAdriana

sabato 27 settembre 2008

Varie avventure dal 5 al 26 settembre

5 settembre 2008

Heeehiii, sto bene, ma mica posso bombardarvi con le mie scemenze, no? E' vero che, in genere, se tenevo il cel spento e non scrivevo significava che non stavo bene, ma ora sto bene praticamente ogni giorno, quindi non posso assillare con le "non notizie" come fanno i giornali ;-)

NOTIZIE DALL'ESTERO

"I gemelli del Faraone"

Io avrò anche il cervello tarlato dalla chemio, ma non ho mica capito questa notizia dell'Ansa. http://www.blogger.com/Ma possono esserci feti gemelli di 5 e 8 mesi? O almeno diano un minimo di spiegazione insieme alla notizia!

"Il ritiro dell'atleta cinese"

Non sono sulla notizia, lo ammetto. Ma il ritiro di quell'atleta subito dopo essere sceso in pista ha continuato a punzecchiarmi. Marco Wong aveva dato la sua versione su questa mailing, poi ne abbiamo riparlato al telefono. Lui non si è sbilanciato sulle ipotesi che mi ha riferito, io propendo per questa (non mi risulta riferita dalla stampa): da ben due anni, l'atleta - sebbene fosse un caso nazionale - chiedeva di essere "dimesso" o "pensionato". Insomma ne aveva piene le palle, ma le Olimpiadi incalzavano, lui era un mito... Doveva esserci! Non entro nel merito (perché non lo so) su quali vantaggi o quali stress abbia avuto per due anni, sta di fatto che il fermarsi praticamente alla partenza è stato un NO imperativo, che l'ha messo in una posizione pubblica inequivocabile e inattaccabile. La stampa - per chi lo capisce - può essere un grande ombrello protettivo per chi è vulnerabile. Peccato che sia la stampa stessa a non capirlo o a non esercitarlo.

"La governatrice dell'Alaska"

Quella "uoma" mi fa impazzire. E' incredibile come le renne di Babbo Natale! "L'insostenibile pesantezza dell'essere" per parafrasare Kundera.

NOTIZIE DALL'INTERNO

Quelle a livello nazionale sono così avvilenti, che preferisco Schiudermi al mio Interno.

"Gli scoiattoli"

Sto cercando un approccio più diretto. Ora hanno anche una vaschetta di noci appesa alla ringhiera del terrazzo. E' lì che faccio colazione, fra le brume mattutine, e vorrei tentare di attirarli più vicini... alla mia vista miope. Circola voce - ma non la posso confermare - che ci sia un Rosso veramente spudorato. Ho saputo che qui, in una delle villette di Arco del Tramonto, c'è uno "in età" che riesce a dar da mangiare in mano agli scoiattoli. Se è vero, mi sa che lui è più imprendibile del Rosso. Però il Rosso deve essere davvero tosto, perché ha fatto un brutto scherzo a Luciano il giardiniere, che - mentre puliva la piscina dagli aghi di pino - aveva apoggiato il pacchetto di sigarette sul bordo. E il Rosso glielo ha buttato in acqua!

"Il terapista Pirata"

Il nuovo terapista Pirata è veramente una sega! Stamattina gli ho detto che guardando la tv, quando c'è la pubblicità, inganno il tempo con due "pesetti" da due chili per mano, tanto per ricostruire i muscoli delle braccia. E lui mi fa: "Io voi donne non vi capisco". "Perché?". "Vi date da fare dove non c'è niente da fare". "Ma se faccio muscolo è meglio che vedere una pellaccia cadente, no?". "E' inutile, il muscolo si allarga, ma non tende la pelle". "Cellulite?". "No, proprio grasso che casca. Non so perché vi ostinate, come mia moglie...". Ma va fa un culo. Ti sembra una cosa da dire a una che cerca di stare con la testa fuori dalla merda? Le sue parole sono aria, le sue mani non trasmettono niente. E' profondamente annoiato dal suo lavoro, ma non ha neppure la consapevolezza per ammetterlo. Mi ha raccontato:
"Stanotte ho sognato che ho fatto il cretino. Come quelli della tv, lì in mezzo al tornado in America solo per filmarlo. Ero uscito da qui, dalle Terme, per fotografare il tornado e quello mi ha portato via, in mezzo al mare, all'ultima secca. Mi sembrava di essere l'unico sopravissuto. Poi il tornado è arrivato alle Terme e si è portato via tutto..."
"Hai problemi con il lavoro che fai?"
"No, sono contento"
"E' Tutta l'estate che lavori, forse vorresti andare in ferie"
"Per andare dove?"

Ecco, avrei ancora due massaggi da fare con lui, ma li cancellerò. E' incapace e annoiato, preso dal suo fisico palestrato, non trasmette niente quando fa il suo mestiere. Frande, grosso e figo, ma le sue mani sono mute. Sfiorano la pelle e continua chiedere: "Si sente bene?". Una meraviglia! Ma torna a fare il bagnino, va'!

"Ultimissima"
notte non ha funzionato. Vedremo stanotte. Continuo a credere nel potere di imbrogliarsi.

Vi abbraccio

17 settembre 2008


Carissimi
ecco quale è stato il mio "bentornato" a Padova, giovedì scorso.

Scendo dal treno con Daniela e, dopo pochi minuti, mi accorgo che ho dimenticato il giubbetto (nuovo!). Il treno intanto era ripartito. Davo per scontato che le Ferrovie (così come per gli autobus o per i vigili urbani) avessero un ufficio oggetti smarriti. Mi sono messa a cercare l'ufficio informazioni, per farmi indicare l'ufficio che cercavo. E, guarda caso, scopro che adiacente all'ufficio informazioni, c'è un ufficio Assistenza clienti. Sembrava fatto al caso mio. Mi avvicino alla porta a vetri e, prima ancora di aprirla, l'impiegato mi fa segno di andare alla porta dell'ufficio informazioni. Entro e faccio solo in tempo a dire: "Ho dimenticato un giubbetto" e l'impiegato mi fa segno (ma sono tutti muti?) di andare alla porta dell'ufficio Assistenza. "Aaaalt - sono sbottata io - non fate ping pong con me, vedetevela voi due". L'impiegato - seccatissimo - tira su il telefono e borbotta con il collega, il quale - anche lui seccatissimo - chiude l'ufficio Assistenza e si siede ad una scrivania vuota dell'ufficio Informazioni. Non capisco l'alchimia dello spostamento, ma l'impiegato, con aria da martire (Guarda che mi tocca fare) si appresta ad ascoltarmi. "Ho lasciato il mio giubbetto sul treno Venezia-Milano, appena ripartito". "Numero della carrozza?". Ma che razza di pretesa! Sono salita a Mestre e, per fare 20 minuti di percorso, mi vado a preoccupare del numero della carrozza? "Non ho guardato, ma sarà stata la terza o la quarta carrozza di testa. Ero seduta nel primo sedile subito vicino all'entrata". "Che tipo di giubbetto?". Segue accurata descrizione, anche del tipo di cotone. Annuisce e afferra con aria stanca il telefono. E già, caro, perché solo una telefonata al capotreno devi fare, mica spalare carbone nella caldaia di una locomotiva. Bofonchia qualcosa, come se si trattasse di segreti di stato, mette giù il telefono e sospira. Mi guarda facendomi intendere che sono un'enorme scocciatura. "Il capotreno è da solo...". Perché serve anche un vice? "... quindi andrà a vedere quando trova un minuto di tempo". Ma il treno non lo guida il macchinista? "... torni fra un po'". Esco, mi fumo una sigaretta, appuro che mio figlio Filippo sta girando intorno alla stazione perché non trova un parcheggio. Ma non mi allontano dalla porta di vetro, perché non vorrei che ricominciasse il "valzer degli uffici". Dopo 20 minuti torno dentro. L'impiegato sta solo tamburellando con la biro sulla scrivania, ma alza gli occhi e mi guarada come per dire: "Ancora qui?". Riprende in mano il telefono e ci bofonchia nuovamente dentro. Afferro un "deposito bagagli" e mi dico "Bingo, l'hanno trovato". Infatti. "E' fortunata, è stato trovato". Mica saranno tutti ladri sui treni, o sono l'unica che tenta di recuperare qualcosa di dimenticato? "Benissimo. Dove posso ritirarlo?". "Al deposito bagagli" e mi snocciola le tariffe-bagaglio: prima ora tot, le altre ore tot altro. "Va bene, quando lo posso ritirare?". "Vediamo, il treno arriva fra 20 minuti". Comincio a non capire... "Mi scusi, quale treno? Quello dov'ero salita io era diretto a Milano, sarà già lontano da Padova". "Infatti, fra venti minuti sarà a Verona. Lei potrà ritirare il suo giubbetto al deposito - bagagli di Verona...". "Ma come, con tutti i treni che vengono a Padova mi fate andare fino a Verona?". "Senta lei, guardi che le ho fatto giusto un favore" sbotta incazzatissimo. "Non me la sto prendendo con lei - bugia! - ma mi sembra assurdo dover andare fino a Verona quando basta che il capotreno passi il giubbetto a uno dei colleghi dei treni verso Padova". "Non sono affari nostri e non ci prendiamo questa responsabilità" urla ancora più alterato. "Ma un ufficio oggetti smarriti...". Manco mi risponde più. Sta imbufalito con lo sguardo alla scrivania e mi fa segno sprezzante con la mano di uscire.
Per fortuna Daniela si ricorda che sua figlia Marta, quella mattina, è proprio a Verona. Passerà lei a recuperare il giubbetto. "Ma me lo daranno?" chiede. Ah già, la Responsabilità dell'oggetto! Ma quale???????????? A me manco hanno chiesto il nome e a Marta il giubbetto l'hanno consegnato senza fiatare, senza chiedere se era lei la persona che lo cercava. Ecco TrenItalia... l'efficienza e la cortesia





17 settembre 2008 bis




Carissimi
e vabbé "far finta di essere sani"... ma starò mica esagerando?
Giovedì sono tornata con bus+treno a Padova e ho scoperto a mie spese l'ennesima magagna delle Ferrovie dello Stato è stato disastroso (ve la racconto domani, merita un "pezzo" a sé). Venerdì 28esimo compleanno di mio figlio Filippo con annessi&connessi. Sabato varie cose da sistemare in casa, tanto che sono rimasta in azione fino alle 18, quando mi sono data per morta e ho continuato anche farlo domenica, così mi sono letta "La figlia dell'eretica" sulla strage delle streghe di Salem. Ieri, lunedì, analisi del sangue, ritiro delle stesse nel pomeriggio, due ore di chiacchiere con mio figlio Michele perché io sono un po' il suo "sfogatoio" e ciò non può che farmi piacere; ma è pur sempre una cosa impegnativa.

TRIPLO SMACK AGLI AMICI

Oggi giornata da record, anche perché Filippo è a Cambridge per il suo lavoro all'università: alle 8.30 già stavo imprecando perché non si trovava un taxi, comunque alle 9 ero in ospedale a Padova per rifare la "centratura" della radio, in quanto in quella precedente una delle lastre non era venuta chiara. L'appuntamento è stato ritardato perché la dottoressa e il tecnico erano stati chiamati in sala operatoria per un'emergenza, così invece di cavarmela in poco, ho aspettato quasi un'ora e mezza. Comunque alle 10.30 è venuta a prendermi Pierina (smack) e siamo filate all'ospedale di Piove di Sacco per farmi la chemio. Sono arrivata alle 11; incredibile: sala d'aspetto quasi vuota, avevo davanti solo tre persone. Presto detto: il primario era ad un convegno ed è lui che si cucca la stragrande maggioranza delle visite consistenti tre per paziente: ammissione alla cura e sua impostazione; verifica a metà; dismissione a fine ciclo. Tutte le altre visite sono puramente di routine (dieci minuti l'una) e sono curate dalle due assistenti (quelle che vi ho già fatto conoscere). Ma, come si dice, "quando il gatto non c'è i topi ballano". Infatti con tre, solo tre pazienti davanti, io sono enrata in sala chemio alle 13.30! Perché? O be', c'è la pausa pranzo, no? Sacrosanta! Ma queste due assistenti devono proprio andarci contemporaneamente? Una potrebbe pasturarsi alle 12 e una alle 13, senza arrestare l'attesa dei pazienti! E, guarda caso, la stessa cosa mi è successa un'altra volta che il primario era ad un convegno! Ho finito alle 15.30 ed è venuta a prendermi Morena (smack) che mi ha riportato a Padova. Dopo un veloce spuntino e due bagagli, alle 16 sono partita con mio figlio Michele e il suo amico Greg alla guida (smack) per Lignano, pisolando sfinita sul sedile posteriore, dove ho avuto l'ennesima prova che non sono allergica al pelo di gatto in quanto nello stato confusionale post chemio mi ero portata dal mio divano proprio il cuscino su cui dorme di solito la mia gatta Bice, così sono arrivata alla meta che sembravo Babbo Natale, con tanto di barba e baffi bianchi.
Ora sono finalmente qui nella mia casetta che aspetto un sonno improbabile, visto che il primo giorno di chemio è sempre come essere sotto cocaina. "Allora ci sarà la fila..." ha commentato Michele. "Non c'è dubbio" ho ringhiato io.
Qui non c'è proprio più nessuno. L'erba, non ci crederete, in 5 giorni è già spuntata. Fitti steli lunghi un centimetro (i miei capelli ci hanno messo un mese), ma a grave rischio con la prima gelata. Troppa fretta hanno avuto, complici le piogge e l'aria ancora mite. Avrei dovuto spostare la semina a febbraio, comunque in questi giorni verrà senza dubbio il giardiniere Luciano e sentirò la sua prognosi. Per inciso: grazie a tutti quelli che hanno colto la mia "verde speranza" per la prossima primavera, il calore del vostro affetto mi aiuterà a passare il freddo dell'inverno.

DUE INVERNI, COSI' DIVERSI

Alle fine di maggio dello scorso anno avevo - traumaticamente - lasciato il lavoro, proiettandomi in un futuro pieno di incertezze. Trascorsi quasi tutta l'estate qui a Lignano. Ero confusa, ansiosa e anche spaventata per il profilarsi di un inverno in cui temevo che mi sarei ridotta a ciabattare per casa, perennemente in tuta da ginnastica, impiegando il mio tempo a fare in casa quei lavori di riordino che mi ripromettevo da anni... Insomma uno squallore! A ottobre, invece, l'opportunità di accompagnare Carla a Malta e di raccogliere il materiale per quel libro-saggio che avrei voluto scrivere con il titolo: "Siamo tutti figli del riccio". Un soggiorno proficuo nella mia amata isola, prolungato da una settimana a due mesi. Tornai alla metà dicembre,continuando a lavorare al libro in tutti i momenti liberi che mi lasciavano le feste natalizie. Erano passati i giorni cupi... in tasca già un biglietto di ritorno a Malta per l'8 marzo, dove avrei raccolto la documentazione residua che mi mancava. Invece il 3 febbraio la mia vita ha avuto una nuova sterzata, mi ha imposto un compito impegnativo: salvarmi la pelle o, anche, vivere al meglio il tempo che mi verrà concesso.
No, non ho più potuto dedicarmi al mio amato libro. Non per mancanza di tempo, ma di concentrazione. Parte del mio cervello è coperto da una "nuvola nera" che lo rende ottuso e svogliato, l'altra parte è impegnata ad occuparsi dell'ordinaria amministrazione. O sarebbe meglio dire straordinaria. L'unico varco che sono riuscita a forzare in quella "nuvola nera" è stato tornare ad occuparmi del mio Inglese. Eppure non sto affrontando questo inverno con le amare prospettive del precedente, segno che anche una grave malattia può diventare qualcosa per cui vivere intensamente. Sapete cosa mi salva dal pericolo dell'autocommiserazione, dell'avvilimento, della paura cieca? Non la forza, il coraggio, lo spirito di indipendenza - come tutti credono - , ma la mia innata curiosità. Sono riuscita a diventare curiosa anche nei confronti di me stessa e del MIO cancro. Quindi, in ultima analisi, di un'inaspettata avventura che mi trovo costretta ad affrontare. Soprattutto non è una curiosità morbosa, cioè egocentrica, ma aperta con una nuova prospettiva sul mondo che mi circonda. Cerco soprattutto di non cadere nella trappola (la tentazione è forte) del narcisismo, del cinismo, della pigrizia a cui la malattia darebbe l'alibi. In definitiva, devo necessariamente accettare la presenza di quella "nuvola nera", ma non permetterle di oscurare quel pezzo di cielo azzurro sotto il quale vive la parte di bambino che è in ciascuno di noi e grazie al quale tutto diventa mitico, impavido e giocoso.

UMANITA' IN PILLOLE

Sfoggio di pazienza

In questi mesi non ho mai visto bambini o giovani (diciamo sotto i 40) nel reparto oncologico in cui vado. Devo ricordarmi di chiedere il perché. A Radiologia non è così, forse perché a Padova c'è la "Città della Speranza", l'apposito reparto per i minori affetti da cancro. Anche stamattina è stato un via vai di barelle con piccoli e piccolissimi ospiti rannicchiati sotto il telo verde. Spuntano i crani spettrali, i visi tutt'occhi. In carrozzina un dodicenne spastico, contorto come un tralcio di vite, la bocca farfugliante. "Che palle!" è sbottato ad un tratto, stanco dell'attesa. Mi ha quasi strappato un sorriso. Ma che espressione comica da un bambino già nato con una grave disgrazia a cui se ne aggiunta una ancora più grave. E i genitori che sembravano così attempati a dirgli imbarazzati "sttt, sttt, caro, porta pazienza". E come no?!

L'ascensore-astronave

Sola, stavo per salire in ascensore al sesto piano del reparto di Oncologia. Attraverso la porta che si sta chiudendo si lancia un... o mio Dio, stavo per scrivere un anzianotto, uno di mezza età... insomma di non molto più "grande" di me, ma io mica mi vedo o mi sento così. Mi ricordo ancora che a 50 anni mi sono incazzata con un collega il quale aveva titolato "Anziana investita" riferendosi ad una donna della mia età. Ma torniamo a quello visibilmente sconvolto dalle porte morderecce dell'ascensore. "Devo andare al settimo" mi comunica affannato, come se fossi il ragazzino con il berretto a tamburello che si vede nei vecchi film americani. Allungo il dito e, con un sorriso di cortesia, schiaccio il pulsante corrispondente al reparto di Geriatria, quello che - se ricordate - diventò una scalata all'Everest quando gli ascensori restarono fermi per oltre cinque ore. "Grazie, grazie... sa, io non me ne intendo...". Mi sento magnanima: "La sua fermata è dopo la mia. Deve solo uscire, non occorre che lei prema altro. Questo è un ascensore intelligente...". Mi guarda con reverenza. LA FORZA SIA CON NOI, mi sento in Star Wars.

L'Alaska dietro l'angolo

Ieri mi tefona una vicina.
Lei: "Comeeee? Riparti per Lignano?"
Io: "Certo, mi godo il verde e la tranquillità"
Lei: "Ma non hai il riscaldamento!"
Io: "Guarda che siamo in settembre, neppure a casa accenderei il riscaldamento. Sono a soli 100 chilometri da Padova e in piena pianura friulana, non in Alaska. A Lignano la gente vive esattamente come noi". Ma quanto piccolo è il mondo!

SI E' MESSO A PIOVERE

Proprio in questo momento si è messo a piovere. Per me è un rumore irresistibile. A me piace camminare sotto la pioggia, né capisco quelli che, quando scoppia un temporale, abbandonano di corsa la spiaggia coprendosi con gli asciugamani, pur avendo sguazzato in mare fino ad un minuto prima. Ma della pioggia mi piace ancora di più il rumore quando mi culla a letto, mentre sto leggendo un libro. Impagabili, lunghissimi pomeriggi che ora posso permettermi senza sentirmi in colpa se trascuro altre cose. Quindi vi lascio e vado a raggiungere la mia "cesta dei gatti" per una notte nuovamente protetta dal mio "acchiappa sogni".

Un abbraccio
Adriana
ps. Gli scoiattoli hanno fatto man bassa di tutte le nocciole, anche quelle messe in un cestino nel mio terrazzo: domani li aspetto al varco per un "incontro ravvicinato".

umanità (sala radio, ascensore, lia)
erba e scoiattoli
privacy-media




23 settembre 2008


Carissimi
eccomi finalmente in posizione verticale. L'ultima chemio infatti è stata un po' fetente, nel senso che ho dovuto stare a letto per qualche giorno. Ora ne ho un'altra il 7 ottobre e poi passerò alla radio. Fino al 4 ottobre, quindi, resterò qui circondata dagli scoiattoli che ormai arrivano a scorrazzare anche sul terrazzo, così potevo osservarli anche da sotto le coperte. Sono diventati lustri e grassi come castagne, nonché tanto impertinenti da andar a seppellire il loro bottino di noci giusto fra la mia erba appena nata, facendo buchi e montagnole. Li perdono solo perché si stanno attrezzando per superare l'inverno. Nella foto non si vedono le malefatte, ma ci sono. Questo mi fa venire in mente che, la settimana scorsa, Luciano è venuto a trovarmi con un suo collega giardiniere per bere il solito "tajut" (bicchiere friulano di vino bianco"). Non mi è sembrato amico di Luciano, ma solo una conoscenza, una brutta conoscenza, in quanto si è subito vantato di aver appena comperato 1500 cartucce. "Deve andare in guerra?" ho chiesto. "Naaaa, mi servono per sparare alle allodole. Si spreca un mucchio di fuoco con quelle...". "Aaaalt, non voglio sapere altro e poi devo andare a prepararmi il pranzo" ho concluso congedandoli. Nel pomeriggio ho detto a Luciano: "Non portare più qui il tuo collega, non offro vino ai cacciatori", soprattutto a quelli che sparano a tutto ciò che si muove.
Un abbraccio
Adriana







Carissimi
alcuni si stanno chiedendo che ci faccio qui da sola, in un mare fuori stagione. L'atmosfera è da "The day after" con tutte queste case sprangate e nessuno in giro, ma la cosa non mi disturba affatto. Mi piacciono i fiori tardivi nei giardini deserti, il buio che cala in fretta e ti fa rifugiare in casa per cucinare una zuppa che intiepidisce l'aria e lo stomaco, guardare cazzate alla tv o rifugiarsi a letto per leggere... stamattina ho visto che in quasi quattro mesi qui ho accumulato una pila di venti libri letti. A proposito di tv, mi vergogno a dirlo ma Luciano il giardiniere mi ha contagiata nel guardare L'isola dei famosi. Quando verso mezzogiorno passa di qui per bersi un "tajut", ci mettiamo a discutere su questi finti naufraghi. Vediamo la faccenda da punti di vista diversi: lui crede che sia tutto vero, io che non sia così dura come fanno vedere. Se mi garantissero crema solare e Autan ci andrei anch'io fra i Non famosi. Che, almeno in questo caso, mi sembrano assai più simpatici e intraprendenti di quei quattro marpioni di Famosi che non fanno che litigare e fare sfoggio della loro ignavia. E così io e Luciano dibattiamo come si dovrebbe pescare, accendere e conservare il fuoco, costruire ripari credibili, ecc. Altro che prendere il sole e fare giochetti di società! La nostra fantasia si è spinta tanto in là che oggi abbiamo messo a punto la tecnica che adotteremmo per catturare lo squalo che sta spaventando i pesci e che tipo di esche vanno usate. Ahhahahhah... Poi lui è tornato alla staccionata da dipingere e io sono andata in un boschetto a raccogliere ghiande per gli scoiattoli. Luciano dice che gli piacciono... ma, sarà... e quando mai le hanno assaggiate? Sono piuttosto lontane da qui. Non vorrei essermi fatta mangiare dalle zanzare per niente...
Un grazie a Rossana per il Cavallo... Spero di non dovermi trovare a quota mille a furia di scalare terra.
Un abbraccioneAdriana