mercoledì 29 aprile 2009

Ancora una promozione

Stamattina sono stata a faremi controllare il cuore dal nostro amico Mario Trivellato... sì, sì quel medico per cui uscire dagli schemi rientra perfettamente nella norma. Quanta energia terapeutica può sprigionare chi prende con passione il proprio lavoro. Soprattutto in modo disinteressato.
Il mio cuore, l'ho visto e l'ho sentito, pompa che è una meraviglia, fottendosene degli "effetti collaterali".
Ma non è di questo che vi volevo parlare. Avrei sulla punta della lingua un "gossip", cioè svelare l'età di Mario. Ma che senso avrebbe? Lui è la dimostrazione della discrepanza che esiste fra età anagrafica e quella biologica. Ma neppure questo, tutto sommato, è così raro.
L'importante è che sa organizzare le cose.
"Ci vediamo alle 9.30" mi ha detto. E non ho aspettato un minuto. E chi aveva l'appuntamento per le 10.30 non ha tardato di un secondo. E altri prima sono stati smistati a seconda della prestazione. Nessun tempo morto e tutto il personale a disposizione, sereno, sapendo esattamente ciò di competenza.
Eh già, penserete, Adriana paga... NO! E' tutto a carico del servizio sanitario. Ma un servizio sanitario che si avvale di gente motivata, che cura l'aggiornamento e la direzione, altra (operatori in genere) che non è guidata da persone competenti. Bravissime, ma casiniste.
Io ho grande rispetto delle parole. La sanità avrebbe bisogno di persone "assertive", oltre che autorevoli. Invece siamo ancora fermi all'autoritario.
ITER PER UN'IMPEGNATIVA
Impegnativa: ciò che permette tramite il medico di base di accedere all'esame richiesto. In questa mailing ci sono anche miei cari amici maltesi, per cui cerco di chiarire anche concetti che per gli italiani sono scontati.
Il mio medico di base è partito - e lo elogio - per un corso di aggiornamento di due mesi a Chicago. C'è un sostituto.
Per le mie impegnative, più ricette che mi servono, mi sono presa per tempo (settimana scorsa).
In breve, dopo i tentativi telefonici, trovo all'interno dell'ambulatorio - che giustamente ha i propri orari - questo foglietto... e mettilo al cancello, no???????????
"Orario visita solo su appuntamento. 3460259081 dal lunedì al venerdì, dalle 8 alle 9. Richieste da ritirare lunedì, mercoledì e venerdì dalle 10 alle 12".
Riesco a contattare la segretaria e spiego ciò di cui ho bisogno. "Venga dalle 15.30 alle 18".
Mi adeguo. Arrivo alle 15. Ho già la fila davanti con quelli che arrivano dopo e guardano in cagnesco. Eccolo il sostituto, l'Argangelo Gabriele, alle 15.30 esatte. Detto a suo merito. Si affaccia alla sala di aspetto e chiama un nome. E' chiaramente una visita. Si alza un timido panciottone e dice: "Io sono qui solo per una prescrizione a mia madre..." . "Fra una visita e l'altra le darò la prescrizione" ribatte lo stronzo che - a quanto ne so - è specializzando e non supera i trent'anni.
Apro l'agenda e copio le indicazioni appiccicate sulla porta dell'ambulatorio. Quanto costa una fotocopia? Praticamente niente. Almeno siano a portata di mano, dentro e fuori l'ambulatorio. In modo da studiarsele con calma, capirle, organizzarsi con tuti gli altri ambulatori... catena infinita .
Invece no. Mentre già trascrivevo, sentivo crescere l'ostilità fra quelli che aspettavano.
E infatti arriva la domanda: "Ma lei ha l'appuntamento?". "Si". Erano diffidenti solo perché acquisivo e copiavo informazioni.
Ok, mi girano i coglioni! Giorni prima per telefonare senza alcuna risposta, una segretaria che mi fa dettare ciò che deve scrivere il medico, orari che sembrano il cubo di kubrik...
Però, davvero, ho cercato di essere civile.
Ha chiamato con il nome un paziente, l'ha trattenuto per 20 minuti. Si è riaffacciato. Non voglio sapere il suo modo di procedere. In questa piccola stanza di attesa, se devo sostare e con immunodepressione, ovvero vulnerabile, mi posso cuccare anche uno stupido raffreddore, che però mi frega le mie due e mezza settimane di qualità di vita, rispetto alla gestibilità del cancro.
IN SALA ASPETTO
"Io ho solo bisogno di impegnative. Vorrei sapere perché devo aspettare "
"Lei è una maleducata, non capisco perché è aggressiva"
"Io sto parlando civilmente, e con tono appropriato, aspetto solo una risposta"
"Come si chiama lei?"
"Adriana Reginato. Ho già parlato con la sua operatrice. Non capisco perché devo aspettare, fra un paziente e l'altro, per avere qualcosa che implica un minuto".
Me le ha schiaffata in mano le "carte", davanti alla sala attesa. Mi hanno guardato come una MERDA.
Eppure c'era un agomento di cui avrei parlato con lui.
Adriana

sabato 25 aprile 2009

FRA TALEBANI E TOPI GRIGI

Ciao a tutti voi,
è difficile dirvi come mi sento fisicamente oggi. Stanca come dopo una battaglia, ma soddisfatta. Né vincitori, né vinti... però con la soddisfazione di essermi battuta bene, perché ora conosco meglio le mie truppe. Il cancro è il nemico, ma le truppe terapeutiche sono lanzichenecchi che se non riesci a gestire sono anche peggio di chi devi fronteggiare. Avete presente il cosidetto "fuoco amico"? Io non capivo più da dove e da chi venissero gli attacchi, quindi se sparare col cannone alle mosche o se fare "grat grat" sotto la pancia delle tigri.
Secondo me, ci sono solo due modi per venire a capo delle cose che accadono: conoscerle oppure ignorarle. Ovvero intervenire, oppure astenersi.
Per mia natura preferisco il primo.
Martedì scorso (giorno di terapia) ho avuto la soddisfazione che l'iceberghiano oncologo comincia a dare segni di disgelo culminato con le confidenze che lui ha molto sofferto per la morte del suo cane e io della mia gatta. Ma prima siamo anche riusciti a parlare della mia situazione. Sono in buone condizioni fisiche. Nessun esame da fare se non il controllo del cuore.
"Sto aumentando un po' di peso... due chili in due mesi".
"Sì, sì capita... faccia un po' di moto"
"Vado in palestra tre volte alla settimana... Avrete una casistica... Si aumenta più o meno di 5 chili?"
"Anche di più, ma poi si può diminuire".
"E la mia vagina? Morta e sepolta? Non le sembra un modo maschilista questo di non affrontare il caso?"
"Maschilista no, direi... mancanza di sensibilità, non abbiamo questo tipo di cultura. Chissà quanto ci vorrà prima di affrontare il tema con la dovuta franchezza"
MALEDETTI TALEBANI DI CASA NOSTRA!
Lo perdono questo oncologo che metto continuamente in imbarazzo solo perché finalmente mi ha dato risposte esaurienti sull'Erceptyn, ovvero la pera che mi fanno per flebo ogni tre settimane.
E' vero che l'Erceptyn è una sferzata a livello nervoso ed è per questo che mi danno una ragguardevole dose di Valium prima della somministrazione, onde evitarmi in corso tutta una serie di tremori e di spasmi. Però l'effetto Valium dopo 5-6 ore passa (potevano dirmelo, noooo?) e così ti ritrovi che non dormi, non stai bene in piedi (perché troppo stanca), né distesa (troppo agitata).
Stavolta ho cominciato ad assumere tisane della "buona notte" e valeriana, onde prolungare l'effetto sedativo del valium. Appena sentivo che anche questi rimedi si facevano blandi, facevo subentrare di notte una ventina di gocce di En. E quiete, soprattutto. Più tanta tanta verdura cruda, perché un altro effetto collaterale è quello di un'arsura tremenda che neppure l'acqua può calmare, in quanto viene espulsa immediatamente.
Magari scopro l'acqua calda nel raccontare queste cose, ma perché non deve essere la struttura ospedaliera a dare queste indicazioni? Perché deve essere sempre tutto demandato ad altro personale o ad altre strutture?
Il primo referente è il medico. E' impossibile che lui non sia informato su reazioni neurovegetative o di banale arsura.
Eppure il paziente, quando va da un medico, sente solo cantilene rispetto a farmaci ordinati: "Non fumare, fai moto, mangia mediterraneo, controlla il peso, evita lo stress". Punto. Sei affidato al "fai da te" o alle case farmaceutiche e paralimentari.
Continua a sembrarmi una medicina in cui prevale la malattia, non il malato. Ognuno è geloso della propria "scienza", che finisce col diventare "corporazione". E "corporazione" sono anche quelli che non si integrano con la "scienza" ufficiale.
CHE CASINO!
E in mezzo ci sono quelli, come me, che tengono più alla vagina che ad una tetta di silicone, perché la vagina è sacrosanta, indipendentemente che la usi o meno, mentre una tetta di silicone è puramente estetica.
A volte, sbam sbam, mi sembra di sbattere la testa contro l'ovvio. Sbam, sbam, sbam, ma in che mondo falso e pregiudiziale vivo? Sbam, sbam, sbam dove è l'impedimento per capirsi? Sbam, sbam, sbam... mangiare una mela ha dato consapevolezza, andarsene dalla gabbia è stata conoscenza, imparare a comunicare è stato utile, ma conflittuale.
Aspetto ancora che si cominci a parlare.
TOPO GRIGIO
Ebbene sì, c'era ancora in sala chemio la suora invadente. Eravamo tutti più prostrati del solito. Sonnecchiare sarebbe stato l'ideale, nonostante la tv che nessuno guarda e che nessuno zittisce per ripetto a chi tiene un occhio su due aperto. Invece eccola Topo Grigio che si risveglia dal torpore e si mette in moto al primo colpo come la mia Mini dopo mesi di garage. La vicina di poltrona è intronata quanto me, ma più cortese. Aveva già sopportato uno scambio di alici alla ligure e - in alternativa - in saor da parte di altre due signore all'altro capo della stanza. E lei aveva pure detto la sua, consigliando un trito di cipolla di Tropea... ma l'argomento stava esaurendosi come gli ultimi colpi di squash contro il muro, quando Topo Grigio aggancia la malcapitata che sperava in un attimo di quiete e la sottopone ad una raffica di chiacchiere sul proprio utero asportato come fette d'anguria. Io sono in pieno effetto Valium, la testa mi ciondolola, decido di assecondare il rumore... mi assopisco per qualche minuto, anche se sono martellata dallo squittio del Topo Grigio. Un'infermiera (sadica o pietosa?) abbassa il volume della tv... Ora Topo Grigio può imperversare senza tenere testa a nessuno. Aggancia il mite volontario Riccardo e gli fa sciorinare tutti i tormenti da cancro che la defunta moglie ha avuto e a causa dei quali lui si è immerso in questo girone dove tenta di rendersi utile.
Topo Grigio finisce di pasturarsi delle altrui disgrazie dopo un'ora e mezza di ininterrotto monologo. Stavolta ci ha risparmiato la preghiera collettiva. Non voglio sapere perché! Non voglio cedere al mio Ego! Ero troppo annebbiata per guardarla così male come avrei voluto!
Perché Topo Grigio? Pelle cinerina, ciuffi cespugliosi che sfuggono alla cuffia e baffetti grigi sopra incolore bocca senza labbra.
Adriana suonata

domenica 19 aprile 2009

Esplorazioni in Primavera

Carissimi,
la Primavera richiede sempre adattamento, sia fisico che psicologico. Se vi sentite un po' squinternati, è solo perché ogni nascita-rinascita richiede un po' di fatica. In Primavera nessuno è davvero se stesso, come quando ci si innamora. Credo che la Primavera sia il momento peggiore dell'anno perché convoglia emozioni e situazioni contrastanti. La Primavera è come l'Alba. Di qualcuno messo male, i medici dicono: "Se supera la notte...".
"Non esistono più le mezze stagioni"... quanto abbiamo riso su questa affermazione. Le "mezze stagioni" esistono... l'adolescenza e la mezza età, ad esempio. Così come la Primavera e l'Autunno. L'Alba e il Tramonto. Uscire dalla caverna e avere la sensazione che l'Estate ti darà sollievo e vitalità; rientrare nella caverna sapendo che potrai contare per l'Inverno solo ciò che hai accumulato in provviste ed esperienza.
A noi esseri umani, baciati dall'evoluzione, tocca pagare il prezzo della Consapevolezza. Il che significa non avere automatismo animale fra Primavera e Inverno.Tramonto e Alba. Ieri e Oggi.
In pratica, nessuno vive "spensierato"... neppure nei peggiori esempi di vita. Circa i migliori esempi per gestire questo casino di luce e buio, caldo e freddo, abbondanza e privazione... non so che dirvi. Esploro.
Un abbraccio galleggiante
Adriana

giovedì 9 aprile 2009

datemi un laboratorio analisi

Ehi voi,
tutti insieme stasera?
Con le vostre mail mi siete arrivati come un'ondata di quelle che ti tagliano le gambe, ma ti fanno scoppiare a ridere. Insomma non sai se ti spaventi o se ti riempi di gioia. Che processi misteriosi ha nel nostro cervello il piacere.
Io sono molto bambinesca (infantile no, quello lo lascio ai Peter Pan).
Oggi ho fatto uno sforzo di grande autocontrollo per ottenere le foto da inviarvi. Mica crederete che sto sono sempre così? Mi ero messa in tiro.Autocontrollo perché?
Perché non riesco a trovare una posizione fra orizzontale e verticale. Ovvero, in questa mia malattia, o sono stesa o sono di corsa. Ancora non riesco a trovare una posizione intermedia. Sopratrattutto in un momento in cui tutto diventa molto più nitido. Essenziale.

In questo momento ho bisogno di un laboratorio di analisi che mi fornisca risultati entro due settimane per una verifica mirata all'elemento nda analizzare.

Vi racconterò

Adriana

Buona Pasqua




Io ormai alle Resurrezioni mi sono allenata ;-) ... Chiamatemi pure Lazzaro... O anche benevolmente Lazzarona :-)
Non sapevo scegliere fra queste due foto, quindi ve le invio entrambe con doppi auguri di Buona Pasqua.
Il bosco alle mie spalle non è un trucco del pc... roba che io non so fare. E' il poster a parete nel mio studio. Potrei sempre farci il pic nic di Pasquetta, no?
Un radioso abbraccio

Adriana





domenica 5 aprile 2009

Aquilone in sala chemio

Carissimi,
sto riprendendo quota, anche se mi sento un po' come un aquilone che alterna sobbalzi e strattoni a placide navigazioni sul filo del vento. La terapia con Erceptyn di ogni tre settimane è un po' più pesante di quanto sembrasse, per motivi che non vi sto ad elencare. L'ultima seduta l'ho fatta martedì e oggi comincio a risollevarmi, ma ho capito che gli effetti collaterali non mollano del tutto fra un intervallo e l'altro. Ma si capisce perché la nostra capacità di adattamento ha permesso che noi "animali più deboli" abbiamo battuto grandi nemici nella selezione naturale.

SCHIZOFRENIE DEL SISTEMA SANITARIO

Giorni fa ho colto uno "spezzone" alla radio in cui parlava il professorone di un centrone oncologico italiano in cui era stato adibito un locale a biblioteca "con tinte vivaci" perché "il paziente oncologico ha bisogno di qualità di vita, anche quando sta aspettando la terapia". Ecco, all'ospedale dove vado io, non gliene frega niente. Per un attimo mi era guizzato in mente di chiedere se potevo portare un po' dei miei libri da mettere a disposizione sia in sala d'attesa che nella sala-chemio... Ci penserò. Sono sempre così chiusi a riccio nei confronti di chi non si adegua.

MALEDETTI ASCENSORI

Ci risiamo. Erano bloccati i due ascensori per il pubblico, nonché uno sui due per il personale e le barelle. A conoscere l'ubicazione di questi ultimi siamo in pochi, ma sempre a sufficienza per intasare l'unico funzionante. Guadagnata la cabina, sono sbottata in una filippica contro questi ascensori continuamente fuori uso per ore. Ahimé, non avevo notato un tizio in tuta blu: il manutentore. Il quale mi ha ribeccata: "Se io lavorassi quanto questi ascensori sarei già in pensione!". E io ho risposo: "Lei fa il suo lavoro, l'ascensore deve fare il proprio, mica pretendo che mi sbatta le uova negli intervalli". Sguardi di disapprovazione per la bisbetica che ha offeso i lavoratori.

ANCHE LE INFERMIERE HANNO IL SENSO DELL'UMORISMO (?)

Sala chemio sovraffollata: coda per aspettare la miscela di farmaci, coda per farsi mettere l'ago nel port, coda perché si liberi una poltrona.
Un'infermiera: "Che casino oggi". L'altra: "Non lo sai? I carabinieri girano in due, le infermiere in tre".

LOTTA AGLI SPRECHI

Ci sono trattamenti chemioterapici che hanno una loro tabella di marcia. Prima un flacone, dopo l'altro, ecc.
"Infermieraaaa, sono quasi le 15.30 e devo attaccare con l'altro, ma con questo non ho ancora finito". "Non si preoccupi, quello che sta facendo è solo preparatorio all'altro, non occorre farlo fino all'ultima goccia, possiamo cambiarlo anche adesso". "Non è meglio se apre di più il rubinetto? Così lo faccio tutto e non si butta via quello che avanza". Siamo in cucina o in ospedale?

LA SUORA INVADENTE

Vicino a me un esemplare di moglie baffuta, grintosa e incazzata. Tipica moglie di un pescatore chioggiotto. La caduta di capelli è nascosta da un berrettone di lana grigia, calato fino alle sopraciglia cespugliose. Nessuna concessione frivola al resto dell'abbigliamento, se non stivaletti in pelle scamosciata beige con frange all'indiana. Li avrà sottratti alla figlia senza tener conto dei propri polpacci nerboruti? Però mi è simpatica. Scudiscia le infermiere come se avesse in mano un capitone. Una cosa è certa: la tv, che nessuna guarda (sì, tutte donne per l'ccasione) disturbava il torpore di ognuna. Voto: all'unanimità si chiede di spegnere. "Io preferisco sentire la tv che le vostre chiacchiere" si inalbera la chioggiotta. Motivazione inconsistente, visto che nessuno parla. Un po' di quiete, finalmente. Invece no! Prende vita una figura al lato opposto della stanza. La coperta aveva - improvvisamente scostata - identifica dall'abito una suora. Colpa del cambio di flacone? Comunque comincia a cianciare come se si fosse in pubblica confessione. "E tu che hai? Che trapia fai? Dove ti curi? Come ti senti?..." E via alla grande, tanto da spiazzare anche la psicologa volontaria (qualcuno di voi se la ricorderà) che se ne va annunciando: "Ho finito il turno, vado a fare ginnastica". E subito: "Ma che brava, per questo sei così in forma". "Ah no, io sono pigrissima, la ginnastica la faccio agli altri" e se ne va. Né mi viene voglia di indagare, visto che la "forma" non si abbina con qualcosa di aerobico, ma di "mente".
La suora, dopo aver raccolto qualche monosillabo dalle vicine, fa il secondo passo: "E ora invito voi tutte a recitare un' Ave Maria indirizzata alla Madonna Addolorata che tanto si prende cura dei malati".
Io sono trincerata dietro Focus (leggere un libro mi riesce troppo difficoltoso a causa del Valium).
Tutte si uniscono in preghiera, eccetto me. La moglie baffuta del pescatore o prega mentalmente, o sta sacramentando a fior di labbra.
Finita la preghiera, doppio fervorino. Il primo, indirizzato a me, anche se sono ancora con la testa nella rivista. "... perché noi tutte, proprio tutte, possiamo aver bisogno di una piccola preghiera soccorritrice". Amo chi prega per me, così come chi mi invia pensieri pensieri positivi, ma detesto i dogmi, quindi la suora. La quale punta la sua attenzione anche sulla baffuta scontrosa. "E a te cara, che ami tanto la tv, ti consiglio alle 15.30 su Telechiara il rosario quotidiano...". Sìììììì, moglie di pescatore ribellati, tira una bestemmia tornita come i fianchi di uno sgombro e caccia in gola un'esca di fuorco all'impudente! Invece no. Non risponde. Occhi bassi e ingrugnita, accetta la "bacchettata".
Per fortuna, tempo scaduto per la suora. Liberata dal cordone ombelicale della flebo, si congeda conscia del proprio ruolo salvifico.
Commenti a raffica:
"Ma che parla quella? Quando ha pensato per sé, ha pensato per tutti"
"Come si permette di chiedere dei fatti miei?"
"Perché devo pregare? Non poteva evitarmelo questo cancro?"
Gli occhi della moglie del pescatore sono chiusi sotto l'orlo del berrettone. Immagino che se ne infischi. La tv accesa tutto il giorno in casa perché le fa compagnia anche solo col rumore ha sovrastato quello del mare. A lei la rabbia di non capire come va il mondo, a me lo sdegno del perché esista la "venerazione", al di là del contenuto e dell'abito.
Le altre: unite in preghiera senza alcuna convinzione, macerando dentro il risentimento, si adeguano.

Un abbraccio
Adriana