martedì 19 agosto 2008

...CESTA DEI GATTI - FERRAGOSTO 2008

E' venuta a farmi visita anche Esther Williams (ve la ricordate in quei film in bianco e nero in cui era perennemente in acqua per nuotare e ballare?) ps. La cuffia in puro stile "vintage" mi è stata regalata dall'amica Carla :-) E' riuscita a scovarla ad Abano Terme, dove le vecchie tedesche hanno ancora il coraggio di portare simili orpelli.










... E a sera, tutti sul mio lettone detto "cesta dei gatti": si parla, si ronfa, si gioca. Per l'occasione, sto leggendo a ciascuno le carte dei druidi. Ma guardate quel "cucciolone" di Giuseppe!





FERRAGOSTO E DINTORNI - 2008

A parte un furibondo temporale, è stato un ferragosto magnifico. Ecco la tavolata con (da sinistra) Marisa (arrivata per l'occasione da Trieste), Antonio detto "il vigile Piazza", Giuseppe e Marina (la quarta dell'Ave Maria perché incontrata sul sentiero di Compostela). Obbligatorio farsi venire l'acquolina osservando uno dei piatti che ho preparato: crostoni con gamberoni.


























Un attacco di narcisismo mi ha impedito di scegliere - fra le molte pose da amazzone che Marina mi ha scattato - quella da mettere nel blog al posto del "budda", ormai datata. Marina e Giuseppe suggeriscono questa perché mi trovano "deliziosamente bella e mistica" :-)))))))))))))))))))))))))))












Ve l'ho detto che ho un attacco di narcisismo: eccomi a caccia di scoiattoli ;-)









Amico cinese e situazione in Cina - 19 agosto 2008

Carissimi
vi presento Marco Wong, un mio caro amico cinese di origine, ma italianissimo da due generazioni (almeno mi pare) e che risiede a Roma. Ecco cosa mi ha scritto, lui che la Cina la conosce bene, a proposito delle mie considerazioni di ieri notte.



Ciao Adriana,

sono tornato oggi da una breve vacanza e trovo tutti i tuoi messaggi che sprigionano allegria e di questo sono molto contento.
Due note su Liu Xiang, è il detentore del record mondiale dei 110 ostacoli e campione olimpico di Atene 2004.
A questo punto ti chiederai perchè, tra tanti campioni, le sue gesta siano così seguite. Non è così facile spiegarselo senza fare un accenno allo spirito olimpico "made in China".
Tutti i ragazzi cinesi studiano sui libri di storia il secolo buio che è cominciato dall'agonia dell'ultima dinastia cinese, quella dei Qing, fino alla storia recente. Un secolo di molte umiliazioni nazionali che hanno visto le colonie, le droghe come l'oppio che le nazioni occidentali spacciavano in Cina per demolirne l'economia e così via.
Quindi le Olimpiadi sono il segno della rinascita cinese nel consesso internazionale. Il caso di Liu Xiang all'interno di questo contesto è anche più importante perchè è un atleta che riesce non nelle discipline sportive in cui i cinesi riescono bene, come la ginnastica o i tuffi o il ping pong, ma in uno sport, l'atletica, ed in una disciplina, la velocità, in cui i cinesi sono tradizionalmente deboli.
Liu Xiang quindi è una metafora di vita, è l'esempio di come con la volontà, lo sforzo ed il sacrificio si possa riuscire là dove tutti pensavano che non saresti mai riuscito.
E questo è lo stesso motivo per cui l'altro sportivo più noto in Cina sia Yao Ming, uno dei cestisti più forti al mondo e che dimostra il proprio valore proprio in America, tra l'altro detenendo il record del più alto atleta della NBA americana con i suoi 2 metri e 29.

Un augurio,

Marco

Grazie Marco, ma tu mi hai spiegato il chi e il perché generale, ma io continuo ad essere incuriosita del perché Liu Xiang è sceso in campo solo per fare una falsa partenza. Che non fosse in grado di correre - se davvero lo strappo muscolare era all'origine del problema - l'avrà saputo ben prima, no? Avrebbe potuto gareggiare, ma facendo una figuraccia, cosa che il "protagonismo" nello sport non concede più? Lo strappo muscolare era un pretesto e invece è rimasto vittima della tensione a causa dell'eccesso di aspettativa da parte del suo Paese? Aveva qualcosa da dire - e non poteva farlo apertamente - tanto da dover ricorrere ad un "gesto clamoroso"?
Personalmente ero contraria al fatto che le Olimpiadi si tenessero in Cina, Paese dove vengono meno sacrosanti Diritti Umani e Civili, ma ora mi ricredo, perché le Olimpiadi stanno portando alla luce temi che altrimenti avrebbero continuato ad essere in secondo piano, quali il Tibet, appunto. Tu parli di "rinascita cinese", ma sta avvenendo solo dal punto di vista economico o anche sociale? L'eccelsa apertura dei Giochi olimpici ha ripercorso la storia di questo Paese, tacendo però il buio periodo maoista e post maoista. Questo perché non è stato "metabolizzato"?
Un abbraccio
Adriana

lunedì 18 agosto 2008

Petardi, non fuochi d'artificio - 18 agosto 2008

OLIMPIADI

So che vi avevo annunciato fuochi d'artificio, ma permettetemi prima qualche petardata.
Mi ha colpito questa faccenda del super atleta cinese che ha messo piede in campo e poi si è fermato fra l'imbarazzo e la delusione di tutti. Le spiegazioni (?) sono state molto confuse e imbarazzanti. Come vorrei poter raccogliere la sua storia vera, magari banalissima, aderente al fatto che "stava male"... ma non mi tornerebbe in questa versione, senza voler essere dietrologa. Stamattina, alla radio, ho ascoltato il commento del nostro ex campione olimpionico di corsa (1960) di Livio Berruti. Ha detto cose molto significative, anche se malamente diluite dai giornalisti.
Inizio dalla meno importante, altrimenti me la dimentico. Il giornalista ha affermato che i record, seppure in miglioramento stratosferico, hanno un limite oggettivo: "Non si potrà mai percorrere i 100 metri in un secondo". Berruti ha risposto che anche la Fisica era assoluta, ma è diventata opinabile da quando deve (o dovrebbe) - in base a nuove scoperte - rivedere le proprie valide, ma irrigidite leggi. "Non escludo che in futuro si possa correre in tempi assurdi rispetto ad ora". E non parlava di costumi in fibra tecnologica, alimentazione (12 mila calorie al giorno per quel figone di nuoto) o prestanza fisica. Parlava di una "Soglia".
La seconda cosa che sta esplodendo - ma non fa abbastanza botto perché tanti colgano - è la disparità di trattamento. La punibilità a cui ha accennato Berruti nei confronti degli atleti che praticano sport "secondari" .
Vi ricordate - se l'avete visto - il vincitore medaglia d'argento mi pare di tiro al piattello? Ha promesso l'escavatrice al figlio, ma ha anche chiesto di non gravare con la tassa il premio olimpico. La questione è stata appoggiata dalla medaglia d'oro femminile... ora non mi viene il nome... ma a me lo sport agonistico non interessa. Però ho anche sentito dai colleghi giornalisti affermare che il Premio in denaro i per i nostri atleti olimpici superano anche gli Stati Uniti (non ricordo le cifre, ma ho memorizzato un triplo).
Allineata, e scocciatissima, la squadra di scherma femminile di scherma che ha portato a casa una medaglia d'oro. Erano con biglietto (11 ore di volo) in classe economy, mentre hanno visto i calciatori (hanno perso con il Belgio) in classe business.
Torniamo al nostro cinese, sul quale aveva puntato tutta la Cina.
Berruti ha detto: "Ai nostri tempi non esisteva l'immagine. Si rischiava e basta, saremmo stati in pista comunque, anche non al meglio della nostra forma".
Che è successo a questo temutissimo cinese che si inginocchiato a pochi metri dalla partenza?
A quelli che hanno la mia età ricordo Mark Spitz,campione di nuoto nel '67, mi pare. Mitico! Era uno di noi con quel suo caschetto di capelli alla Beatles e tutta la la sua vèrve polemica.
Ma questo cinese, così sconosciuto a noi, seppure conosciuto ad un miliardo di persone, chi è?
Quando ho sentito la notizia, mi sono proiettata in una sala di cineforum della mia adolescenza. Ma mi sono confusa. Era "Ricorda con rabbia" di Osborne. No. Ma ho sentito la stessa tensione. Ahhahah, il mio cervello-immondizia... Devo scavare in una discarica per cercare qualcosa di significativo.
Per chi non ha visto il film: lui è un ragazzo dei quartieri bassi. Poteva solo finire in riformatorio. Non comunica, ma trova nella squadra di corsa campestre-maratona il proprio posto. Sicuramente è il più bravo. Sa che può vincere l'avversario, non ricordo se all'interno dello stesso carcere o in competizione con un altro.
Ricordo questa maratona. I piedi in bianco e nero che battevano muschio, pietre, acqua. Lui è il primo. Lo vedo. La sua faccia sudata. La sua determinazione per arrivare alla meta. Rivedo la faccia degli operatori sportivi, degli educatori, del educatore del carcere. La vittoria - certa - è per loro. Un trionfo dei metodi educativi, dell'omologazione.
E lui corre. Sa che avrà molti privilegi dalla sua vincita. Arriva, ansimante, gli altri indietro, il filo del vincitore da abbattere. Si è fermato due metri prima del traguardo. Inginocchiato. Non sconfitto.
Non tutte le storie mi incrociano.
Adriana

Gas esilirante - 18 agosto 2008

Carissimi
è così tanto l'affetto che mi ha circondata in questi giorni che è diventato "effetto" gas esilarante. E ho una voglia pazzesca di condividere con voi questa prorompente, irriverente, dissacratoria risata che mi sento dentro. Mi aiuteranno le parole, ma mi affiderò soprattutto alle immagini. Marina è stata davvero speciale nel cogliermi, anche se talvolta facevo fatica a trattenermi dal ridere.
Se state leggendo questa mail per prima, balzate subito indietro o leggerete una cronaca a rovescio.
Adri Assatanata
ps. Nel pomeriggio si annuncia l'Antennista - i temporali hanno fatto strage sui tetti - quindi potrei dover interrompere questo mio stato di Grazia e prendere a calci in culo il folletto che si aggira per casa scatenando i poltergeist.

Sveglia, sveglia - 12 agosto 2008



Ho tre modi per essere svegliata la mattina: alle 8 le campane, ma il sagrestano non è affatto preciso; lo scampanio varia fra le 8 meno un quarto alle 8 e un quarto; alle 9 attacca Luciano il giardiniere, capace di inventarsi qualsiasi rumore finché non mi affaccio ad urlargli di piantarla; alle 10 passa il camion del pescivendolo che urla "peeessse frescoooo". Oggi mi sono comperata uno spiedino di pesce che era una meraviglia. Guardatelo e fatevi venire l'acquolina ;-)
Un abbraccio
Adriana

Grigliata a casa di Luciano - 10 agosto 2008



Carissimi
ieri sera abbiamo fatto una grigliata a casa di Luciano il giardiniere vittima dei miei scherzi (da sinistra, Luciano, Sandra sua moglie e il mio vicino Alberto). Mi ero fatta fare una foto da Alberto mentre andavo sull'altalena, ma è venuta orrenda (mancano i capelli al vento ;-)))))))))))))))))
In questi giorni mi hanno fatto compagnia il prode Antonio e il baby, poi fino alla vigilia di Ferragosto sarò sola. O meglio in attesa di un'altra infornata di amici. In realtà vorrei avervi tutti qui, magari per una bella battaglia con le bombe d'acqua.
Io sto abbastanza bene, se si eccettua questa maledetta insonnia. La sera sono comunque piuttosto stanca - cosa insolita per me - ma poi passo la notte leggendo, talvolta scrivendo a mano sul mio piccolo taccuino nero. Mi è venuto il ghiribizzo di buttare giù un librettino dal titolo: "Intervista al fantasma Chiù". Vi incuriosisce?
Un abbraccio
Adriana

ps. Fantastica apertura dei Giochi Olimpici: la concretizzazione del detto: "Muoversi come un sol uomo". Vi immaginate se muovono il loro smisurato esercito invece dei giocolieri?

lunedì 11 agosto 2008

La donna che sussurrava agli scoiattoli - 11 agosto 2008





Stamattina ero in terrazza a fare colazione, quando ho sorpreso una coppia di scoiattoli che stavano facendo razzìa delle noci che avevo messo nella casetta sul pino. Essendo in coppia si parlavano, così ho imparato il loro verso e mi sono messa ad imitarli (bisogna far aderire la lingua al palato e dare piccoli schiocchi secchi). Domattina riprendo le prove di dialogo. Il mio terapista Massimo ha detto che comincerà a preoccuparsi quando mi vedrà arrivare non più con il cappello alla Indiana Jones (nella foto), ma con il berretto alla Davy Crocket, con la coda pendente sulla spalla. Ahhh già, non vi ho detto che la parrucca non la uso quasi più, perché mi è cresciuta una fitta calottina di capelli-peluria, sopracciglia comprese (le ciglia, invece, sono più pigre, come tutti gli altri peli del corpo, di cui non c'è ancora traccia). Sì lo so che dalla foto non si vede il progresso, ma vi assicuro che ora non passo per una chemioterapizzata, ma per una signora piuttosto snob e fin troppo sicura del proprio look new age (visto come parlo Inglese?????;-))))
Spero solo che la prossima chemio non mi faccia ripartire da zero: sarebbe frustrante una grandinata sul grano appena spuntato.
Tornando al fisioterapista Massimo, che potrei definire osteopata con inclinazione zen ("tutto è uno e uno è tutto" ed è per questo che mi tira un piede per far bene alla spalla, ad esempio) mi ha voluto coinvolgere fin dall'inizio nel suo "Massimo-sistema". Alla prima seduta il dialogo è stato minimo se non che gli ho chiesto perché avesse messo una cassetta di musica da camera, la cosa che sento più dissonante dopo il jazz freddo (sorvolo sulla disco, hip hop e compagnia). Ma sì, mi pare di avervelo già scritto: era il cd di un bagnino. Che volete fare? L'ambiente di Lignano è abbastanza esclusivo perché quest'hanno abbiano introdotto i posti "élite" negli stabilimenti balneari: ombrelloni bianchi con 15 cm di spazio in più per i lettini (non scherzo!) e bagnino compiacente che (forse!) ti porta il caffé dietro lauta mancia, per compensare il "servizio in più" richiesto dagli 800 euro per due mesi di spiaggia a pagamento (quella libera praticamente non esiste e gli ombrelloni non-bianchi non scendono molto al di sotto di quel prezzo). Da sempre evito questa "fossa dei dannati"! E non oso pensare l'umore di quel bagnino che, amante della musica da camera, subisce le chiacchiere da lettino sul luogo di lavoro.
La seconda volta con Massimo ho portato il cd "Budda bonsai", molto adatto al rilassamento. Lui me l'ha chiesto per farne una copia e ciò mi è sembrato promettente. La terza volta ho osato con il secondo Budda Bar... ahi, ahi! Massimo, tutto sommato, è il classico bravo, inquadrato, socializzato "ex ragazzo di patronato", crocetta intagliata nel cuoio al collo e chitarra-kirie eleinson a portata di cuore, come dimostra la sua suoneria telefonica con canzone di Antonello Vinditti: "Eravamo ragazzi con le chitarre..." (pressapoco..., credo dall'ultimo cd Chiamato Artista).
Devo dare atto a Massimo che è andato subito al centro del problema (il suo!). "Lei è religiosa?". "No. Preferisco l'Umanità". "In che senso?". "Nel senso della completezza. E' già tutto molto armonico e perfetto, basta solo coglierlo". "Non parleremo di Religione" ha replicato Massimo. E lo stimo per questo. Ma, per la verità, io preferirei abbandonarmi alla musica del Budda Bar di turno durante le terapie. Seguire con il pensiero il mio muscolo che si allunga e che si stacca dall'osso a cui la cicatrice si è abbarbicata come edera, piuttosto che mettere in funzione il cervello per dialogare sul "Massimo-sistema", a cui non manca una forte componente di narcisismo.
In questi giorni sono passata alla terapia in piscina (con acqua di mare riscaldata). Una delizia! Lì non c'è la possibilità di chiacchierare, perché noi pazienti siamo tutti gomito a gomito. Massimo, in tuta da sub (altrimenti si macera la pelle) mi tira da una parte e dall'altra.
Ma l'ultima volta della "terapia a secco", come viene detta quando non si è in piscina, Massimo - dopo aver abbandonato la speranza che gli spiegassi i motivi reconditi per cui il mio inconscio mi aveva spinto ad avere un cancro al seno - mi ha fatto un discorso che posso condividere, così come condivido (avendo fatto il corso di massaggio cinese) che tirando un piede si guarisce la spalla. "Uno è tutto e tutto è uno" l'avete visto - portato all'estremo - all'apertura dei Giochi Olimpici. Massimo-sistema, senza lacuna coglizione di medicina cinese, ha detto: "Il nostro corpo è un tutt'uno. I suoi strati di pelle si formano diversificati da un'unica cellula, quindi per tutta la vita continuano ad interagire fra di loro. La cicatrice dell'appendicite crea un tirante che può diventare l'artrosi alla spalla. La medicina cura con antinfiammatori, infiltrazioni, massaggi in loco... non serve a niente, o a poco. L'origine è altrove. Distante dal punto dolente. Così è per la malattia. Il nostro corpo è flessibilissimo, l'adattamento è la sua prerogativa per sopravvivere. Noi umani lo sottoponiamo sempre a nuove sollecitazioni (molto di più di quanto facciano gli animali) e lui cerca sempre nuove soluzioni. Finché il punto di rottura non supera quello di adattamento. Allora ci ammaliamo".
Se ci pensate, è esattamente così che facciamo con la vita razionale di ogni giorno: accomodiamo di ora in ora, di giorno in giorno le situazioni. Finché non esplodiamo dicendo: "E adesso che cazzo faccio?" e ti senti in difficoltà anche a scegliere fra un cappuccino e un caffé. Oppure: " Naaaaaaaaaaaa, non ce la faccio più!" e tutte le piccole cose normali diventano una guerra.
Questa scimmia sulla spalla che si chiama cancro mi sta insegnando il linguaggio degli scoiattoli. Ma non sono diventata zen. Amo troppo le emozioni giocose per riuscire a sublimarle.

Con affetto
Adriana

mercoledì 6 agosto 2008

Arcobaleni, bambini e coccole - 6 agosto 2008

Carissimi
eccomi con un'aggiornamento.
Ieri chemio, stamattina centratura per la radio, oggi pomeriggio sono nuovamente a Lignano. Mi ci ha portato Stefano, detto "baby" che ora è qui con me. Mi sento piuttosto in forma, se non fosse che non dormo da... oltre 24 ore. Ma è chemio o coca quello che mi hanno buttato in vena? Ma per stanotte ho un Tavor che mi ha "spacciato" una vicina.

CHEMIO

E' cambiata non solo la composizione, ma anche il modo di somministrazione. E non so quale sia stato a fregarmi, anche se un'idea me la sono fatta. Oltre al solito flacone di chemio che viene giù goccia a goccia, segue un lavaggio della vena, sempre goccia a goccia. Ieri l'hanno interrotto a metà e l'infermiera è arrivata con due poderose siringone - sempre chemio - una viola e una gialla. Questa infermiera è nuova e del tipo che non sorride neanche se le mostri il culo. Non è stata la mancanza di cortesia a preoccuparmi, ma il fatto che si sia rivolta ad una collega per chiedere se doveva fare prima la viola o la gialla, che, in aggiunta al flacone appena terminato color celeste, mi faceva già sentire un mezzo arcobaleno. Mi ha innestato nella valvola della flebo la siringona viola e l'ha sparata dentro di brutto, come si fa con una normale iniezione. Ha messo anche quella gialla e stava facendo la stessa cosa, quando io mi sono sentita svenire. Glielo ho detto e ha sospeso. Mi sono ripresa, e lei ha ripreso a darci dentro fin quasi alla fine. Col che io stavo nuovamente svenendo. "La pressione" le ho detto. Infatti me l'ha misurata ed era scesa a 110 (io ho 80-130). "Secondo me lei mi ha iniettato troppo in fretta troppo liquido" ho osservato io. "No, a volte la chemio fa così... comunque vado a chiamare l'oncologa". E' arrivata l'antipaticona, quella a cui l'indecisione fa pari solo con l'arroganza. Ve la ricordate? Ma stavolta direi che ci ha acchiappato, anche se con un dialogo volto a confondere la paziente per salvare l'imperizia dell'infermiera. ONCOLOGA: "Quale siringa ha fatto per prima?"
INFERMIERA: "Mmmm..."
IO: "La viola"
ONCOLOGA: "Nessun problema con la viola?"
INFERMIERA: "No"
ONCOLOGA: "E con la gialla?"
Comincio a scazzarmi.
IO: "La pressione mi è andata giù durante la gialla"
ONCOLOGA: "Che sintomi ha accusato? Confusione? Ha visto nero?"
IO: "La descrizione esatta è: mi sono sentita mancare"
ONCOLOGA: "A che punto della siringa?"
IO: "A metà"... tanto ormai l'infermiera sta facendo scena muta.
ONCOLOGA: "Quanto ne manca?"
IO: "Un terzo"
ONCOLOGA: "Sospendiamo qui... Ma la prossima volta va iniettata più lentamente"
INFERMIERA: "Quale delle due?"
IO: "Quella gialla, me ne ricorderò io"
Se ne vanno impettite.

Sento il mio vicino di poltrona (un bell'uomo) che sta ghignando. Gli dico: "La prossima volta mi faccio fare uno spriz direttamente in vena Quello sì che fa bene alla pressione". Lui: "Porto le olive". Il promettente approccio viene troncato dalla psicologa. Ve la ricordate? Quella che mi aveva trovato "interessante" durante già la prima seduta di chemio e che mi aveva rifilato il suo biglietto da visita. Poi avevo cambiato giorno di terapia e me ne ero liberata. Mi aveva visto con ricci indiavolati, ora ho una compassata parrucca corta. Non mi sembra che mi abbia riconosciuta, ma tenta ugualmente l'approccio, visto che ha seguito i miei semi-svenimenti e suppone di potermi dare conforto. "Che sta leggendo?" mi chiede. "Un pessimo libro di donne dedite allo shopping" e chiudo gli occhi. Sono riuscita a metterla in fuga.

RADIO

Stamattina ho visto la titolare (almeno credo) del reparto di Radioterapia, la dottoressa Lora. La settimana scorsa mi ero vista con la sua deliziosa assistente di cui vi ho parlato e devo dire che anche a Lora va tutta la mia stima. E' sui 40, cordiale, rilassante, sollecita. Ha chiarito i miei dubbi con precisione, senza essere schiva, ma neppure allarmante. In sintesi: il mio cancro è annidato in linfonodi profondi, non raggiungibili chirurgicamente; l'abbinamento chemio-radio sta mostrando dati di buon prolungamento della vita, ma i dati statististici sono condizionati dal tipo di chemio; dalla macchina-radio (in continua evoluzione); dalla reazione individuale al cancro. Il cancro al seno è ha validi antagonisti, ma in pratica non ti darà mai una certezza di averlo vinto per tutta la vita. Le recidive sono infinite e per un numero smisurato di anni, anche se si possono tenere a bada con gli odierni sistemi. Quindi è meglio se si impara a conviverci serenamente. E confidando nei progressi della medicina. Il mio è tosto, quindi più imprevidibile di altri rispetto alla prognosi.

Voltiamo pagina.

Stamattina sono stata per un'ora e mezzo nella sala d'aspetto della radioterapia.
Mi ha subito colpito un tavolinetto addossato ad un angolo. Quattro o cinque riviste decrepite, ma una trentina di libri. Decrepiti all'aspetto, ma pur sempre libri. Mi ci sono lanciata. La prima pila era una serie di manualetti, quelli che regalano con i quotidiani, dalla storia della filosofia, a quella dell'arte o della psicologia. Roba da sballo per uno che deve passare il tempo! Seconda serie, tascabili di spionaggio dai titoli avvilenti. Terza serie, volumetti più corposi, a formare romanzi di meriti sconosciuti su argomenti imprevedibili dalle missioni alla new age. Ammesso e non concesso che uno si prenda la briga di comnciare una qualunque di queste nefandezze, dovrà poi abbandonarla e portarsi durante la radioterapia la suspence appena accumulata? All'uscita potrà giungere all'orgasmatico finale o l'opera sarà in altrui mani?
La spiegazione mi arriva dopo una mezz'ora con l'entrata di una donna di mezza età (forse), grassoccia e passo stanco, viso ancora fresco incorniciato dall'inevitabile foulard che nasconde la pelata chemioterapica. Dalla borsa di plastica estrae alcuni libri illustrati di fiabe (molto ben tenuti), due bambolette, una serie di automobiline. Posa tutto con molta grazia sul tavolinetto, a disposizione. Arriva un bimbo di sei-sette anni. E' smunto, il berretto a visiera nasconde la solita pelata, occhi enormi senza il gentile contorno di ciglia e sopraciglia. Resta solo un attimo, poi va alla terapia, oltre quelle porte d'ingresso che si aprono con la cellula fotoelettrica e che lasciano passare una quantità inesauribile di persone stremate sdraiate sui lettini con la coda delle flebo. E' con queste zanne consunte che strappi brandelli di vita? Mi viene un dubbio: cura placebo io pensavo fosse quella
che danno a te una pastiglietta di zucchero, ad un altro il farmaco da sperimentare e poi vedono gli effetti diversi. Invece ho capito che ora per "cura placebo" si intende ancxhe quella che sai non porterà se non ad un prolungamento ragionevole di una vita comunque a termine. Dovrò rifletterci sopra e capirne un po' di più.
Ma torniamo alla sala d'attesa. Arriva un dodicenne, in carne e in forma. Qui sembrano conoscersi tutti, anche perchè la frequentazione è quotidiana, non come la chemio. La mamma del dodicenne comunica ad una paziente vicina che finalmente è l'ultimo giorno. Tornano a casa, in Liguria mi pare di capire. Io sono frastornata perché ho passato la notte insonne e tutti i suoni mi arrivano come se rimbalzassero sui muri. Sono rimasti a lungo in un appartamentino afoso nei pressi dell'ospedale (e so già i prezzi degli avvoltoi!). Ed ecco una bambina sui dieci anni: Laura, vivacissima anche se trascina i piedi quando si sposta fulminea per tutta la stanza abbrancando tutti i giocattoli del tavolino. Si riposa per pochi attimi solo sedendosi sulle ginocchia della giovane mamma palesemente esausta. E' una figlia della malattia, a cui si concede tutta l'intemperanza che vuole. Sono alloggiate in una pensione, costosa - dice la madre alla madre del dodicenne con cui ormai è confidente - ma con una camera senza ria condizionata ed esposta al sole. Non ha dormito per tutta la notte e la bimba ha mal di testa. "Almeno - aggiunge - mettessero in un angolo della sala comune una cassapanca per tenere qualche giocattolo. Io ho messo in valigia l'indispensabile - (vengono dal Sud) - Ieri ho comperato una bambolina, ma 30 euro! Laura poi distrugge tutto, nel giro di due giorni l'avrà decapitata". Tuttavia Laura oggi è felice: ha trovato un sacco di giocattoli nella sala aspetto. Le hanno detto che può portarseli via, basta che li riporti domani. Ho capito che lo stesso discorso vale per i libri. Ma quelli sono frutto di "carità pelosa".

COCCOLE TERAPIA

Stamattina, come al solito, è stato difficile sincronizzare gli orari ospedalieri, quindi ho detto al "baby" che avrei telefonato appena fossi stata "liberata". Siccome il tragitto richiedeva comunque un tempo, mi sono avviata a piedi. Durante la strada pensavo a questi bimbi, giustamente pieni di coccole. Ma io? Io sono single, senza amico-amante, senza parenti. Ho amici, questo sì, ma in genere non vai più in là dell'abbraccio e del bacio entrambi fuggevoli. Invece, se anche quando si sta bene si sente il bisogno del contattp fisico (non necessariamente sessuale), è quando si sta male che anche solo una mano tenuta in un'altra può dare consolazione. Anzi, è un'immagine tipica, no? Quei bambini si stringevano alle madri, cercavano il contatto di pelle. Noi adulti non dovremmo avere lo stesso bisogno? Ci vergogniamo ad ammetterlo?
Più camminavo e più ci pensavo. Onestamente la pet-terapy la scarto: mi hanno convinto i miei due gatti nevrotici e nevrotizzanti. Ma una coccole-terapia è già stata inventata? Cuddles-terapy (perché magari in Inglese c'è già e io non lo so). Io attualmente ho solo il fisioterapista che tocca la mia pelle, mi massaggia, è una cosa che gradisco, che mi fa stare meglio, ma è come andare a puttane. Invece sento che ho voglia - talvolta - di stare fra le braccia di qualcuno, di avere carezze, una stretta affettuosa, qualche bacetto fuggevole, una guancia contro la mia guancia, sulla spalla, sulla testa... le coccole, insomma. Quelle per i bambini, per gli animali, per i disabili... Perché non per i malati?
Onestamente non mi vedo a farmi fare questo tipo di coccole da un'amica, ma penso che ingaggerò tutti voi amici. Caste coccole consolatorie, perché la pelle, quando si rischia di perderla, non si senta sola.

Un abbraccio

Adriana

venerdì 1 agosto 2008

Acqua fresca, acqua chiara - venerdì 1 agosto 2008 20.50

OOohps, mi ero dimenticata di raccontare il finale dell'impegnativa per la radiologa... Quella per i più smemorati che mi sono dovuta fare in fretta e furia dal mio medico in base nel corso di una mattinata già stressante di suo. Vi ricordate, sempre per i più smemorati, che mi ero seccata assai con la segretaria che aveva infilato la documentazione del mio chirurgo per i vari specialisti in buste sigillate da un'ilteriore giro di colla? Be', l'impegnativa era proprio lì dentro: è saltata fuori quando la radiologa ha lacerato la busta!!!
E non era la radiologa con cui avevo l'appuntamento, ma la sua sostituta. Già mi preparavo al peggio dell'inerzia degli assistenti... Invece la dottoressa Sara Pellizzari, sì ricordarsi di questo nome, è una persona davvero per bene. Forse pecco di parzialità perché è nata nel mio stesso giorno (solo che lei è del '73), ma finalmente mi ha dato una boccata di ossigeno in un percorso interpersonale a volte asettico, altre ridicolo, frustrante. Tranquilla, partecipe, per nulla frettolosa mi ha spiegato e organizzato tutto. Ha perfino telefonato al mio imprendibile oncologo per avere conferma sulle sue ipotesi terapeutiche di tempi e modi. Non solo: mi ha prescritto le creme da usare prima e durante la terapia, nonché mi ha accompagnato fino alla porta del reparto dove mi dovrò recare. Mi ha ricordato la canzone di Battisti "Acqua fresca, acqua chiara", forse per l'arsura - non solo metaforica - che continua ad affliggermi. Mi sento uno scolapasta: tanta acqua entra, altrettanto rapidamente esce.
Il solito abbraccione che mi fa tanto bene darvelo
Adriana

Bombarola - 1° agosto 2008

Questa mattina mi sono svegliata "bombarola" a causa di Luciano il Giardiniere. Sì, sì lo conoscete già, anche in foto. Per smemorati e "new entry" c'è sempre il blog www.adregina2.blogspot.com
Luciano è un uomo che non si muove se non accompagnato dal rumore dei suoi attrezzi: tagliaerba, decespugliatore e aspira aghi di pino. Siccome è mio amico adora farmi i dispetti: iniziare a sfracassare per 5 minuti sotto le mie fineste - solo allo scopo di svegliarmi - e poi rumoreggiare nelle ore peggiori dove gli stanno antipatici. Io però capisco la sua letizia nel sapere che ancora una volta ero tornata sana e salva, ma mercoledì mattina ha voluto darmi il benvenuto alle 8 con 5 minuyti del suo strumento più diabolico, l'aspira aghi di pino (graziati solo gli scoiattoli). L'ho insultato e abbracciato, nonché giurata vendetta, come si conviene fra amici.
GAVETTONI!!!!!!!!!! (Per gli amici maltesi: palloncini riempiti d'acqua e lanciati sulla vittima).
Stamattina alle 9, Luciano ha cominciato la sinfonia del tagliaerba poco distante dal mio terrazzo, svegliandomi dopo solo ore di quattro ore di sonno non interrotto dalla mia prorompente diuresi. Ho riempito tre gavettoni e mi sono appostata sul terrazzo. C'era già un sole che mi faceva colare e i tempi che urgevano perché alle 11 avevo il fisioterapista (sì, quel Massimo, di cui vi racconterò il seguito).
Vi sembrerò infantile, ma avevo l'adrenalina (che soddisfazione!) che girava al massimo. Non so spiegarvi il perché, ma fin da bambina GIOCARE (con tutta la serietà che richiede) mi è sempre sembrato l'unico scopo degno di essere vissuto. Parlatemene, se vi va.

Lui, comunque, una lentezzanel diventare a tiro (Stavo lontano per non disturbarti, mi ha spiegato poi) GRRRRRRR

Prima "bomba": colpito da dietro. Non gli fa un baffo. Jeans e fracasso complici.
Seconda "bomba": GRRR, si schianta su un cespuglio di recinzione
Terza "bomba" esplode ai piedi. Lui si guarda intorno perplesso.

Decido di passare alle "truppe camellate"... la bestia sono io, visto che la mia spalla si è rappresa verso una tetta che non c'è più. Tranquilli, la sto domando.
Certo che è difficile farsi notare da uno che si trascina appresso un attrezzo infernale, è vestito da capo a piedi e, siccome ha un problema di udito, bisogna comunicare guardandolo in faccia o a poca distanza.
L'ho "bombardato" guardandolo negli occhi come un killer consumato.
Pensavo che tutta l'operazione, vista l'ora (le 9 a Villaggio Estate sono abbastanza antelucane) fosse passata inosservata. Invece già nel pomeriggio, tutti sapevano tutto. Devo dire che io e Luciano non eravamo renitenti dal raccontare.

Lui non lo sa ancora, ma le bombe d'acqua mi stressano troppo. Credo che passerò al "mitragliatore con serbatoio incorporato". L'ho già addocchiato dal tabaccaio. Anche se ho il parere contrario di Massimo il fisioterapeuta-osteopata, il quale stamattina, quando gli ho raccontato il "fattaccio", mi ha detto: "Con quale braccio ha lanciato le bombe?". "Con il destro, ovviamente". "La invito a continuare con il sinistro, è un ottimo esercizio".

RAMBO