giovedì 3 settembre 2009

scusami, non sono così coraggiosa

Ho letto, da giorni vivo con questo peso emotivo determinato sia dall'affetto che ho per voi, sia per la mia situazione. Ho deciso che non mi fa bene. Un conto è parlare del cancro ai sani o a chi sta facendo un percorso che si spera risanatorio, un altro è che un malato di cancro come me condivida - nell'informazione di ciò che accade - il calvario di un malato terminale. Peggio, se, in questo caso, la malata è affetta da un cancro che è partito come il mio e che concretamente - anch'io ho le metastasi - potrebbe evolversi come il suo. Come vedi, non sono così coraggiosa. O meglio, sto cercando di escludere tutto ciò che non mi porti ad un atteggiamento di "andare oltre".
Alessandra, figurati se non capisco ciò che passate in famiglia, ma io non posso permettermi di accompagnare tua sorella in questo ultimo percorsoi, perché ciò mi demoralizza. Oggi non sentivo più la forza interiore per andare avanti, qualunque strada fosse, con la forza di percorrerla.
Non voglio dire che mi aspetto da te un black out, né un addolcimento delle notizie, ma non vorrei che tu fossi così meticolosa nelle descrizioni, perché io già devo sopportare l'overdose in sala chemio. Ma quelli sono estranei, pensa invece sentire le stesse cose da qualcuno a cui vuoi bene! Capisco anche il tuo bisogno di sfogare il trauma e il dolore, ma fallo con gli amici sani che hai, non con me, che cerco di pensare ai vivi sopravissuti e non ai morti condannati dal cancro, che crea così tanta sofferenza fisica e affettiva.
Ripeto, mi dispiace se non sono coraggiosa così come sembra.
Un abbraccio fortissimo dall'amazzone defilata.
Adriana

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