domenica 16 novembre 2008

Trascorsa da una gioia leggera

"Le tremule foglie dei pioppi, trascorron una gioia leggera...". Mi sono tornati in mente questi versi di Pascoli ieri, mentre passeggiavo nei dintorni della Certosa per arrivare dal mio amico albero. I pioppi che costeggiano l'argine del fiume fremevano al tenue vento proprio come descritto dal poeta, mentre le foglie secche scricchiolavano sotto i miei piedi. Dopo tanti giorni uggiosi immersi in un grigiore compatto e screziato di pioggia, è tornato finalmente il sole. Sono uscita per scrollarmi di dosso fiacchezza e malumore e perché volevo inviarvi una foto del mio amico albero nella sua dorata veste autunnale. Ho scelto l'ora di pranzo, quando alla Certosa diventano rari anche quelli che portano a spasso il cane o vanno a correre. Che magnifico silenzio sigillato sotto un cielo azzurro chiaro. E che aroma di legni tiepidi, di pulviscolo, di muffe. Come entrare in un sottotetto tagliato da un raggio di sole. Camminavo piano, non con la mia solita furia, per consentire alle tensioni di scivolare via. Ma... ero in prossimità dell'albero quando mi sono accorta che avevo lasciato la macchina fotografica in auto. Il posto è tranquillo, ma non tanto sicuro. All'amico Fernando, tempo fa, hanno forzato la portiera dell'auto, portandosi via perfino le sue scarpe da tango. Quindi ho fatto dietro front col cuore già in tumulto e ho tagliato per i campi onde accorciare il percorso. Mentre galoppavo tra i solchi fangosi e gli spuntoni delle canne del granoturco ho formulato un pensiero derivante dalle mie letture "zen": non devo permettere che la mia serenità venga condizionata da insignificanti eventi esterni. Mi sono fermata, ho respirato a fondo ed ho ripreso un passo lento, tenendo gli occhi a terra, anziché rivolti al punto dove avevo posteggiato l'auto. Ed ecco che tra i solchi vedo una grossa pannocchia gialla, gonfia di umidità ma sana nel marciume imperante. L'ho raccolta. Mi piaceva la sua consistenza granulosa nel palmo della mano, mentre camminavo nuovamente serena. La mia Mini sonnecchiava inviolata all'ombra: ho preso la macchina fotografica e mi sono riavviata alla volta dell'albero. Nell'ultimo tratto di sentiero ho controllato la mia amata pianta di stramonio (l'erba delle streghe), che ho scoperto un paio d'anni fa e che continua a crescere rigogliosa. Le spinose capsule dei semi sono ancora di un verde brillante, quindi acerbe. Tranquilli, non uso questa pianta pericolosissima (allucinazioni e anche morte), pure molto utile se un po' di foglia viene fumata insieme a tabacco normale per alleviare i sintomi dell'asma, com'era conosciuto nelle nostre campagne.
Il mio amico albero (un platano tricentenario per chi non lo ricordasse) era un trionfante intrico di rami dorati, sulle cui punte estreme verso il cielo sembravano impigliate le soffici nuvolette bianche di passaggio. Mi sono seduta sulle sue radici tiepide (mi sento sempre un po' regina in trono quando lo faccio), rigirandomi la pannocchia fra le mani. Avevo voglia di regalarla a lui. Ho cominciato a sgranarla piano, ricordando i gesti in certi cortili di contadini della mia infanzia... le nostre mani bambine che si lanciavano manciate di grano tra i rimbrotti delle vecchie che stavano sgranando. Ho lanciato i semi contro il tronco che li ha fatti rimbalzare tutt'intorno, come piccole stelle dorate. Ho sentito i tessuti offesi della spalla sinistra stirarsi ad ogni lancio e ciò aumentava la consapevolezza del gesto verso l'albero... il nostro gioco improvvisato. Infine mi sono accoccolata in una piccola culla fra le radici lasciandomi abbagliare dal sole con gli occhi semichiusi e poi inseguendo nel buio delle palpebre i guizzi rossi e verdi di serpi che si allontanavano. "Vattene, vattene" mi ripetevo, immaginandomi la fuga delle cellule malate.
Sarà servito? Non so, né lo posso verificare. Ma tornando sul sentiero mi sentivo "trascorsa da una gioia leggera", come annunciato dalle foglie dei pioppi al mio arrivo.
Un abbraccio
Adriana
ps. La macchina fotografica aveva le batterie scariche, un GRRRR molto zen ;-)

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Adriana,
questo pezzo che hai scritto è uno dei più belli che abbia letto di te. Grazie.
Ti voglio un bene dell'anima.
Diegos

italgiok ha detto...

Anche io voglio esprimere le mie emozioni che ho provato leggendo, sper descrivere le cose molti lo fanno chi più che meno bene, ma pochi riescono a trasmettere le emozioni come fai tu, trasmettere concretamente le sensazioni.

Vorrei evere il tuo dono per poter esprimere ciò che ho provato leggendo.

Giordano