mercoledì 28 gennaio 2009

Si è perso il senso della neve (del 23 gennaio 2009)

Carissimi
perdonate la mia latitanza anche al telefono, ma sono stata sequestrta in casa sia nella men te che nel corpo. Iniziamo dal secondo, che è sempre più prosaico. Già è brutto beccarsi l'influenza, quando stavo così abbastanza bene da aver coinciato ad andare in palestra; ma è ancora peggio il fatto che si sia fatto vivo l'elettricista dopo ben otto mesi che lo aspettavo per rifare l'impianto elettrico ormai a rischio della casa. Da una settimana sto subendo, oltre alla febbre e disturbi vari, anche il rumore di trapani e martelli per più ore al giorno. Oggi è il primo giorno che trovo una fuggevole forza di mettermi al pc, ma ancora non trovo quella di riaccendere il telefono. Se questo dipenda dalla mia testa o dal mio fisico non saprei dirlo. Di certo ho passato giorni a non racapezzarmi più, a fare conti che non mi tornavano (anche a livello non metaforico). Ora sto cercando di arrampicarmi fuori dal buco nero di questa settimana e sento che già vedrò uno spiraglio di sole quando l'elettricista si toglierà dai piedi. Possibile che arroganza e avidità siano ormai trasversali ad ogni "mestiere-professione"? Saranno ben utenti di qualcosa anche questo che infliggono le loro prepotenze all'utenza, no? Sono soltanto i poveri, i malati, i pensionati, i disoccupati, gli abbandonati, i senza casa che non possono rivalersi su alcuno più in basso di loro? Mi preoccupa questa omologazione nell'atteggiamento prevaricatore di chi ha tanto o qualcosa nei confronti di chi ha meno o peggio niente. Mi allarma questo difendere - in genere con la veemenza che giunge al gridare - le proprie ragioni, dando per scontato che si troverà comunque un appoggio... ricordate l'imbecille in chemio che diede ragione all'infermiera disattenta e cialtrona? L'onda, solo l'onda ormai sembra contare, non le gocce che sono cadute dal cielo per formarla. Si è perso il senso della neve: nessun fiocco è uguale all'altro, ma infine si forma una coltre omogena a proteggere i frutti della terra. Nell'incalzare dei cavalloni si urla, con la neve si tende a parlare sottovoce e si apprezzano i silenzi.
Torno a letto, perché sta arrivando l'elettricista.
Vi abbraccio
Adriana

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