Carissimi
perdonate la mia latitanza anche al telefono, ma sono stata sequestrta in casa sia nella men te che nel corpo. Iniziamo dal secondo, che è sempre più prosaico. Già è brutto beccarsi l'influenza, quando stavo così abbastanza bene da aver coinciato ad andare in palestra; ma è ancora peggio il fatto che si sia fatto vivo l'elettricista dopo ben otto mesi che lo aspettavo per rifare l'impianto elettrico ormai a rischio della casa. Da una settimana sto subendo, oltre alla febbre e disturbi vari, anche il rumore di trapani e martelli per più ore al giorno. Oggi è il primo giorno che trovo una fuggevole forza di mettermi al pc, ma ancora non trovo quella di riaccendere il telefono. Se questo dipenda dalla mia testa o dal mio fisico non saprei dirlo. Di certo ho passato giorni a non racapezzarmi più, a fare conti che non mi tornavano (anche a livello non metaforico). Ora sto cercando di arrampicarmi fuori dal buco nero di questa settimana e sento che già vedrò uno spiraglio di sole quando l'elettricista si toglierà dai piedi. Possibile che arroganza e avidità siano ormai trasversali ad ogni "mestiere-professione"? Saranno ben utenti di qualcosa anche questo che infliggono le loro prepotenze all'utenza, no? Sono soltanto i poveri, i malati, i pensionati, i disoccupati, gli abbandonati, i senza casa che non possono rivalersi su alcuno più in basso di loro? Mi preoccupa questa omologazione nell'atteggiamento prevaricatore di chi ha tanto o qualcosa nei confronti di chi ha meno o peggio niente. Mi allarma questo difendere - in genere con la veemenza che giunge al gridare - le proprie ragioni, dando per scontato che si troverà comunque un appoggio... ricordate l'imbecille in chemio che diede ragione all'infermiera disattenta e cialtrona? L'onda, solo l'onda ormai sembra contare, non le gocce che sono cadute dal cielo per formarla. Si è perso il senso della neve: nessun fiocco è uguale all'altro, ma infine si forma una coltre omogena a proteggere i frutti della terra. Nell'incalzare dei cavalloni si urla, con la neve si tende a parlare sottovoce e si apprezzano i silenzi.
Torno a letto, perché sta arrivando l'elettricista.
Vi abbraccio
Adriana
mercoledì 28 gennaio 2009
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