lunedì 11 agosto 2008

La donna che sussurrava agli scoiattoli - 11 agosto 2008





Stamattina ero in terrazza a fare colazione, quando ho sorpreso una coppia di scoiattoli che stavano facendo razzìa delle noci che avevo messo nella casetta sul pino. Essendo in coppia si parlavano, così ho imparato il loro verso e mi sono messa ad imitarli (bisogna far aderire la lingua al palato e dare piccoli schiocchi secchi). Domattina riprendo le prove di dialogo. Il mio terapista Massimo ha detto che comincerà a preoccuparsi quando mi vedrà arrivare non più con il cappello alla Indiana Jones (nella foto), ma con il berretto alla Davy Crocket, con la coda pendente sulla spalla. Ahhh già, non vi ho detto che la parrucca non la uso quasi più, perché mi è cresciuta una fitta calottina di capelli-peluria, sopracciglia comprese (le ciglia, invece, sono più pigre, come tutti gli altri peli del corpo, di cui non c'è ancora traccia). Sì lo so che dalla foto non si vede il progresso, ma vi assicuro che ora non passo per una chemioterapizzata, ma per una signora piuttosto snob e fin troppo sicura del proprio look new age (visto come parlo Inglese?????;-))))
Spero solo che la prossima chemio non mi faccia ripartire da zero: sarebbe frustrante una grandinata sul grano appena spuntato.
Tornando al fisioterapista Massimo, che potrei definire osteopata con inclinazione zen ("tutto è uno e uno è tutto" ed è per questo che mi tira un piede per far bene alla spalla, ad esempio) mi ha voluto coinvolgere fin dall'inizio nel suo "Massimo-sistema". Alla prima seduta il dialogo è stato minimo se non che gli ho chiesto perché avesse messo una cassetta di musica da camera, la cosa che sento più dissonante dopo il jazz freddo (sorvolo sulla disco, hip hop e compagnia). Ma sì, mi pare di avervelo già scritto: era il cd di un bagnino. Che volete fare? L'ambiente di Lignano è abbastanza esclusivo perché quest'hanno abbiano introdotto i posti "élite" negli stabilimenti balneari: ombrelloni bianchi con 15 cm di spazio in più per i lettini (non scherzo!) e bagnino compiacente che (forse!) ti porta il caffé dietro lauta mancia, per compensare il "servizio in più" richiesto dagli 800 euro per due mesi di spiaggia a pagamento (quella libera praticamente non esiste e gli ombrelloni non-bianchi non scendono molto al di sotto di quel prezzo). Da sempre evito questa "fossa dei dannati"! E non oso pensare l'umore di quel bagnino che, amante della musica da camera, subisce le chiacchiere da lettino sul luogo di lavoro.
La seconda volta con Massimo ho portato il cd "Budda bonsai", molto adatto al rilassamento. Lui me l'ha chiesto per farne una copia e ciò mi è sembrato promettente. La terza volta ho osato con il secondo Budda Bar... ahi, ahi! Massimo, tutto sommato, è il classico bravo, inquadrato, socializzato "ex ragazzo di patronato", crocetta intagliata nel cuoio al collo e chitarra-kirie eleinson a portata di cuore, come dimostra la sua suoneria telefonica con canzone di Antonello Vinditti: "Eravamo ragazzi con le chitarre..." (pressapoco..., credo dall'ultimo cd Chiamato Artista).
Devo dare atto a Massimo che è andato subito al centro del problema (il suo!). "Lei è religiosa?". "No. Preferisco l'Umanità". "In che senso?". "Nel senso della completezza. E' già tutto molto armonico e perfetto, basta solo coglierlo". "Non parleremo di Religione" ha replicato Massimo. E lo stimo per questo. Ma, per la verità, io preferirei abbandonarmi alla musica del Budda Bar di turno durante le terapie. Seguire con il pensiero il mio muscolo che si allunga e che si stacca dall'osso a cui la cicatrice si è abbarbicata come edera, piuttosto che mettere in funzione il cervello per dialogare sul "Massimo-sistema", a cui non manca una forte componente di narcisismo.
In questi giorni sono passata alla terapia in piscina (con acqua di mare riscaldata). Una delizia! Lì non c'è la possibilità di chiacchierare, perché noi pazienti siamo tutti gomito a gomito. Massimo, in tuta da sub (altrimenti si macera la pelle) mi tira da una parte e dall'altra.
Ma l'ultima volta della "terapia a secco", come viene detta quando non si è in piscina, Massimo - dopo aver abbandonato la speranza che gli spiegassi i motivi reconditi per cui il mio inconscio mi aveva spinto ad avere un cancro al seno - mi ha fatto un discorso che posso condividere, così come condivido (avendo fatto il corso di massaggio cinese) che tirando un piede si guarisce la spalla. "Uno è tutto e tutto è uno" l'avete visto - portato all'estremo - all'apertura dei Giochi Olimpici. Massimo-sistema, senza lacuna coglizione di medicina cinese, ha detto: "Il nostro corpo è un tutt'uno. I suoi strati di pelle si formano diversificati da un'unica cellula, quindi per tutta la vita continuano ad interagire fra di loro. La cicatrice dell'appendicite crea un tirante che può diventare l'artrosi alla spalla. La medicina cura con antinfiammatori, infiltrazioni, massaggi in loco... non serve a niente, o a poco. L'origine è altrove. Distante dal punto dolente. Così è per la malattia. Il nostro corpo è flessibilissimo, l'adattamento è la sua prerogativa per sopravvivere. Noi umani lo sottoponiamo sempre a nuove sollecitazioni (molto di più di quanto facciano gli animali) e lui cerca sempre nuove soluzioni. Finché il punto di rottura non supera quello di adattamento. Allora ci ammaliamo".
Se ci pensate, è esattamente così che facciamo con la vita razionale di ogni giorno: accomodiamo di ora in ora, di giorno in giorno le situazioni. Finché non esplodiamo dicendo: "E adesso che cazzo faccio?" e ti senti in difficoltà anche a scegliere fra un cappuccino e un caffé. Oppure: " Naaaaaaaaaaaa, non ce la faccio più!" e tutte le piccole cose normali diventano una guerra.
Questa scimmia sulla spalla che si chiama cancro mi sta insegnando il linguaggio degli scoiattoli. Ma non sono diventata zen. Amo troppo le emozioni giocose per riuscire a sublimarle.

Con affetto
Adriana

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