mercoledì 11 febbraio 2009

Il letargo dell'Orsa

Carissimi
so che chi mi telefona trova spesso i telefoni muti, o che sono in arretrato con le risposte alle mail, ma passo le giornate cercando di ridurre al minimo lo spreco di energie. Cerco ancora di stare molto attenta a non confondere oggettiva stanchezza con pigrizia, ma mi accorgo che sono sempre più costretta a "dosarmi". Diciamo che lo spirito è forte - nel senso che la mente continua ad elaborare progetti - ma la carne è debole, perché la mia capacità di fare una miriade di cose in una giornata è decisamente crollata. Testa e corpo mi pesano come zavorra e questo forzato processo di adattamento verso il basso mi spaventa non poco. Sarà o no reversibile? Perché sto peggio ora rispetto a tre o sei mesi fa? E' solo l'effetto temporaneo dei farmaci o il mio corpo si è preso una tale batosta che lo ha messo in pari con l'età anagrafica (59 anni il 19 febbraio!) rispetto alla relativa impunità del tempo di cui godeva prima? Non capisco se vivo fra le contraddizioni o le conferme. Vado in palestra, ma per alzarmi dal divano mi devo puntellare; il "termostato" del mio corpo è completamente impazzito; mi andrebbe di viaggiare, ma poi sono bloccata da questa terapia da fare ogni tre settimane (infatti martedì prossimo è già ora della terza) e vedo che non riesco a recuperare in modo decente fra l'una e l'altra; avrei voglia di compagnia, ma nello stesso tempo temo di non reggerla... e via a forza di vorrei ma non ce la faccio... Frustrante, molto frustrante.
Ma non voglio farmi soggiogare da questi pensieri: preferisco pensarmi come un'orsa all'avvicinarsi della primavera, quando il letargo si trasforma in dormiveglia e il corpo smagrito preferirebbe continuare ad autoalimentarsi, piuttosto che lanciarsi nella caccia di cibo. Con il pelo opaco e consumato, l'orsa apre un'occhio verso l'uscita della caverna in cui si è cacciata e sente che dovrà squotersi dal torpore o restare lì mummificata. Apre anche l'altro occhio e comincia a lacrimare, perché già non è più abituata a quella poca luce che filtra da laggiù. Si rigira su un fianco e la buia parete la rassicura... potrebbe anche riappisolarsi, se non fosse che le si sono drizzate le orecchie. Quanto casino riesce a fare un pipistrello che sonnecchia, pure il ragno sembra aver messo il turbo solo per tessere la tela... ah no, guarda. Il ragno è silenzioso, è la mosca che fa un gran casino. Ma è già ora di mosche in questa grotta? E cos'è quest'aria che entra e arruffa il pelo?
Stasera stavo guardando in tv quel gioco a quiz "Il milionario". La domanda era di chi fra, pur ampiamente citati nei Vangeli, Erode, Tommaso apostolo, Giuda e Lazzaro, non viene riportata alcuna parola. Lazzaro, naturalmente. E un concorrente l'ha pure fatto notare: ti pare che uno appena resuscitato trova anche la forza di parlare? Voglio dire, è la stessa cosa con l'Orsa. Se ne stava tutta lì beata in letargo e ad un tratto luci, suoni, languore di stomaco la richiamano ai doveri della vita. Potrà ben avere i suoi cinque minuti di incazzatura, no?, e dire: "Ma chi me lo fa fare?". L'inverno l'ha sbudellata, il digiuno le ha mangiato i muscoli, l'immobilità prosciugato l'olio delle giunture, gli unghioni rammolliti dall'umidità, i vecchi calli mezzo scrostati, la testa in sogno si è persa nelle scorrerie delle altre estati... "Alzati Orsa e cammina" le dice una voce. E così esce dall'inedia del suo eremitaggio, barcollando sulle zampe che sembrano non fare più presa, infrangendo col naso le ragnatele e fiutando l'aria... Che schifo l'idea di doversela sfangare per altri nove mesi e prendersi magari un'impallinata nel culo che pone fine a tutto. In tal caso, in quanto Orsa, avrà la consolazione post mortem di sentir dire: "Che bell'esemplare", ma non "Era solare!" (GRRRR).
Le mezze stagioni non solo esistono, ma neppure sono uguali: Estate trova difficoltà ad arrendersi ad Autunno, se non sfoderando rumorosi temporali; Autunno si acquieta con brevi intemperanze nelle braccia di Inverno; il Generale Inverno non cederebbe a nessuno un palmo del suo Status; per questo lo scontro più feroce e imprevedibile nei tempi è fra lui e Primavera. Non c'è maggiore ostinazione nel farsi valere di chi conosce il sapore della sconfitta. Noi umani cerchiamo di gestire le intemperanze del Generale, l'Orsa se la batte. Importante è sapere che non è una lotteria, dove vincono in pochi: Primavera subentrerà sempre, magari ansiosa, disfatta, scarmigliata...
Ma, una decina di giorni fa, erano come sempre fioriti i mandorli fra i templi della piana di Agrigento. Nella mia testa il progetto: in treno fino a Prato (Fi) per vedere il Dragone del Capodanno cinese; da Firenze in Sicilia in aereo per godermi la Festa del Mandorlo in Fiore; da Agrigento a Malta per tornare in questo ombelico del Mediterraneo. Invece no, come sul filo fra notte e alba, esattamente come l'Orsa, è un momento in cui sento il bisogno di sgranchirmi, di riavere un "termostato" affidabile, di riaffrontare Primavera.
Tutto sommato non sono Lazzaro, sono ancora senza fiato e già ho scritto troppo.
Un abbraccio
Adriana

1 commento:

Anonimo ha detto...

Adriana carissima, trovo che questo che hai scritto sia uno dei tuoi pezzi migliori. Stai diventando tutt'uno con la natura che ti circonda e , cosa più difficile, riesci a estraniarti e a guardarti da una certa distanza dando a me lettore e amico la possibilità di capire quello che provi e senti , facendomi partecipare veramente alla tua vita intima, a condividerla; e questo per me che ti voglio bene è un privilegio, un modo di starti vicino. A presto mia cara. Tuo Diego