venerdì 4 luglio 2008

4 luglio 2008 - Adriana: Vinta la partita, non il campionato

Carissimi
eccomi qui per raccontarmi, raccontarvi di questa mia seconda partita vinta (la prima è stata con la chemio). Ma non è certo il successo di due partite a far vincere il campionato, o almeno così credo, perché di sport io non ne so proprio niente. Di positivo c'è che ho ottenuto il massimo risultato con il minimo sforzo, di negativo ... il numero di partite che dovrò ancora giocarmi.
Ma andiamo con ordine.

IL RICOVERO

Martedì 1 luglio alle 8 ero già nella mia stanza al decimo piano, dalla cui finestra con ampia vista su Padova ho fumato la prima sigaretta clandestina, non senza prima aver acceso una candela alla citronella e vaporizzato un deodorante al borotalco perfino sul cartello che proibisce di fumare, pena un'ammenda - mi pare - di 33 euro da versare al responsabile... Sì, puntini al posto del nome. Questo mi ha incoraggiato nella trasgressione, perché prima che si trovasse o si nominasse un responsabile sicuramente sarei stata dimessa. Avevo giusto spento la cicca che si è presentato un plotone di infermiere, guidato da una specie di bulldog che ha subito abbaiato: "Qui si fuma e io sono contraria al fumo". "Guardi che una sigaretta la si concede anche ai condannati a morte" ho ribattuto io. "Non c'entra, oltretutto viene una gran brutta voce". "Sexy, vorrà dire" ho risposto con un sorriso ammiccante, mentre pensavo che a quella la voce sexy non sarebbe venuta neppure con due pacchetti di Gauloise al giorno per vent'anni consecutivi. Per fortuna è battuta in ritirata (non si fa incazzare un'ospite pagante!) e mi ha lasciato nelle mani di due più giovani e accondiscendenti colleghe che mi hanno trafficato intorno per gli esami di rito.
Erano circa le 9.30: intervento fissato fra mezzogiorno e l'una. Tanto valeva mettersi a letto e far trascorrere il tempo con un buon libro, sperando che non ci fossero altre intrusioni ad interrompere il mio accumulo di nicotina in previsione di lunghe ore di astinenza. Mezzogiorno, l'una, le due, le tre... comincio a pensare che per una svista magari non sono stata inserita nel calendario degli interventi. Alle 15.30 entra un'infermiera seguita da due operai. "Devono cambiare il neon sopra il letto - mi spiega - perché è saltato". "Non sono stata io" stavo per ribattere, visto che in genere "SONO IO" a fare queste cose. In ogni caso, perché la mia vita deve essere costellata di lampadine fulminate? Ne approfitto per chiedere notizie del chirurgo. "Ha dato la precedenza ad un'altra signora. Lei sarà operata a metà pomeriggio". "Ma siamo già a metà pomeriggio" obietto io, pensando che potevano almeno avvertirmi prima. "Vedrà che non manca molto".
Alle 16.30 vengono finalmente a prendemi.
Nella sala pre-operatoria un infermiere, che si presenta come Emiliano (gentile da parte sua), mi avverte che essendo l'intervento segnato come bilaterale dovrà fissarmi al lettino a braccia spalancate. "Ma come farò a passare dalla porta?" chiedo, già temendo strane manovre. Emiliano mi guarda perplesso, forse non sa se prendermi o meno sul serio... sta di fatto che i braccioli sono richiudibili, come constato un attimo dopo entrando in sala operatoria. Neanche il tempo di vedere il chirurgo che già sono nel mondo dei sogni. Anzi non è vero, perché in anestesia non si sogna affatto.
Mi sveglio al solito incitamento: "Respira, respira!" cosa che in qualche modo riesco a fare, anche se vengo subito impedita da un bolo di saliva. Mi accorgo infatti che non posso assolutamente deglutire. La mia gola è come morta e così il collo. Unica salvezza sbavare come una lumaca in calore, con Emiliano che ogni tanto viene con l'aspiratore a ripulirmi la bocca. Ma pure il naso è intasato e per quello non c'è niente da fare. Dove sarà mai quella dannata anestesista che pareva così gentile e sollecita? Sono spariti tutti, accidenti! Finalmente i muscoli della gola tornano a funzionare, ma in compenso mi si accende un dolore rovente dalla spalla alla mano sinistra. E' così che constato come il mio seno destro sia ancora al suo posto. Quindi non è andata come doveva. L'intervento sul sinistro - durato in tutto circa tre ore - non si è profilato risolutivo.
Devo dire che mi è stato dato subito un antidolorifico che nel giro di mezz'ora mi ha rimesso a nuovo.

IL DECORSO POST OPERATORIO

La notte è passata molto dolcemente, con il sonno interrotto solo talvolta da una sollecita e dolce infermiera che, casualmente, avevo conosciuto anni fa. Verso mattina il dolore stava ricominciando, subito stroncato da un'altra dose. Mi sono svegliata alle 7 tutta pimpante e, nell'ordine, ho fatto colazione (té e fette biscottate con burro e marmellata); ho acceso la candela alla citronella, mi sono alzata e sono andata alla finestra trascinandomi dietro la flebo e sacchetti del drenaggio, mi sono fumata con grande soddisfazione una sigaretta decidendo che il peggio era passato. Ero giusto tornata a letto che sono arrivate due infermiere per rassettare la stanza. Per fortuna non avevano il naso fino del bulldog o forse se ne infischiavano. Una comunque mi dice: "Come mai la candela?". "E' per le zanzare". "Ma non ci sono zanzare al decimo piano...". "Eccome se ci sono. - ribatto io - Vengono su con l'ascensore insieme agli umani. Lei lo sa che la cicalina ci è arrivata dagli Stati Uniti con gli aerei?". Si eclissano senza null'altro aggiungere.
Arriva il chirurgo, da solo.
"Si fuma qui dentro...".
"Intende fare la spia?".
"No, no... era solo una domanda"
"Come mai un solo seno?"
"Ho fatto solo l' indispensabile, cioè mastectomia radicale e asportazione delle ghiandole ascellari. Ora bisognerà aspettare l'esito dell'esame istologico. Ci vorranno 10-15 giorni. Poi decideremo".
Entrambi sappiamo che significa, quindi non c'è niente da aggiungere.
"Piuttosto, come si sente?"
"Benissimo"
"Allora la dimetto domani".
"Per me anche oggi"
"D'accordo per oggi allora. Le firmo le dimissioni per il pomeriggio".
Le infermiere che vengono a portarmi le varie carte da firmare, che mi cambiano il drenaggio in uno meno ingombrante, che mi danno gli antibiotici da prendere a casa sono esterefatte. "Ma come, se ne va di già? E' stata operata solo ieri sera...". Calma, calma. Alle 18 "scrocco" anche la cena (petto di pollo grigliato, puré e frutta cotta). Alle 19 sono già nel mio letto. Liberaaaaa ;-)

PICCOLA GRANA FASTIDIOSA

La medicazione ha cominciato a prudermi nel pomeriggio di ieri. E' passato il mio medico per un saluto. Gli dico: "Ti ricordi che quando mi hanno messo il port mi era venuta quella brutta allergia per la colla dei cerotti?". "Sì". "Mi sta succedendo la stessa cosa. Che si può fare?". "Niente, io non ti cambio la medicazione. Aspetta fino a lunedì quando vedrai il chirurgo". GRRRRRR
La zona intorno si stava tutta arrossando e il prurito tormentoso. Mi è venuta in aiuto la sorella di Fernando. Lei è primario di Dermatologia all'ospedale di Vicenza. E' stata tassativa: togliere quanto prima la medicazione o sarei stata costretta a ricorrere a cortisonici che però rallentano la cicatrizzazione della ferita. "E ne ho visti di questi casi" ha aggiunto. "Ma allora perché ancora si usa questo tipo di cerotto?". "Perché la sanità è diventata un'industria". GRRRR
Erano ormai le 21.30... Ma non me la sentivo di passare una notte in quelle condizioni. Sono andata all'ospedale al mio reparto. In chirurgia c'era di turno proprio l'infermiere Emiliano che in cinque minuti mi ha cambiato la medicazione usando banale cerotto bianco di carta. "Eh sì, ne vediamo eccome di questi casi...". GRRRR
Il tempo di tornare a casa e il prurito è completamente scomparso. Anche questo è "giocare sulla pelle" del paziente!

Un abbraccio

Adriana

1 commento:

Anonimo ha detto...

Cara Adriana,
ho riso per mezzora quando ho letto che eri gia' a casa il giorno dopo. Ti conosco abbastanza bene per capire al volo "tutto". Non so se sei stata tu a rompere il cazzo a loro o viceversa ma che non saresti stata li dentro se non il minimo necessario mi ci e' voluto ben poco. Non cambierai mai... credo.
Oggi e' il primo vero giorno di riposo. Gia' ieri che il papa' di Marina e' venuto a prenderci a Santiago tra le presentazioni, il pranzo, un giro turistico per il nord del Portogallo (visto che eravamo li... ) non e' stato poi cosi' "riposante". Intanto in casa hanno gia' iniziato a "nutrirmi" adeguatamente e la mattina faccio pure 30 minuti di ginnastica. Per il resto pero', riposo assoluto. Complice il mal tempo, solo qualche passeggiata sull'arenile dell'oceano che e' a 200 m.. Mi e' arrivata addosso una stanchezza da non credere. E' come un treno che entra nella stazione capolinea, apre le porte e... tutto cio' che c'e' dentro se ne esce tutto insieme e di gran fretta. Sto piu' disteso che in piedi. ;-)))
L'ultima serata a Santiago e' stata all'insegna della "famiglia". Noi 3, una cenetta tailandese e gia' la testa al domani. La citta', i pellegrini, tutti i suoi riti... tutto andato. La stessa acqua non puo' bagnare 2 volte lo stesso ponte. Per la cronaca Beppe la notte si e' preso un aulin per dormire e non "camminava" gia' piu' da 2 gg. Credo che sia arrivato alla quarta settimana consecutiva di trattamento farmacologico. Convincetelo ad andare da un medico per davvero, perche' lui con la testa che ha... sai, gli UOMINI, quelli veri... :-P
Intanto noi qui ci facciamo delle chiaccherate di ore, ripassiamo tante emozioni e cerchiamo di "costruirne" la proiezione futura. Ci penso molto al dopo, direi da quando son partito. E' il momento di concretizzare... La voglia di tornare e' forte, sabato prossimo gia' ci sono...
Un bacio infinito
Antonio